Il commissario europeo per la Salute è intervenuto al vertice internazionale organizzato dal ministero della Salute italiano per fare il punto sull’emergenza sanitaria derivante dalla crescita dei flussi migratori in Europa e, in particolare, dai consistenti sbarchi sulle nostre coste di cittadini in fuga dal Nord Africa. Fazio: “I flussi non si fermeranno con la stabilizzazione politica”. Jakab (Oms): “Diffusioni di infezioni altamente improbabili in Paesi Ue”.
Si è aperto stamani a Roma il vertice internazionale promosso dal ministero della Salute italiana allo scopo di rafforzare la cooperazione e il coordinamento internazionale sugli aspetti sanitari della crisi migratoria. Presenti all’incontro i delegati di provenienti da Cipro, Francia, Grecia, Malta e Spagna, insieme ai rappresentanti delle principali agenzie delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea (Oms Ufficio Regionale per il Mediterraneo Orientale, l’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr), dell’Organizzazione Internazionale per la Migrazione (Iom), e del Centro Europeo per Prevenzione e il Controllo delle Malattie (Ecdc).
Ad aprire i lavori è stato il ministro della Salute italiano, Ferruccio Fazio, che ha illustrato la difficile situazione del nostro Paese in particolare dopo le recenti crisi nei Paesi del Nord Africa. “Da febbraio ad oggi sono sbarcati in Italia circa 27 mila tra profughi e immigrati clandestini, di cui circa l’80% tunisini e il restante 20% appartenente a nazionalità diverse, sia nordafricane che sub-sahariane”. In particolare Fazio ha fatto notare come le isole italiane siano le mete più frequenti di questi flussi, come dimostrato dai dati citati dal ministro e riferiti a poche settimane fa, che confrontano il numero di immigrati sbarcati sulle coste italiane (22.861) con quelli sbarcati in Grecia (5.281) e a Malta (819). “A Lampedusa – ha ricordato Fazio – si è creata una situazione tale che i migranti presenti erano 8.000 a fronte di una popolazione residente sull’isola pari a 5.000 persone. L’isola non poteva essere pronta ad ospitare una popolazione pari ad oltre il doppio di quella residente”.
Fazio ha posto all’attenzione dei delegati internazionali tre criticità a cui prestare la massima attenzione: il sovraffollamento della popolazione nei lughi di accoglienza, appunto, e poi “l’interruzione di terapie a lungo termine da parte degli immigrati malati cronici” e “le differenze epidemiologiche tra i Paesi di origine e Paese di approdo, e quindi il rischio di estensione di patologie infettive in altri Paesi”. A tale proposito il ministro ha evidenziato come la prevalenza della tubercolosi in Tunisia, nel 2009, sia stata pari al 23% contro il 7% dell’Italia.
“L’Italia – ha spiegato il ministro – ha adottato tutte le misure di sorveglianza necessarie che sono state rese operative sia nei punti di sbarco che nei campi allestiti nelle diverse Regioni italiane per dare ospitalità agli immigrati”. Sono 13, in particolare, le sindromi su cui si concentra l’attenzione del sistema di sorveglianza:
– infezioni respiratorie acute
– sospetto di tubercolosi polmonare
– diarrea con o senza sangue
– malattie febbrili con rash cutaneo
– meningite, encefalite o encefalopatia
– linfoadenite con febbre
– sindromi botuliniche
– sepsi o shock da cause indeterminate
– febbri
– emorragie
– ittero acuto
– infestazioni cutanee come la scabbia
– morti da causa sconosciuta
Al momento, ha rassicurato il ministro, “non si registrano particolari problemi di salute”, ma “dobbiamo mantenere l’attenzione alta” e considerare “i rischi potenziali a cui la popolazione generale potrebbe improvvisamente trovarsi esposta”. Il ministro ha infine messo in guardia da un’erronea valutazione del fenomeno migratorio: “Se è vero che la maggior parte dei migranti sbarcati sulle coste italiane provenivano dalla Tunisia, non è detto che finiscano. Come ha dimostrato l’esperienza albanese, una volta che si stabilizza la situazione politica, i flussi migratori riprendono in maniera importante”. “Ritengo che il problema debba coinvolgere l’Europa – ha concluso Fazio – e mi auguro che questo incontro segni un cambiamento di rotta”.
