“Riteniamo che per ottenere un rapido superamento della crisi sanitaria che mette a rischio gli allevamenti suini le istituzioni in indirizzo si debbano potenziare gli organici dei Servizi Veterinari coinvolti nelle azioni di bonifica facendoli anche sempre affiancare dalle forze dell’ordine.
Riteniamo che le Regioni debbano programmare l’azione dei loro Servizi veterinari invitando alla collaborazione le organizzazioni animaliste in modo da isolare i comportamenti antiscientifici pseudo animalisti di ostacolo alle funzioni di sanità pubblica veterinaria.
Riteniamo infine che i medici veterinari colpiti da aggressioni fisiche e verbali, diffusione delle proprie generalità e informazioni sul proprio domicilio e nucleo familiare, siano vittime di ritorsioni inaccettabili per aver svolto la loro attività istituzionale e pertanto debbano essere protetti dalle Aziende sanitarie da cui dipendono e tutelati sotto il profilo legale in ogni sede giurisdizionale a ristoro dei danni subiti. A loro va espressa massima solidarietà”.
Questo quanto si legge nella nota a firma congiunta che Gaetano Penocchio per FNOVI e Aldo Grasselli per SIVeMP hanno indirizzato ai Ministri della Salute, dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste e dell’Interno oltre che alle Commissioni di Senato e Camera più direttamente coinvolte e gli Assessorati regionali alla salute ed all’agricoltura.
Nel rimarcare il pericolo che un ostacolo alle procedure di sanità pubblica può determinare la diffusione della malattia, è stata ribadita la richiesta di sostegno e rinforzo dei servizi veterinari nonché la mobilitazione preventiva delle forze dell’ordine a loro supporto.
“La funzionalità della catena di comando, la disponibilità di personale e risorse adeguate, la protezione dei professionisti della sanità pubblica e il coordinamento dei soggetti coinvolti – conclude la nota – sono essenziali per ottenere il controllo della Peste Suina Africana e comportano costi infinitesimali rispetto ai danni che la PSA può determinare alla nostra economia se al nostro paese venisse impedito di esportare i prodotti della salumeria nazionale”.