Roberto Giovannini. Il pianeta Terra è a un bivio: da una parte c’è un sentiero virtuoso, dall’altro c’è lo spauracchio della scomparsa della biodiversità, della distruzione della fauna globale, del depauperamento totale delle risorse sistemiche che permettono la vita (compresa quella umana). Discorsi già noti, forse: soltanto che ci viene chiarito che c’è pochissimo tempo per decidere quale futuro scegliere. E l’anno decisivo entro il quale decidere se andare di qua o di là è vicinissimo: è il 2020.
L’avvertimento è contenuto nel rapporto del Wwf «Living Planet 2016», che possiamo anticipare. Il rapporto – messo a punto dal Wwf con la collaborazione di autorevoli centri studi come lo Stockholm Resilience Centre e la Società Zoologica di Londra – registra come la popolazione globale di pesci, uccelli, mammiferi, anfibi e rettili sia già diminuita del 58% dal 1970 al 2012. L’indice globale Living Planet si basa su dati scientifici ottenuti da 14.152 popolazioni monitorate di 3.706 specie di vertebrati provenienti da tutto il mondo: i dati mostrano un calo medio annuo del 2 per cento, e non vi è ancora alcun segno che questo tasso di declino tanto preoccupante possa diminuire. Ecco dunque che, proseguendo di questo passo, per l’anno 2020 la fauna globale di vertebrati potrebbe ridursi al 33% di quello che era nel 1970. E per colpa dell’attività umana.
È solo uno dei tanti dati impressionanti contenuti nello studio. Ad esempio, il rapporto dice che l’attività agricola già oggi occupa un terzo della superficie totale della Terra, e utilizza quasi il 70% dell’acqua disponibile. Almeno 50 paesi hanno sofferto di scarsità d’acqua, oltre il 30% degli stock di pesce risulta sovrasfruttato. Facile pensare alle difficoltà che sorgeranno quando arriveremo a nove miliardi di abitanti. Ancora, l’umanità ha sorpassato quattro delle nove «Frontiere planetarie», le soglie oltre il quale si mettono a rischio i processi sistemici con cui si mantiene la vita sulla Terra: siamo in «rosso» su clima, integrità della biosfera, flussi biogeochimici di azoto e fosforo e cambiamenti nell’uso del suolo. Infine, secondo il rapporto, attualmente per «produrre» i beni e servizi che usiamo come umanità ogni anno utilizziamo risorse pari a quelle di 1,6 pianeta Terra. È l’indice che dice che stiamo letteralmente «mangiando» le risorse del futuro.
È un ritmo allucinante, ma ci sono anche ragioni di speranza. Il 2020, l’anno del «bivio», è l’anno in cui entrano effettivamente in vigore gli impegni presi nell’accordo di Parigi contro il riscaldamento globale. Quello in cui scattano le prime azioni ambientali indicate nei 17 Sdg (obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu), e in cui si spera siano operativi anche gli interventi per la biodiversità sempre presi in sede Onu. Cambierebbe il sistema di produzione di cibo ed energia, con risultati notevoli. «Continuando a oltrepassare i limiti biologici e fisici della Terra minacciamo il nostro stesso futuro – dice Donatella Bianchi, presidente di Wwf Italia – questo è un momento decisivo, perché siamo ancora in grado di sfruttare le soluzioni per orientare i nostri sistemi alimentari, energetici, dell’economia e della finanza in una direzione più sostenibile».
La Stampa – 27 ottobre 2016