Nel 38° simposio internazionale sui contaminanti organici alogenati, che si è appena concluso a Cracovia, nella specifica sessione dedicata alla valutazione del rischio da parte di Efsa, sono stati illustrati alla comunità scientifica i nuovi valori guida per l’esposizione a Pfos, Pfoa e a diossine e sostanze diossino-simili.
Tale illustrazione segue la comunicazione già fatta alla Commissione europea e alle autorità nazionali competenti, comunicazione che ha determinato una serie di richieste di spiegazioni da parte dell’Olanda, per quanto riguarda Pfos e Pfoa, e della Germania per quanto riguarda le diossine. Germania, Norvegia e Francia hanno fornito i dati sui Pfas negli alimenti. A questo proposito si aspettano ancora aggiornamenti dalle autorità competenti a livello nazionale.
I chiarimenti di Efsa verranno forniti in una nuova serie di riunioni degli esperti con le autorità competenti, che si preannuncia per settembre, dopodiché la pubblicazione delle due opinioni su Pfos e Pfoa e diossine dovrebbe essere resa di dominio pubblico nella loro completezza.
I valori guida tossicologici sono stati derivati dagli studi su gruppi di persone esposte a Pfos e Pfoa, in particolare dallo studio C 8 caso Ohio (46.000 persone) e dallo studio svedese di Eriksen (753 persone). In tali studi si ritiene fondata la causalità tra concentrazioni di Pfos o di Pfoa nel siero e l’aumento del colesterolo totale. Il rischio per la salute umana in merito al rischio cardiovascolare è stato derivato non tanto dalle osservazioni epidemiologiche nei gruppi esposti, quanto dalla letteratura scientifica laddove l’incremento percentuale del colesterolo totale viene tradotto in un maggiore rischio di malattia cardiovascolare.
Questo punto sta sollevando alcune domande rispetto alle linee guida per il rischio cardiovascolare che non contemplano il colesterolo totale come unico e più pregnante indicatore di rischio per la salute, e si pone quindi la domanda di quali dati siano riportati negli studi considerati riguardanti le abitudini alimentari, gli stili di vita, i trattamenti farmacologici, pressione sistolica, indice di massa corporea, che possano “pulire” il rapporto colesterolo/Pfoa considerato dai fattori di confondimento. In tale senso si è avanzato il dubbio che negli studi epidemiologici così vasti non si possa prendere in considerazione il parametro più pregnante, la frazione lipoproteica a bassa densità Ldl , perchè i prelievi sono stati effettuati non a digiuno e la frazione Ldl non è stata determinata direttamente, ma indirettamente in base alla quantità di trigliceridi rilevata, trigliceridi che risentono molto di variazioni nel breve periodo, anche dovute ad esempio ad attività fisica svolta nella mezzora precedente il prelievo.
Sta di fatto che comunque gli studi su animali da laboratorio confermano la relazione causa effetto tra Pfoa e Pfos e dislipemie.
In particolare per il Pfoa è stato calcolato un livello nel siero di 10 ng/ml, corrispondente ad una esposizione di 0.8 ng pfoa per kg di peso corporeo per giorno, ritenuto di riferimento per l’innalzamento del colesterolo totale. Da qui un valore guida tollerabile su base settimanale di 6 ng/kg , che se confrontato con quello proposto nel 2008 da Efsa, risulta inferiore di più di 1500 volte.
Una tale drastica riduzione del valore guida per il Pfoa quindi deve essere a maggiore ragione sostenuta da robuste evidenze sulle conseguenze cliniche nei gruppi esposti. Per sua ammissione Efsa dice che il valore guida proposto sia per Pfos e Pfoa ha un alto grado di incertezza. Sta di fatto che più di metà della popolazione europea risulterebbe sovraesposta in base ai dati sulla presenza di Pfoa forniti da Germania, Norvegia e Francia. A livello italiano, in base alle stime preliminari prodotte nel 2013 dall’istituto superiore di sanità, corroborate dai dati di biomonitoraggio, disponibili sul sito del Ministero dell’Ambiente, la situazione potrebbe essere migliore, con esclusione degli hot spots.
Rimane tuttavia da chiarire perchè i valori guida tossicologici per Pfos e Pfoa siano stati tenuti separati, quando risultano avere lo stesso effetto sul metabolismo e soprattutto quando l’esposizione a questi ed altri Pfas è di fatto contemporanea.
Di sicuro questa opinione in primis impatterà sulla proposta di livelli guida per Pfas nelle acque potabili, in discussione in settembre… e su alcuni requisiti ambientali dei terreni e delle acque in cui si svolgono attività per la produzione di cibo, inclusa caccia e pesca.
La tabella sotto riporta i livelli di colesterolo totale al crescere percentile della concentrazione di Pfoa e Pfos nel siero nella popolazione veneta esposta. Si evince una mancata associazione significativa. (fonte Regione Veneto – Rapporto 06 – Giugno 2018)
A cura redazione Sivemp Veneto – 2 settembre 2018