Ebola, cinque persone in isolamento. A Dallas muore il paziente zero americano E negli aeroporti Usa controllo della febbre per chi proviene dai paesi a rischio
Alessandro Oppes. Una piccola distrazione, in un momento cruciale. Teresa Romero avrebbe contratto l’ebola toccandosi il viso con un guanto mentre si toglieva la tuta protettiva — un’operazione che avviene sempre con la supervisione di personale specializzato — all’uscita dalla corsia dell’ospedale Carlos III in cui, il 25 settembre, era appena deceduto il missionario García Viejo. Un particolare che, a detta dei medici che ora la assistono, avrebbe ricordato casualmente ricostruendo a lungo tutti i movimenti di quella giornata maledetta. Ieri mattina, in una breve conversazione telefonica con El País, dopo aver detto di sentirsi «un po’ meglio», l’infermiera aveva solo spiegato che l’errore potrebbe essere avvenuto nel momento della svestizione: «È il momento più critico, però non lo so con certezza». Per accertare eventuali responsabilità penali nel primo caso di contagio che si verifica in Europa, la procura di Madrid ha comunque deciso l’apertura di un’inchiesta, mentre l’assessore regionale alla Sanità attacca per la prima volta frontalmente l’infermiera accusandola di aver mentito in diverse occasioni mettendo in pericolo l’incolumità di diverse persone: dal suo medico di famiglia al personale dell’ospedale di Alcorcón.
Nella capitale spagnola arriveranno anche due tecnici del Centro europeo di controllo delle malattie: è una delle decisioni prese a Bruxelles nella riunione d’urgenza del comitato di esperti dei 28, che ritengono «improbabile» il rischio della diffusione in Europa dell’epidemia e annunciano una revisione dei protocolli d’attuazione. Quanto ai rimpatri di pazienti dall’Africa, non ci sarà proibizione a realizzarli, anche se si chiede ai governi di valutarne l’opportunità quando si tratta di malati in fase terminale. Nessuna decisione, per il momento, sulla necessità di misurare la temperatura negli aeroporti ai viaggiatori provenienti dai paesi a rischio. Una misura che, al contrario, verrà applicata a partire dal prossimo fine settimana negli Usa, dove ieri è morto il «paziente zero», Thomas Eric Duncan, il cittadino liberiano ricoverato a Dallas dopo aver contratto il virus a Monrovia mentre trasportava in ospedale una malata di ebola.
A Madrid, mentre il premier Rajoy risponde alle critiche in Parlamento invitando i partiti a «lasciar lavorare» i professionisti della sanità impegnati nella lotta contro il virus, si aggiorna di ora in ora la contabilità della paura. Sono cinque, al momento, le persone in isolamento: oltre a Teresa Romero, il marito Javier Limón che non presenta sintomi, un ingegnere rientrato dalla Nigeria che attende il risultato di un nuovo test dopo essere risultato negativo al primo esame, e altre due infermiere che sono state in contatto con i missionari deceduti. Sotto osservazione altre 84 persone che potrebbero aver avuto contatti con l’ausiliare d’infermeria malata. Nonostante la mobilitazione online e la protesta degli animalisti davanti al domicilio di Alcorcón, ieri pomeriggio i vigili del fuoco hanno sfondato la porta della casa di Teresa e Javier per portare via il loro cane “Excalibur”, che le autorità sanitarie hanno chiesto di sacrificare. È la prima vittima collaterale di questa crisi.
Repubblica – 9 ottobre 2014