Il governo ha deciso, ci sarà una nuova proroga dell’età pensionabile dei magistrati dopo quella del luglio 2015. Ultimi ritocchi in queste ore al decreto che riguarderà 180 toghe, tra cui i vertici della Corte di Cassazione, il presidente Giovanni Canzio e il procuratore generale Pasquale Ciccolo, e della magistratura contabile e amministrativa.
Ma il decreto, di cui si occupa l’ufficio legislativo di Palazzo Chigi, conterrà pure misure per accelerare i processi della Suprema Corte, sia civili che penali, già da tempo approntate dal Guardasigilli Andrea Orlando. Il decreto, che segue quello identico di un anno fa, proroga ancora per dodici mesi a 72 anni l’età di uscita dei magistrati già sul limite della pensione, ma non sposta l’asticella dei 70 anni decisa da Matteo Renzi nel giugno 2014.
Un passo tormentato, che allora creò la prima frizione sulla giustizia tra il premier e Orlando. Con Renzi deciso a dare un segnale ai giudici, un taglio drastico di 5 anni dell’età pensionabile (da 75 a 70) dopo i due salti in avanti del governo Berlusconi (prima da 70 a 72 e poi da 72 a 75). E Orlando convinto, invece, che sarebbe stato più opportuno un taglio scalare, un anno in meno ogni 12 mesi fino a raggiungere i 70 anni, per evitare improvvisi vuoti negli organici già risicati della magistratura. Le due proroghe, la prima l’anno scorso, la seconda adesso, sembrano dare ragione al ministro della Giustizia. Una “dissidenza” sulla strategia che trapela anche dal fatto che solo Palazzo Chigi si occupa del decreto, mentre Via Arenula segue le norme sulla Cassazione, su cui c’è un forte pressing del presidente Canzio che insiste per nuove regole che riducano l’afflusso di processi verso la Corte e sveltiscano le procedure.
La soluzione della proroga è in discussione da mesi. Adesso ha ottenuto il via libera del presidente della Repubblica e del Csm Sergio Mattarella. Favorevole anche il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, che ci tiene però a sottolineare come il Consiglio, con le oltre 500 nomine fatte nell’ultimo anno, non sia stato a guardare, ma abbia coperto via via gli uffici i cui vertici sono stati decimati dal pensionamento. A luglio il Csm ha approvato una risoluzione per denunciare «la grave carenza negli organici » e la necessità di modificare le regole d’accesso alla professione, tra cui i tempi del tirocinio oggi fissati in 18 mesi, ma che il decreto riduce a 12.
La proroga non è un passo che Renzi compie a cuor leggero. Polemiche ci furono l’anno scorso e polemiche ci saranno quest’anno, perché l’Anm, il sindacato dei giudici, che aveva criticato taglio iniziale, ora ha buona ragione per criticare la proroga, possibile fonte di ricorsi per chi ha rinunciato a partecipare ai concorsi. Per questo Palazzo Chigi si è munito di un dossier in cui è contenuto uno screening nazionale sul numero dei magistrati. Da qui è venuta fuori la stima di 180 toghe che potrebbero godere del pensionamento ritardato, tra cui nomi noti della Cassazione come Renato Rordorf, Nello Rossi, Franco Ippolito.
Il “parto” del decreto non è stato facile. Fino all’ultimo, sul tavolo, sono rimbalzate più ipotesi. Da quella minimale, solo un prolungamento dell’età pensionabile per i vertici della Cassazione Canzio e Ciccolo, che avrebbe rischiato l’incostituzionalità, a uno per i soli magistrati della Cassazione, visto che ben 5 presidenti su 6 delle sezioni penali vanno a casa e 4 su 6 di quelle civili, oltre a due avvocati generali. Ma pure questo tipo di proroga è parso troppo ad personam, e quindi a rischio. Esclusa infine l’ultima strada, riportare da 70 a 72 anni l’età pensionabile per tutta la categoria, con un passo indietro rispetto alla decisione di due anni fa. Il niet di Renzi è stato deciso.
Rilevanti le misure di Orlando sulla Cassazione, in attesa ormai da prima dell’estate. Si va da interventi per sveltire il rito civile, con l’obiettivo di semplificare e razionalizzare i ricorsi, riducendo numero e afflusso in Corte, alla possibilità di applicare i giudici ausiliari per il rito tributario, all’utilizzo delle toghe del Massimario, l’ufficio che monitora e “massima” le sentenze della Cassazione, anche per i processi della Corte.
Liana Milella – Repubblica – 24 agosto 2016