“Si tratta dell’ennesima legge impugnata, dell’ennesima scorciatoia intrapresa da questa Giunta per evitare di investire nella qualità e capillarità dei servizi della sanità pubblica”.
Così le consigliere regionali del PD Veneto e componenti della Commissione Sociosanitaria commentano il pronunciamento della Corte Costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità dell’art. 21 della legge della Regione Veneto, nella parte in cui: proroga di ulteriori tre anni, fino al 31 gennaio 2024, la possibilità, già prevista dall’art. 23, comma 1, della legge regionale n. 1 del 2020, di indire procedure concorsuali per assumere personale medico privo di specializzazione che, alla data di entrata in vigore della stessa legge, avesse maturato presso i servizi di emergenza-urgenza ospedalieri del servizio sanitario regionale almeno quattro anni di servizio, anche non continuativo, ovvero un numero di ore, anche non continuative, di attività equivalente ad almeno quattro anni di servizio (comma 1); abroga il comma 2 dell’art.23, comma 2, della legge regionale n. 1 del 2020, secondo il quale «una volta assunti, i medici accedono in soprannumero alla scuola di specializzazione in medicina d’emergenza-urgenza, sulla base di specifici protocolli d’intesa tra Regione e Università ove ha sede la scuola di specializzazione» (comma 2).
“Di fronte a questa nuova bocciatura ci attendiamo un reale cambio di marcia considerando oltretutto che, da Roma a Venezia, governa il centrodestra. Servono azioni serie, di programmazione e stanziamenti di risorse. Non alchimie normative che regolarmente vengono cassate perché palesemente illegittime”.
Comunicato del gruppo del Pd in Consiglio regionale – Questo articolo è pubblicato in Rassegna stampa