“Abbiamo il dovere di essere preparati”, ha affermato il commissario europeo per la Salute, John Dalli, intervenuto dopo il ministro Fazio. Dalli ha però sottolineato che tutta l’Europa sia già impegnata in interventi per gestire i problemi di salute legati al fenomeno migratorio “in modo efficace, rapido e congiunto”. Il commissario europeo ha inoltre assicurato che, “a seguito della crisi del Nord Africa, tutti i meccanismi per contrastare le minacce di salute sono stati messi in atto” e che “la Commissione europea è tutt’oggi impegnata ad identificare le possibili minacce alla salute pubblica e le risposte più efficaci per fronteggiare una situazione in continuo cambiamento”.
Secondo Dalli l’Europa è già fornita di un ottimo sistema di allerta rapida e di condivisione delle informazioni sulle patologie trasmissibili, al quale collaborano costantemente l’Oms e l’Ecdc. Ma ha sottolineato l’importanza di portare avanti “una strategia tra gli Stati Membri, la Commissione Europea e l’Organizzazione Mondiale della Sanità”. “Mi attendo – ha concluso – che dall’incontro di oggi possano emergere proposte condivise da attuare in modo coordinato. La Commissione Europea è più che pronta a fornire un quadro di coordinamento per rafforzare la nostra capacità di reagire alla situazione”.
Presente al vertice anche Zsuzsanna Jakab, direttore regionale Oms per l’Europa. “Oggi, in questa sede, non faremo politica”, ha affermato Jakab rispondendo alle domande dei giornalisti sulle divisioni che hanno caratterizzato il confronto tra i governi europei di fronte all’emergenza immigrati. “Però abbiamo la possibilità di intervenire in termini di salute e il mio auspicio è che dall’incontro di oggi emergano i prossimi passi concreti da compiere. L’Oms Europa è pronta a fornire ai Paesi partner tutto il supporto necessario per affrontare queste sfide”.
Riferendo che “gli Stati del Sud Europa hanno apprezzato molto la leadership assunta dall’Italia in questo contesto”, il direttore dell’Oms Europa ha voluto rassicurare la popolazione spiegando che “nei Paesi sviluppati come l’Italia, nonostante possano verificarsi singoli casi di infezione, è altamente improbabile che si verifichi una diffusione delle malattie infettive tra la popolazione, perché possiamo contare su sistemi sanitari e di sorveglianza forti, efficienti e rapidi. Come è quello italiano”. Tuttavia, “non bisogna abbassare la guardia”, anche perché, ha evidenziato, “vi sono Paesi in cui il sistema sanitario non sarebbe pronto a fronteggiare la diffusione di malattie infettive. Come nel caso di Malta, Paese dove c’è una forte carenza di personale e dove la tubercolosi è una realtà talmente lontana che tra i professionisti sanitari manca un’adeguata formazione a gestire l’emergere di nuovi casi”.
A chiedere interventi immediati e congiunti è stato anche il ministro della Salute greco, Andreas Loverdos: “A causa di questi continui flussi migratori ci troviamo in grandi difficoltà” e “la Grecia attualmente è costretta a sostenere una spesa sanitaria superiore al Pil”, ha dichiarato evidenziando come, quindi, la crisi nordafricana renda ulteriormente più grave “la nostra già precaria situazione economica”. “Ci troviamo – ha aggiunto – a dover affrontare riforme strutturali per poter garantire a tutti i nostri cittadini l’accesso alle cure e non siamo in grado di sostenere da soli ondate migratorie di questo genere. Chidiamo l’aiuto dell’Ue perché questo – ha sottolineato – è un problema che riguarda tutti”. Loverdos ha infatti spiegato che gli sbarchi in Grecia sono per lo più legati a motivi geografici di vicinanza. “Ma il nostro Paese è un punto di passaggio e le mete agognate sono i Paesi centro europei. A maggior ragione non può ricadere interamente sulle spalle di Paesi di confine come Grecia, Italia e Malta, il peso di un problema che riguarda l’intera Europa, e che continuerà a coinvolgerla anche negli anni a venire”.
Quotidianosanita.it – 13 aprile 2011