Il contrasto e l’eradicazione della peste suina africana rendono di fondamentale importanza il rafforzamento negli allevamenti suini delle misure di biosicurezza, indispensabili per elevare il livello di prevenzione. I requisiti di biosicurezza variano a seconda della tipologia di allevamento, con misure idonee ad interrompere le catene di trasmissione virale e che interessano, oltre gli allevamenti industriali, anche gli allevamenti familiari e quelli allo stato semibrado. Di seguito un riepilogo delle disposizioni previste per queste categorie di allevamento.
La Psa, trasmissione e rischi
La peste suina africana è una malattia infettiva altamente contagiosa e spesso letale che colpisce i suini e i cinghiali, in grado di causare elevata mortalità nei soggetti colpiti di qualsiasi età e sesso.
La Psa non si trasmette all’uomo. Vista l’alta contagiosità e la resistenza nell’ambiente del virus, c’è il rischio che, nel territorio italiano, la malattia assuma il carattere di un’epidemia, con gravi perdite economiche per il comparto zootecnico legate ai blocchi commerciali di animali e carni suine. Nelle zone colpite da focolai vengono imposte diverse limitazioni alle movimentazioni delle persone per attività sportive, turistiche, religiose, ecc.
La malattia si trasmette:
– direttamente attraverso suini o cinghiali infetti mediante saliva, urine, feci e con il contatto con cadaveri di suini o cinghiali morti per Psa;
– indirettamente attraverso residui e rifiuti alimentari contenenti carni di suini o di cinghiali infette, attraverso persone che veicolano il virus con gli indumenti e con i mezzi di trasporto contaminati.
Considerato che vi è una stretta interconnessione tra i due serbatoi epidemiologici che ospitano il virus, il suino domestico e il cinghiale, è assolutamente necessario adottare misure di sicurezza biologica (biosicurezza) a vari livelli per interrompere le catene di trasmissione virale.
Le misure previste per gli allevamenti familiari e allo stato semibrado
- I locali di allevamento devono essere costruiti, mantenuti e gestiti in modo da impedire l’ingresso di cinghiali o di altri animali (ad esempio i cani e gatti). Tali spazi devono essere puliti con regolarità. Deve essere adottato un efficace sistema di lotta agli animali infestanti (roditori, insetti, uccelli). La presenza di zecche molli sugli animali e nell’ambiente riveste un ruolo importate nella trasmissione e nel mantenimento della malattia, dato che questi artropodi conservano il virus vivo all’interno del loro organismo, per un tempo che può arrivare fino a quattro mesi.
- Vanno adottate le misure igienico-sanitarie per il personale che opera in allevamento, predisponendo il cambio di indumenti e calzature in entrata e in uscita dai locali di stabulazione, una procedura di pulizia e disinfezione delle calzature in corrispondenza dell’ingresso con divieto di accesso alle persone non autorizzate. Ogni ingresso nei locali di stabulazione di persone diverse dall’allevatore deve essere registrato in un apposito registro; la documentazione va conservata per almeno sei mesi.
- È vietato il contatto delle persone che operano all’interno dell’allevamento con altri allevamenti di suini sia familiari che industriali, con cinghiali selvatici vivi o con carcasse di cinghiali (inclusi sottoprodotti, residui di carcassa o di caccia). Nelle 48 ore successive all’esercizio di attività venatoria, inoltre, coloro che sono impiegati nell’allevamento non potranno avere alcun contatto con i suini allevati.
- È fatto espresso divieto di somministrazione ai suini allevati di scarti di cucina, ristorazione o rifiuti alimentari.
- I sottoprodotti di origine animale che si generano durante le macellazioni a domicilio vanno smaltiti in sicurezza.
- Per la tipologia di allevamento allo stato semibrado non classificati ad alta capacità (con meno di 300 capi), i suini devono essere allevati prevalentemente all’esterno su superfici di terreno dotate di recinzione perimetrale alta almeno 1,5 metri che includa i punti di abbeverata, di alimentazione, di stoccaggio alimenti o liquami e, se del caso, di riproduzione. Le recinzioni devono essere costruite in modo da evitare qualsiasi contatto tra i suini allevati e altri animali, con particolare attenzione ai cinghiali. Laddove la separazione con i cinghiali sia garantita tramite l’utilizzo di reti, deve essere prevista una doppia recinzione; quella interna, anche di tipo elettrificato, distanziata di almeno un metro da quella esterna. Le ulteriori specifiche inerenti alle diverse tipologie di recinzione vengono dettagliate e mantenute aggiornate all’interno del manuale biosicurezza del sistema informativo ClassyFarm.it.
I compiti del Servizio veterinario
Il Servizio veterinario competente ha l’onere di tenere aggiornato il sistema di identificazione e registrazione di tutti gli allevamenti (geolocalizzazione, orientamento produttivo e numero di capi presenti), comprese le tipologie di allevamento non registrate nella Banca dati nazionale dell’anagrafe suina che detengono suini o cinghiali a qualsiasi titolo, anche se non destinati alla produzione di alimenti.
La verifica del rispetto dei requisiti di biosicurezza spetta al Servizio veterinario competente che esegue controlli ufficiali a campione sui livelli degli allevamenti, attraverso la compilazione delle liste di controllo e secondo le modalità definite dalle singole regioni e province autonome, nel rispetto della numerosità campionaria prevista per l’anno in corso, stabilita sulla base del livello di allerta e della categorizzazione del rischio delle aziende.
Allegati
Ordinanza n. 5/2023 del 24 agosto 2023 del Commissario Straordinario alla Peste suina africana
Decreto 28 giugno 2022 Requisiti di biosicurezza degli stabilimenti che detengono suini
Circolare Anas e Manuale Classyfarm – Requisiti recinzioni allevamenti semibradi
a cura del Sivemp Veneto
11 settembre 2023