Discesa in campo della Fnovi contro le informazioni contenute in un articolo del Gazzettino del 31 luglio “Ha un parassita che può essere mortale e contagioso: dimesso dall’ospedale” su un caso di echinococcosi in un venticinquenne nigeriano in provincia di Treviso (leggi l’articolo sotto). «Il messaggio sull’echinococcosi è falso e genera paure ingiustificate, sospetti e inquietudine» scrive l’ufficio stampa della Federazione. E continua: «L’echinococcosi cistica non è una malattia di origine tropicale, non è rarissima alla sua prima comparsa in Veneto, non si trasmette da uomo a uomo, non si trasmette da uomo ad animale, il cittadino straniero affetto da questa patologia non rappresenta una minaccia (neppure potenziale) per le persone che incontra»
«L’echinococcosi cistica – specifica la nota – è malattia parassitaria ancora altamente prevalente nelle regioni centrali, meridionali e insulari del Paese, specialmente negli ovini. Dati più o meno recenti sull’echinococcosi cistica umana (casi chirurgici) indicano un’incidenza media annua/100.000 abitanti di: 1,57 (1989-1993, Emilia Romagna), 9,77 (1990-1995, Sardegna), 2,3 (1989-1991, Sicilia), 2,33 (1996-2000, Puglia). In generale l’echinococcosi cistica umana è rimasta pressoché costante con un calo sensibile solo negli ultimi anni. La prevalenza nel bovino in Veneto negli anni 2005-2008, calcolata presso un grosso macello del nord Italia, è risultata dello 0,23%, con un picco nel 2007 (0,36%) e un valore minimo nel 2008 (0,15%). In Veneto dal 1999 al 2005 si sono registrati 104 casi di echinococcosi cistica umana».
E aggiunge: «E’ malattia scarsamente contagiosa. Il cane, principale ospite definitivo, alberga la tenia adulta ed elimina con le feci proglottidi contenenti uova già infettanti, fonte di contaminazione per gli ospiti intermedi (ruminanti domestici e selvatici, suino, uomo e altri) dove si sviluppa la forma larvale cistica (idatidosi). Le cisti idatidee contenute negli organi degli ospiti intermedi sono infettanti solo per l’ospite definitivo. In Italia, il lupo è uno dei possibili ospiti definitivi, essendo serbatoio per ora non molto importante per la scarsità numerica, ma vi è possibilità di cicli completamente selvatici (cinghiale-lupo). La trasmissione all’uomo avviene principalmente per contaminazione con le uova presenti negli alimenti (vegetali). Raramente si ritiene possa avvenire attraverso il contatto diretto col cane infetto».
Infine la Fnovi bacchetta il quotidiano. «Lungi da questa Federazione l’idea di fare una qualunque altra affermazione in merito al concentrato di errori proposti ai vostri lettori, ma anche senza volere che la notizia diventi cultura (sarebbe veramente pretendere troppo da “questo giornalismo”) è ora di pretendere che questo giornalismo inizi a pagare il prezzo dei danni che genera».
Leggi l’articolo incriminato
Ha un parassita che può essere mortale e contagioso: dimesso dall’ospedale
A Conegliano un 25enne nigeriano ha una rara forma di echinococco. Controlli per verificare se sta seguendo la cura
TREVISO – Straniero, malato, contagioso e a piede libero. Non è il protagonista di un film catastrofista e non siamo a Hollywood. Siamo a Conegliano e il soggetto in questione è un extracomunitario di 25 anni che ha in corpo l’echinococco, un parassita che, per chi l’ha contratto, è un’autentica spada di Damocle. Nonostante l’alta trasmissibilità della malattia, che può rivelarsi mortale, il paziente è stato dimesso.
Ma procediamo con ordine. Una settimana fa, un 25enne nigeriano che sbarcò nel marzo 2011 a Lampedusa, viene ricoverato nel reparto di Urologia dell’ospedale civile Santa Maria dei Battuti per dolori a un rene. Si tratta di uno dei trenta profughi ospitati all’hotel Parè di Conegliano. Dato che per il governo italiano sono tutti rifugiati politici, possono circolare liberamente. Dopo gli accertamenti del caso, i medici rilevano che il ragazzo ha una cisti nel rene. Ma non si tratta di una cisti qualsiasi perché è di origine parassitaria.
La malattia si chiama echinococcosi cistica e si trasmette da animale a uomo, in particolare dal cane, ma anche da uomo a uomo e da uomo ad animale, semplicemente con il contatto fisico. Dopo la scoperta di tale patologia, rarissima e alla sua prima comparsa in Veneto, il giovane è stato trasferito in una stanza singola e sottoposto a profilassi, ma non isolato, tanto che diversi amici sono stati a trovarlo.
Dopo sei giorni di ricovero è stato dimesso. Dovrebbe comunque continuare la cura prendendo la medicina prescritta due volte al giorno per un periodo di 90 giorni. Una terapia che va seguita scrupolosamente per non mettere in pericolo la sua vita e quella di tutti coloro che vengono in contatto con lui, animali compresi. Il caso è stato segnalato alla direzione sanitaria: in quanto malattia infettiva e ora è in carico al servizio d’igiene dell’Uls7. Ma le complicazioni non finiscono qui: l’alto livello di contagiosità richiede anche la profilassi veterinaria almeno nel territorio dove si è manifestata la patologia in quanto si trasmette facilmente attraverso il ciclo silvestre.
La voce si è presto diffusa tra i pazienti del reparto e, di bocca in bocca, altrettanto velocemente è uscita dall’ospedale. E adesso la preoccupazione sta aumentando anche tra i cittadini perché è una malattia di origine tropicale che la maggior parte della gente non ha mai sentito nominare. Il giovane, che per di più non parla italiano, potrebbe non aver compreso la gravità della situazione e l’importanza di prendere le pillole prescritte dal medico con estrema regolarità, non è detto che abbia fatto ritorno all’hotel Parè e nel caso in cui l’abbia fatto, rappresenta una potenziale minaccia. Il personale del reparto di Urologia ha segnalato subito che si tratta di una malattia infettiva, ma l’ordine di quarantena, così come eventuali altre misure di prevenzione, spettano esclusivamente alla direzione sanitaria.
Gazzettino.it – 31 Luglio 2012
10 agosto 2012 – riproduzione riservata