L’Huffington Post. Cresce la paura per una possibile diffusione del virus ebola via trasporto aereo internazionale. Il Servizio sanitario pubblico del Regno Unito ha inviato delle lettere ai medici britannici in cui si raccomanda di prestare particolare attenzione a chiunque lamenti strani sintomi dopo aver viaggiato nell’Africa Occidentale.
L’allarme si è diffuso dopo la morte, avvenuta venerdì scorso, di Patrick Sawyer, consulente finanziario per il ministero dell’Economia liberiano stroncato dall’ebola. L’uomo – la cui sorella è deceduta recentemente per lo stesso virus – si era imbarcato in Liberia, aveva fatto uno scalo in Ghana, aveva cambiato aereo in Togo e infine era arrivato in Nigeria. Giunto all’aeroporto di Lagos il 20 giugno, era stato ricoverato in un ospedale della città nigeriana. Qui è morto, dopo essere stato messo in isolamento.
La sua storia – e il contagio di due americani colpiti dal virus sempre in Liberia – hanno fatto alzare il livello di guardia. Come scrive il Daily Telegraph, tutti i medici britannici sono stati messi in allerta. “È possibile che una persona infettata voli sull’aeroporto di Londra Heathrow, infettando così altre persone sedute accanto o che magari abbiano usato lo stesso bagno”, ha spiegato Peter Walsh, esperto di Ebola della Cambridge University, al Telegraph.
Da febbraio (quando è stato inizialmente diagnosticato) a oggi il virus ha ucciso più di 672 persone in Guinea, Liberia e Sierra Leone, e le persone infettate sono state più di mille. La morte di Sawyer e il contagio dei due americani in Liberia (un medico e un’operatrice umanitaria, impegnati nell’assistenza medica alle persone colpite dalla malattia), entrambi in gravi condizioni, hanno fatto scattare l’allarme in tutta l’Africa Occidentale.
Il governo della Liberia ha annunciato misure “restrittive” per far fronte alla diffusione del virus dell’ebola nel Paese, e tra queste misure c’è anche la chiusura di parte delle frontiere, con l’eccezione degli scali e degli altri punti di ingresso più importanti – l’aeroporto internazionale Roberts e l’aeroporto James Spriggs Payne – che rimarranno aperti sotto il controllo delle autorità.
Intanto, a Lagos, le autorità nigeriane hanno chiuso e messo in quarantena l’ospedale dove è morto Sawyer. Il First Consultants Hospital di Obalende, situato in una delle zone più popolose della città (che ospita circa 21 milioni di persone), rimarrà chiusa per una settimana. Tutto il personale sarà posto sotto controllo; chi è stato a stretto contatto con il paziente Sawyer – assicurano le autorità – sarà isolato.
La Liberia chiuderà anche altri punti di ingresso importanti come il valico di Bo Waterside, che unisce il Paese con la Sierra Leone, dove sono morte oltre 200 persone a causa del virus.
Ebola ha un tasso di mortalità che può arrivare al 90 per cento. Il tasso di mortalità dell’attuale epidemia è di circa il 62 per cento. Altamente contagioso, specialmente nella fase tardiva della malattia, il virus provoca sintomi che vanno dal vomito alla diarrea, oltre a emorragie interne ed esterne (come sanguinamento degli occhi, delle orecchie e della bocca).
L’incubo degli esperti londinesi è che il virus possa diffondersi grazie al trasporto aereo. “La soluzione migliore sarebbe non viaggiare quando ci si sente male, ma il problema è che si tende a nasconderlo”, spiega David Heymann, professore di malattie infettive alla London School of Hygiene and Tropical Medicine. “Le persone sono pronte a mentire pur di viaggiare, ed è per questo che le raccomandazioni di viaggio hanno un’efficacia dubbia”. “La cosa più importante – continua l’esperto – è che i vari paesi siano pronti quando si trovano davanti a pazienti infettati, così da isolarli e informare le loro famiglie e il personale sanitario su cosa fare”.
Riguardo alla morte di Sawyer , l’Organizzazione Mondiale della Sanità – scrive l’Associated Press – sta ancora aspettando la conferma da uno dei suoi laboratori, dopo che l’uomo era risultato positivo al test sull’ebola effettuato dalle autorità nigeriane. Finora la WHO non ha emesso alcuna restrizione sui voli internazionali. Il rischio che i viaggiatori possano contrarre il virus è comunque considerato basso, dal momento in cui per il contagio è considerato necessario il contatto diretto con i fluidi corporei o con secrezioni come urina, sangue, sudore o saliva.
30 luglio 2014