L’aspartame è sicuro ai livelli attuali di utilizzo. Lo afferma l’Authority europea per la sicurezza alimentare nella bozza di parere scientifico sulla sicurezza di questa sostanza per la quale è stata indetta la scorsa settimana una consultazione pubblica fino al 15 febbraio.
Nelle 245 pagine del documento Efsa conferma che l’attuale dose giornaliera accettabile (DGA) di 40 mg / kg di peso corporeo stabilita nel 1984 dal Comitato Scientifico per l’Alimentazione Umana (SCF) è considerata sicura per la popolazione generale e l’esposizione dei consumatori all’aspartame è inferiore alla DGA.
Per la maggior parte dei prodotti alimentari contenenti aspartame, per poter superare la DGA il consumo dovrebbe essere costante ed eccezionalmente elevato per tutto il corso dell’esistenza di un individuo.
A titolo di esempio, per raggiungere l’attuale dose giornaliera accettabile, un soggetto adulto che pesi 60 kg dovrebbe consumare 12 lattine di bevanda dietetica contenente aspartame ai massimi livelli consentiti ogni giorno per il resto della propria vita.
Per la prima valutazione ex novo sull’aspartame gli esperti scientifici del panel ANS hanno utilizzato i risultati di studi a lungo termine relativi alla tossicità e cancerogenità. Un lavoro che è stato effettuato mediante una profonda revisione della letteratura scientifica sull’aspartame partendo dai dati degli anni 60 utilizzati per ottenere l’autorizzazione, ma anche attraverso lo studio dei prodotti di degradazione come ad esempio la fenilalanina.
Prima della relazione finale prevista per il prossimo maggio verrà programmato un incontro con le parti interessate per discutere sul progetto di parere e sul feedback ricevuto dalla consultazione pubblica on line.
Oltre alla bozza di parere scientifico Efsa ha pubblicato due giorni dopo sul proprio sito anche un documento Q & A (questions and answers) attraverso il quale l’Authority spiega perché vengono respinti gli effetti negativi che sono stati collegati all’aspartame da alcuni studi.
Gli esperti scientifici di Efsa hanno effettuato la disamina di due studi pubblicati nel 2010, uno riguardante la carcinogenicità nei topi esposti all’aspartame mediante alimentazione, condotto da Soffritti et al., e uno studio epidemiologico sull’associazione tra assunzione di bevande analcoliche dolcificate artificialmente e accresciuta incidenza di parti prematuri (Halldorsson et al.). Nel primo caso hanno concluso che la validità dello studio e il suo approccio statistico non potevano essere valutati e i risultati non potevano essere interpretati. Questo perché i topi svizzeri utilizzati per questo studio sono noti per presentare un’incidenza elevata di tumori spontanei epatici e polmonari e l’accresciuta incidenza di tali tumori cui fa riferimento lo studio rientra nello spettro storico di controllo registrato in quel dato laboratorio peri i suddetti tumori in quel tipo di topi. Inoltre, i tumori epatici nei topi non vengono considerati pertinenti dai tossicologi se indotti da sostanze non genotossiche come l’aspartame.
Per quanto riguarda invece la pubblicazione di Halldorsson et al., Efsa ha concluso come non vi siano prove a sostegno di una relazione causale tra consumo di bibite analcoliche dolcificate artificialmente e parto prematuro. Poiché il legame riscontrato dagli autori dello studio sembrerebbe riferirsi soprattutto a parti prematuri indotti clinicamente anziché spontanei Efsa ha sottolineato come sia l’anamnesi che i criteri utilizzati nello studio richiedono ulteriori indagini relativamente anche ad altre sostanze assunte nella dieta che potrebbero influenzare il decorso della gravidanza.
In conclusione, gli esperti del panel ANS ritengono che la valutazione degli effetti a lungo termine dell’aspartame dovrebbe continuare a basarsi sui dati di origine animale.
Sicurezzaalimentare.it – 15 gennaio 2013