Preoccupazione dei servizi veterinari del Veneto che, a oltre due settimane dalla conferma dei primi casi di Blue tongue nel territorio regionale, non hanno ancora la disponibilità degli strumenti indispensabili alla profilassi per fronteggiare l’epidemia, che si sta estendendo a macchia d’olio a quasi tutte le province del Veneto. La Blue tongue è una malattia che colpisce ovini, caprini e bovini e per cui la nostra regione era stata dichiarata indenne. Ora questa ripresa di un’infezione, che rappresenta una minaccia gravisissima per il patrimonio zootecnico (nelle greggi colpite la mortalità arriva anche al 10% dei capi) e che va stroncata al più presto. L’emergenza assume contorni preoccupanti per la produzione di latte e carne: il Veneto corre il rischio di essere limitato nella movimentazione degli animali, con conseguenze immaginabili a partire dall’export. Nella primavera del 2007, la vaccinazione tempestiva aveva permesso di limitare alla sola provincia di Verona, evitando la diffusione, e di eradicare la nascente epidemia di BTV8.
Invece ora, a due settimane dall’inizio dell’epidemia, manca ancora la disponibilità del vaccino in gran parte del territorio. I servizi veterinari veneti, nonostate le ormai croniche carenze negli organici, sottolineate dallo stesso Minsalute, sin dal primo minuto sono in campo per applicare le misure di sorveglianza e di contrasto al diffondersi della malattia, con controlli a campione su alcune migliaia di capi su allevamenti e greggi che stanno interessando quasi tutte le province venete.
In questo quadro di assoluta emergenza si ‘distingue’ la Direzione prevenzione della Regione, a cui dal primo di luglio, nonostante sia diretta da un medico, sono affidate le competenze in materia di sanità veterinaria, dopo la soppressione della Sezione autonoma veterinaria e sicurezza alimentare. A fronte dell’assoluta necessità di procedere al più presto con una campagna di vaccinazione su larga scala delle specie sensibili, profilassi indicata dal ministero della Salute, dalla stessa Unità organizzativa veterinaria regionale e richiesta a gran voce anche dalle categorie economiche, il Dipartimento di prevenzione della Regione, a tutt’oggi, non ha ancora fornito i vaccini necessari per intervenire dove gli animali muoiono. Fa eccezione solo il Bellunese dove le Asl hanno provveduto ad acquistare in proprio i vaccini e quindi si sta procedendo con la profilassi.
Putroppo constatiamo di essere stati facili profeti. La segreteria del Sivemp Veneto nel giugno scorso aveva ripetutamente sottolineato i rischi cui sarebbero andati incontro i cittadini e gli operatori della filiera agroalimentare ipotizzando realtà organizzative apicali governate da figure altre (medici, amministrativi, ecc) che non sono in possesso delle necessarie competenze. La sicurezza e la salubrità di tutti gli alimenti di origine animale, la sanità animale e il benessere animale sono competenze specifiche di esclusivo appannaggio dei medici veterinari. Già allora sottolineammo i pericoli che un assetto carente e inadeguato della veterinaria pubblica può comportare per la salute umana e animale, la sicurezza alimentare e la stessa credibilità del settore agroalimentare veneto, che la Regione dice di voler tutelare.
La sottovalutazione dell’emergenza da parte della Direzione regionale prevenzione conferma ora i nostri peggiori timori. Ci auguriamo che la Regione riconsideri e riveda in tempi rapidi un’organizzazione regionale irrazionale e inadeguata.
Il direttivo regionale del Sivemp Veneto
16 settembre 2016