Gli italiani amano il cibo. E lo amano scontato. Groupon Italia rende noti i dati relativi alla categoria food: dal suo arrivo nel 2010 ben 9 milioni di coupon venduti (sui 35 milioni totali) che ci collocano al primo posto rispetto a tutti gli altri Paesi in cui è presente l’azienda leader dei gruppi d’acquisto. I ristoranti coinvolti dal dealer in sette anni dal suo insediamento sono 13.700 (su 45mila merchant totali Italia) e nella classifica nostrana le tipologie più vendute sono i ristoranti tipici/regionali, seguiti da quelli specializzati nel pesce, al terzo posto le pizzerie.
“L’Italia – commenta Nicola Cattarossi, ad di Groupon Italia – è il Paese in cui è più rilevante il settore della ristorazione rispetto agli altri. Un successo dovuto proprio alla grande tradizione di piccoli ristoranti di zona e indipendenti, che il consumatore ama scoprire grazie alle offerte. Mentre all’estero per il nostro business la ristorazione ha meno appeal perché più legata alle gradi catene, dove l’offerta è omologata e la notorietà già acquisita. Gli italiani, al contrario, usano molto i coupon proprio per scoprire locali nuovi, preferibilmente vicino a casa, come è anche emerso dalla ricerca Doxa”.
In occasione di Chef Awards – l’evento food in scena il 29 maggio, dedicato alla premiazione dei talenti culinari nazionali basato sulla voce del web e delle milioni di recensioni lasciate dai clienti online – Groupon ha, infatti, commissionato una survey a Doxa su un campione di 2.033 interviste online a individui che mangiano fuori casa abitualmente.
Secondo la ricerca, Il 59% degli intervistati dichiara di scegliere un posto nuovo proprio in base alla posizione del ristorante, ovvero tende a provare i locali vicino a sé. Questo vale soprattutto tra i 18 e i 45 anni e nel centro/sud Italia. Il 66% degli intervistati comunque dichiara di scoprire un ristorante che non conosce grazie ai commenti degli amici e dei parenti, mentre il 58% lo fa guardando le recensioni online sui portali dedicati. Solo il 39% sceglie il ristorante girando per la città e scovando autonomamente nuovi posti. La Toscana è l’unica regione in cui la ricerca di recensioni sui siti per scoprire un locale nuovo supera il passaparola tra amici (65% vs 55%), mentre in Piemonte le due opzioni si equivalgono (62%).
“Tutti dati in linea anche con i nostri risultati – secondo Cattarossi. Groupon è uno strumento che riesce a dare una visibilità all’esercizio, soprattutto legandolo al territorio e alle esperienze che può offrire. In quest’ottica la tipologia di locali tipica italiana ne è avvantaggiata. Soprattutto grazie all’app, attraverso la quale passa ormai più del 60% delle transazioni, e alla tecnologia della geolocalizzazione”.
Nella survey Doxa gli italiani dichiarano di uscire a mangiare in media cinque volte al mese. In particolare, otto italiani su 10 mangiano fuori casa almeno una volta al mese e di questi otto il 57% esce almeno una volta alla settimana. Il target giovane (18-34 anni), soprattutto, registra una media di uscite al ristorante più alta, superando le sei volte al mese, in aumento rispetto allo scorso anno. A sorpresa, lombardi e veneti, sono i meno avvezzi a mangiare fuori casa (in media poco più di quattro volte al mese), mentre Sicilia e Toscana sono le regioni che amano di più andare al ristorante (in media sfiorano le sei volte al mese). I giorni preferiti per uscire sono sempre il venerdì e il sabato sera (82%), seguiti dalla domenica (30%) e dal mercoledì (24%,ma il mercoledì riscuote più successo nella fascia giovane del campione, che esce a metà settimana per spezzare la routine).
Tra i piatti preferiti dai connazionali vince l’italianità, con al primo posto la pizza, scelta dal 77% degli intervistati, segue la cucina mediterranea (65%), la trattoria con cucina casalinga (55%) e la cucina etnica (33%). Anche se la cucina internazionale è apprezzata molto di più al Nord (Piemonte, Liguria e Lombardia) che al Sud. Qui il quarto posto è presidiato soprattutto da hamburgherie, locali di street food e da aperitivo. Lo street food è più apprezzato dai giovani fino ai 40 anni circa; per gli over 40 lo street food viene sostituito da locali per aperitivo. La spesa media per un pasto fuori casa si aggira intorno ai 21 euro. Più precisamente, per una pizza si pendono 16 euro, per la cucina mediterranea almeno 30 euro, per la trattoria scendiamo a 20 euro e infine l’etnico dove si paga circa 23 euro. Sono ben il 65% i connazionali disposti a spendere anche 30 euro a testa per mangiare fuori.
