«Nel nostro Paese ad oggi non sono state segnalati casi di Seu da escherichia coli 0104:H riconducibili al focolaio epidemico tedesco e dal ministero della Salute non sono pervenute indicazioni di controlli straordinari». Queste le conclusioni di una nota inviata, il 19 agosto, dal dirigente del servizio Sanità animale e igiene alimentare, Piero Vio, ai responsabili dei Sian e dei servizi veterinari. Vio risponde alle numerose richieste di chiarimenti pervenute dalle Asl venete circa l’opportunità di un’implementazione delle attività di controllo in relazione all’emergenza E.coli che ha interessato alcuni paesi europei.
Richieste che erano partite dalla presentazione di un esposto-denuncia da parte del Codacons a tutte le procure della Repubblica. I servizi regionali ripercorrono le varie fasi dell’epidemia in Germania e Francia e l’individuazione del collegamento in una partita di germogli fieno greco proveniente dall’Egitto. Nessun controllo straordinario in Italia, quindi, dove non sono stati segnalati casi riconducibili al ceppo tedesco. La Regione ricorda come, in Veneto, oltre a realizzare i programmati piani nazionali di controllo, venga predisposto con cadenza triennale un piano integrativo di controllo sugli alimenti e sugli animali. (a cura di c.fo per sivempveneto.it)
28 agosto 2011
Leggi qui sotto la notizia dell’esposto del Codacons
INSUFFICIENTI LE MISURE ADOTTATE DALLE AUTORITA’ SANITARIE ITALIANE SERVONO CONTROLLI A TAPPETO SUGLI ALIMENTI PROVENIENTI DALL’ESTERO. ESPOSTO CODACONS A 104 PROCURE
Il Codacons ha inviato oggi un esposto a 104 Procure della Repubblica di tutta Italia, relativo all’allarme sanitario legato al batterio killer E. Coli, vicenda che sta scuotendo l’intera Europa.
Nel mirino dell’associazione, le misure a tutela della salute dei cittadini adottate dal Ministero della Salute e dalle altre autorità sanitarie italiane, ritenute dal Codacons “assolutamente inadeguate e insufficienti”.
“Il Ministero – si legge nell’esposto dell’associazione – continua a minimizzare, sottolineando che non è giustificato l’allarmismo verso il consumo di ortaggi crudi, e si limita a diffondere alcune norme di prevenzione che coincidono con le consuete norme igieniche per la sicurezza alimentare. A fronte del quadro generale, tali misure sembrerebbero insufficienti e inadeguate”.
In particolare nell’esposto del Codacons si richiama il principio di precauzione, cui si dovrebbe sempre ricorrere quando si verificano allarmi alimentari in grado di mettere a repentaglio la salute dei consumatori: “Un principio cautelativo dovrebbe essere ampiamente utilizzato dagli stati in funzione delle proprie capacità. In caso di rischio di danno grave o irreversibile, l’assenza di una piena certezza scientifica non deve costituire un motivo per deferire l’adozione di misure adeguate ed effettive”.
Visto l’effettivo rischio di un grave danno alla salute della collettività e il maggior pericolo a cui la stessa potrebbe essere esposta a causa del protrarsi del tempo senza un effettivo e risolutivo intervento delle autorità competenti, il Codacons ha chiesto a 104 Procure della Repubblica di tutta Italia di accertare la sussistenza di fattispecie penalmente rilevanti a carico del Ministero della Salute o di altri organi competenti.
Occorre fornire maggiori garanzie ai cittadini – spiega il Presidente Carlo Rienzi – non basta dire che è tutto sotto controllo e che se si lava l’ortofrutta i rischi spariscono. Servono controlli a tappeto sugli alimenti destinati all’uomo e agli animali provenienti dall’estero, al fine di individuare subito i prodotti contaminati ed evitare il diffondersi dell’epidemia anche nel nostro paese. (Agi – 6 giugno 2011)