Dei sessanta consiglieri regionali uscenti, solo quindici torneranno a Palazzo Ferro Fini. Gli altri 34 – perché l’assemblea è stata ridotta – saranno soprattutto volti nuovi. O ritorni. L’elenco è solo ufficioso: il tosiano Muraro dovrebbe farcela. Bene Ciambetti , Finozzi e soprattutto Marcato. Nel Pd strappano la conferma Ruzzante, Sinigaglia, Azzalin, Pigozzo e Fracasso. Primo poker per i grillini
I nomi che pubblica il Gazzettino.it nella pagina dei 49 consiglieri che con il governatore Luca Zaia e la sfidante perdente Alessandra Moretti formeranno la nuova assemblea di 51 componenti dell’assemblea legislativa veneta, sono ufficiosi e passibili di correzioni. Nel computo delle preferenze manca infatti ancora il totale del Comune di Venezia a causa di una controversia sorta in un seggio del Lido e che è stata portata all’esame del Tribunale. Ma sono annunciati ricorsi un po’ in tutta la regione anche sul sistema dei resti per la ripartizione dei seggi.(Gazzettino.it)
Giorgetti, Coletto e ritorna Bottaci. Coppola esclusa, Zorzato è in bilico
Dal Corriere del Veneto. Quel fenomeno di Sergio Berlato è tornato. La macchina da voti più sicura che c’è, quella dei granitici cacciatori vicentini, ha riportato di peso il suo pilota in Regione (vedi intervista nella pagina accanto) e per di più con il record di preferenze: nessuno oltre a lui ha superato la soglia delle 10 mila.
A proposito di preferenze: il loro utilizzo da parte del cittadino elettore è in drastica diminuzione. Nelle tornate scorse i campioni dell’urna viaggiavano abbondantemente sopra le ventimila, stavolta i 10 mila che hanno scritto Berlato sono un’eccezione. Detto questo, la ripartizione dei 50 eletti (più Zaia) nel nuovo consiglio regionale è un affare di Stato: ritardi nei seggi (a Venezia) e contestazioni assortite rendono l’elenco ancora incerto. Perciò, la galleria di foto che trovate qui sotto è forzatamente sub judice: sono i 50 più verosimili, ma non è detto che siano tutti sicuri.
Al capitolo grandi ritorni, oltre al Berlato di cui sopra, troviamo certamente l’eterno Massimo Giorgetti, highlander della politica veronese e assessore uscente: è arrivato alla quinta elezione consecutiva, la prima volta che entrò in Regione c’erano ancora le lire e le frontiere tra i Paesi europei. Con lui si rivedranno a Venezia i colleghi di giunta Roberto Ciambetti, Marino Finozzi ed Elena Donazzan, tutti vicentini.
Rimane fuori dai giochi Isi Coppola, già dichiarata decaduta dal tribunale nella scorsa legislatura per avere sforato il tetto delle spese elettorali e questa volta cancellata dal crollo verticale del suo partito, Forza Italia, che ha eletto soltanto tre consiglieri. Ma l’esclusione più clamorosa sarebbe quella del vicegovernatore uscente Marino Zorzato, il numero 2 della giunta Zaia che si era ricandidato nella squadra tosiana sotto la bandiera di Ncd-Udc-Area Popolare: Zorzato ha racimolato quasi tremila preferenze nel collegio di Padova e secondo gli uffici regionali risulterebbe eletto ma, nel gioco a volte perverso dell’attribuzione dei resti, a parere del ministero dell’Interno l’unico seggio conquistato dai centristi sarebbe scattato invece in quel di Venezia a favore di Massimo Mancini, beneficiario del sostegno del decano Carlo Alberto Tesserin. Ricorso garantito.
Restano a casa anche altri due ex assessori leghisti passati con Tosi, Maurizio Conte e Daniele Stival, mentre ce l’ha fatta a Verona Luca Coletto, il titolare della Sanità rimasto fedele al governatore. Nel pattuglione degli zaiani (13 eletti nella lista del presidente e 10 in quella della Lega), spiccano alcuni ritorni di fiamma: riecco Gianpaolo Bottacin, già capogruppo in Regione prima di passare a una travagliata esperienza di presidente della Provincia di Belluno, e gli ex deputati lealisti Gianluca Forcolin, Alessandro Montagnoli e Manuela Lanzarin. Grande successo personale per il padovano Roberto Marcato, che sbarca in Regione con i galloni del più votato tra i leghisti. Entrano anche due indipendentisti di fede zaiana: Rolando Bortoluzzi a Treviso e Ilaria Padoan (con appena 80 preferenze personali) a Venezia.
A sinistra si contano vittime illustri (Fasoli e Reolon del Pd), un pacchetto di conferme (Ruzzante, Sinigaglia, Azzalin, Pigozzo, Fracasso) e qualche debutto col botto, come quello della veronese Orietta Salemi, sospinta da quasi 9 mila preferenze. Sotto le insegne morettiane di Veneto Civico scende in laguna Alessandra Buzzo, sindaca di un paese ai confini dell’impero come Santo Stefano di Cadore.
I 5 Stelle esordiscono nel parlamentino regionale con un poker di eletti. Spicca il risultato di Jacopo Berti, candidato governatore ma in corsa (vincente) anche come consigliere: Padova gli ha tributato la bellezza di 7.800 preferenze personali. Tra i tosiani, infine, dovrebbe farcela l’ultimo rappresentante di una categoria in via di estinzione: Leonardo Muraro, già leghista e presidente in carica della Provincia di Treviso. Gli sono bastati 1.700 voti per svoltare su Venezia.
Gazzettino e Corriere del Veneto – 2 giugno 2015