La motivazione più scelta dagli intervistati per andare al ristorante, però, non è legata puramente al cibo, ma alle esperienze che ne derivano: la prima motivazione con il 66% dei voti è infatti “per stare in compagnia e rilassarmi senza dover cucinare”. La voglia di stare bene, godere della famiglia e degli amici, chiacchierare senza interruzione, risulta l’elemento più importante per chi decide di uscire. Segue per il 42% il “sentirsi bene, staccare la spina, cambiare aria e spezzare la routine”. Solo al terzo posto con il 41% compare “per mangiare cose buone che non posso o non voglio cucinare a casa”.
Tra le cinque motivazioni principali per la fascia più giovane di intervistati (18-34), rientra l’incontro romantico, ovvero uscire per incontrare un potenziale partner o corteggiarlo. Nella fascia più matura d’età (over 55), invece la motivazione sentimentale viene sostituita dal desiderio di mangiare bene, in un’atmosfera piacevole. Al Sud inoltre è più forte l’affermazione di uscire a cena/pranzo anche per stare in famiglia, il Nord è prevalentemente orientato sul cibo (mangiare bene) o sul rilassarsi senza dover mettersi ai fornelli.
“I consumatori hanno anche piacere a parlare dell’esperienza di cibo vissuta – sottolinea Cattarossi. Per questo abbiamo da qualche tempo inserito la possibilità di lasciare commenti e recensioni ai deal”. Il 69% degli intervistati, infatti, dichiara di condividere con gli altri l’esperienza fatta al ristorante tramite il passaparola o i social media; in particolare il 63% racconta l’esperienza se positiva e il 43% se è stata negativa. Tra i 18 e i 24 anni, addirittura l’80% è propenso a condividere l’esperienza. Abitudine che sembra più radicata in Sicilia (84%) e Campania (77%).
Fra coloro che raccontano la propria esperienza, il 62% preferisce parlare a voce dell’esperienza al ristorante mentre il 49% utilizza le piattaforme dedicate al mondo food per lasciare una recensione e raggiugere un pubblico ampio. Il 29% invece preferisce utilizzare Facebook, Twitter, Whatsapp.
Chi sceglie di condividere un’esperienza negativa sul web, lo fa soprattutto per avvisare i futuri clienti, creando un circolo virtuoso tra utenti (83%), solo un 15% lo fa solo per sfogarsi dell’esperienza poco piacevole.
Il racconto si concentra sulla qualità del cibo (81%) ma anche sui prezzi e sulla pulizia del locale (rispettivamente 79% e il 74%). Gli over 55 sono più di tutti sensibili alla tematica del prezzo e della pulizia del locale, che sembrano meno prioritari per il pubblico più giovane.
Il 68% degli intervistati, infine, si fida delle recensioni; il 91% di chi esce a mangiare ritiene che sia importante controllarle per la scelta e infatti l’88% di chi esce al ristorante le controlla abitualmente, non solo nelle occasioni importanti.
“Dalla survey e dai nostri dati – conclude Cattarossi – emerge come sempre più fondamentale lo sviluppo della geolocalizzazione. Da una parte permette agli esercenti di contattare consumatori nella propria zona e con profili adatti alla loro offerta, dall’altra ai consumatori di trovare un servizio in linea con le proprie abitudini di consumo e facile da raggiungere”. Altro punto focale sarà l’utilizzo delle recensioni per aumentare i risultati commerciali e di gradimento. “Per un ristoratore avere recensioni positive aumenta le possibilità di vendita presso il consumatore, ma anche la visibilità presso l’algoritmo che sceglie e combina le offerte da esporre. Anche le recensioni negative sono utili, eventualmente per chiudere il rapporto con un gestore che non soddisfa le aspettative dei clienti. Infatti, tutte le nostre recensioni sono veritiere, perché si può esprimere il proprio giudizio solo dopo avere realmente usufruito del servizio”.
Food24 – 17 maggio 2017