La variante inglese del coronavirus circola già da un mese. Tre sequenze di campioni raccolti in Danimarca e uno in Australia, prelevati a novembre, sono infatti risultate essere collegate al focolaio inglese causato da questa mutazione. Il che indica che si è già “verificata una sua diffusione internazionale, anche se non se ne conosce l’estensione”. Lo spiega il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), nel rapporto pubblicato sul suo sito. Il Centro europeo ha esortato le autorità sanitarie pubbliche e i laboratori in Europa ad analizzare e sequenziare i campioni di virus per verificare il potenziale di diffusione della nuova variante del Covid-19, rilevata per la prima volta in Inghilterra e i laboratori europei dovranno ricontrollare e aggiornare i nucleotidi usati nei vari metodi diagnostici del SarsCov2, quali i tamponi molecolari e i test antigenici rapidi
Lo scopo del valutazione rapida del rischio di Ecdc, datato 20 dicembre, è riassumere i risultati, valutare le potenziali implicazioni per la salute pubblica di questa nuova variante, fornire opzioni di risposta e sottolineare i limiti, le incognite e le esigenze di ulteriori studi e indagini.
Sintesi
Nelle ultime settimane, il Regno Unito (UK) ha dovuto affrontare un rapido aumento dei casi di COVID-19 nel sud-est dell’Inghilterra, portando a indagini epidemiologiche e virologiche potenziate. L’analisi dei dati sulla sequenza del genoma virale ha identificato un’ampia percentuale di casi che apparteneva a un nuovo singolo cluster filogenetico. La nuova variante è definita da mutazioni multiple della proteina spike presenti, così come mutazioni in altre regioni genomiche. Sebbene sia noto e previsto che i virus cambino costantemente attraverso la mutazione che portano alla comparsa di nuove varianti, l’analisi preliminare nel Regno Unito suggerisce che questa variante è significativamente più trasmissibile rispetto alle varianti circolanti in precedenza, con un potenziale stimato di aumentare il numero riproduttivo (R) di 0,4 o superiore con una trasmissibilità aumentata stimata fino al 70%. Questa nuova variante è emersa in un periodo dell’anno in cui tradizionalmente c’è una maggiore mescolanza familiare e sociale. Al momento non ci sono indicazioni di una maggiore gravità dell’infezione associata alla nuova variante. Ad oggi, alcuni casi con la nuova variante sono stati segnalati da Danimarca e Paesi Bassi e, secondo i media, in Belgio e ora in Italia.
Dato che attualmente mancano prove per indicare la misura in cui la nuova variante del virus si diffonde al di fuori del Regno Unito, Ecdc rimarca come siano necessari sforzi tempestivi per prevenire e controllare la sua diffusione.
Le autorità e i laboratori della sanità pubblica sono sollecitati ad analizzare e sequenziare gli isolati di virus in modo tempestivo per identificare i casi della nuova variante. Le persone con un legame epidemiologico con casi con la nuova variante o con una storia di viaggio in aree note per essere colpite dovrebbero essere immediatamente identificate per testare, isolare e seguire i loro contatti al fine di fermare la diffusione della nuova variante.
Se vengono identificati casi infetti da questa nuova variante Sars-CoV-2 o da altre nuove varianti Sars-CoV-2 potenzialmente preoccupanti, i paesi devono notificarlo tramite il sistema di allarme rapido e risposta dell’Unione europea.
Occorre comunicare al pubblico l’importanza di una stretta aderenza agli interventi non farmaceutici secondo le politiche nazionali, e in particolare dovrebbero essere sottolineate le linee guida per evitare viaggi non essenziali e attività sociali.
I laboratori dovrebbero esaminare le prestazioni della PCR e l’abbandono del gene S. La PCR potrebbe essere utilizzata come indicatore per i casi con la nuova variante per ulteriori sequenze e indagini.
I casi sospetti di reinfezione da COVID-19 devono essere seguiti, strettamente accompagnati dal sequenziamento dei rispettivi isolati di virus. Allo stesso modo, i casi di insuccesso del trattamento con plasma convalescente o anticorpi monoclonali dovrebbero essere ulteriormente studiati.
Con l’implementazione della vaccinazione, è necessario garantire uno stretto monitoraggio degli individui vaccinati con COVID-19 per identificare possibili fallimenti vaccinali e infezioni inedite. Gli isolati di virus da questi casi dovrebbero essere sequenziati e caratterizzati geneticamente e antigenicamente.
Infine le ipotesi sull’origine della variante. Sono 3.
La prima: si è sviluppata in un paziente immunodepresso che, contagiato, ha avuto per lungo tempo l’infezione prima di guarire, favorendo l’accumulo di tante piccole mutazioni.
La seconda (meno probabile per questa variante): il virus è passato dall’uomo all’animale e poi è tornato all’uomo dopo essere cambiato, come avvenuto in Danimarca con il virus passato dai visoni all’uomo.
La terza: la variante è già ampiamente diffusa in tutta Europa e Londra ha saputo scovarla per prima grazie all’azione investigativa.
Sulla variante “inglese” del virus vedi anche il preprint dello studio Recurrent emergence and transmission of a SARS-CoV-2 Spike deletion H69/V