Matteo Carollo. Il governo mette mano al portafoglio per risolvere l’emergenza Pfas. Sono 80 milioni di euro i fondi assegnati agli interventi volti a contrastare la contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche del territorio vicentino e, più in generale, veneto. Un passo avanti rilevante, m una vicenda che aveva visto da più parti invocare l’intervento di Palazzo Chigi. Le risorse potranno essere investite sia per gli interventi strutturali, come lavori agli acquedotti, sia per la risoluzione dei problemi ambientali. Il finanziamento è stato inserito nell’istruttoria che entro qualche mese porterà alla delibera Cipe di stanziamento delle risorse. In particolare, sui quasi due miliardi di Fondi sviluppo e coesione destinati all’ambiente, la programmazione 2014-2020 del governo ha assegnato 826 milioni a interventi prioritari di bonifica dei siti di interesse nazionale e delle discariche.
Restringendo il campo, la sezione programmatica “Risorse idriche e interventi di depurazione” prevede 606 milioni di euro, all’interno dei quali figurano, per l’appunto, gli 80 milioni da utilizzare per l’emergenza Pfas. «Sono previsti interventi strategici per l’adeguamento e il potenziamento degli acquedotti e per il superamento delle criticità ambientali legate alla contaminazione da Pfas nel distretto delle Alpi Orientali», sono state le parole del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti.
Altri 65 milioni di euro saranno invece destinati alla risoluzione delle criticità legate alla discarica Ca’ Filissine di Pescantina, in provincia di Verona. «Avere il 10 per cento dell’intera somma nazionale destinato solo per il tema dei Pfas da l’entità delle problematiche sanitarie e ambientali legate a questa vicenda – spiega la senatrice Laura Puppato, capogruppo Pd nella Commissione parlamentare ecomafie -. Il tema fondamentale è riuscire a dare garanzie alla popolazione di un’area vastissima in relazione alla potabilità dell’acqua e al disinquinamento delle falde. L’importante è che i fondi possano essere immediatamente spendibili e che la Regione dimostri efficienza rispetto alla rilevanza dell’argomento». Dopo decine di audizioni, la commissione concluderà il lavoro sui Pfas, secondo le previsioni, entro la fine di settembre, presentando una relazione al Parlamento.
LE RICHIESTE Nei mesi scorsi sono stati più di uno, gli attori del panorama politico e istituzionale ad aver tirato per la giacca il Governo. Il governatore del Veneto Luca Zaia chiesto all’esecutivo 100 milioni di euro per gli interventi strutturali e 100 milioni all’anno per la correlata spesa sanitaria. Il presidente della Provincia Achille Variati, in un’intervista al Giornale di Vicenza, aveva sottolineato la necessità di nuove infrastnitture, da finanziare con 50-100 milioni provenienti da un fondo ministeriale.
UN ALLARME SCATTATO TRE ANNI FA È l’estate del 2013 quando la vicenda della contaminazione da Pfas irrompe nelle cronache del Vicentino. Per contrastare l’inquinamento delle acque, vengono installati filtri a carboni attivi negli acquedotti delle zone a rischio. Si stima che le persone contaminate siano 250 mila, in un’area coperta dalle province di Vicenza, Verona e PadovaNella zona rossa, 45 mila residenti tra i 14 e i 65 anni saranno sottoposti ogni anno ad analisi gratuite. Lo screening durerà l’arco di un decennio. I Pfas derivano dalla lavorazione del fluoro e sono utilizzati per impermeabilizzare tessuti, pentole ed altri prodotti. Queste sostanze, una volta entrate nell’organismo umano, tendono a fissarsi nel sangue. L’azienda Miteni di Trissino è ritenuta dall’Arpav la principale (ma non l’unica) fonte di immissione dei perfluori nelle acque. La ditta ha presentato un Piano di bonifica.
Il Giornale di Vicenza – 30 agosto 2016