L’altra faccia degli sprechi: quando le risorse non sono spese. La Corte dei conti lamenta una desolante «stasi»
Snellire i costi delle amministrazioni pubbliche è solo una faccia della medaglia. L’altra consiste, o meglio dovrebbe consistere, nell’utilizzare pienamente i fondi già messi a disposizione. Ma ciò non sempre avviene, anche in settori bisognosi di stanziamenti come quello della sanità. Lo rivela un rapporto della Corte dei Conti, elaborato dalla Sezione speciale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato: 80 pagine che muovono dalla base normativa della legge 67 del 1988, che disciplina gli «interventi di edilizia sanitaria, di prevenzione e di assistenza». Un programma, si legge nella relazione, «diviso in due fasi, di cui la seconda, oggetto della presente indagine, è caratterizzata da uno stanziamento complessivo pari a 16,84 miliardi di euro, risultante anche da leggi che sul suo tessuto si sono innestate nel tempo, rifinanziandola». Ebbene, rileva la Corte, le risorse sono state caratterizzate da una «consistente inutilizzazione» che può essere così sintetizzata: 6,81 miliardi di euro, riservati alle Regioni, non sono confluiti in accordi di programma, 20 milioni di euro non sono stati asse-gnati agli altri enti beneficiari e 30 milioni di euro – «quale quota parte della riserva accantonata dal Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) con la delibera 97 del 2008» – non sono stati attribuiti. L’indagine fa notare, dunque, come sia stato «attivato 1159,26% delle risorse stanziate, per cui solo il 41,82% è pervenuto alla erogazione dei contributi in favore degli enti interessati». Fra le cause della desolante «immobilizzazione di risorse in un ambito strategico quale il servizio sanitario nazionale», la magistratura contabile individua la «lentezza» dei meccanismi «degli accordi di programma con le Regioni interessate».
Avvenire – 7 febbraio 2012