Da una parte l’ampliamento di Corticella, dall’altra l’acquisizione di una quota di partecipazione di Bonifiche Ferraresi. Ed è così che Inalca (Gruppo Cremonini) attua la strategia per intensificare il settore allevamento, con l’obiettivo di andare verso una filiera sempre più integrata e sostenibile. A spiegare la scelta è Luigi Scordamaglia, Ad Inalca, colosso nel settore delle carni bovine.
«Filiera integrata – afferma Scordamaglia – significa essere non solo un’impresa di lavorazione della carne, ma sempre più aumentare la percentuale di animali che macelliamo annualmente, con bovini che fanno parte direttamente della nostra produzione. Con una filiera integrata è possibile assicurare un determinato capitolato di produzione in stalla, offrendo un prodotto che ha delle garanzie quali-quantitative e dal punto di vista della sicurezza, si pensi all’alimentazione degli animali o al loro trattamento farmacologico».
La seconda “condizione strategica” è quella relativa alla sostenibilità. Avere una filiera integrata e sostenibile significa vendere anche un valore etico. E questo è vantaggioso anche dal punto di vista economico, se solo si pensa agli impianti a biomasse.
«C’è una considerazione di carattere economico e sociale da fare a – prosegue Scordamaglia – l’allevamento di vitelloni è andato sempre più negli anni incontro al fenomeno degli accorpamenti, con la riduzione del numero degli allevatori e l’aumento della dimensione media per allevamento. In futuro ci saranno sempre meno allevamenti. Ecco perché puntiamo al rafforzamento da questo punto di vista. Oggi Inalca ha complessivamente circa 50mila posti stalla, con una produzione annua di circa 100mila capi tra vitelloni, scottone e vitelli. L’azienda agricola spilambertese Corticella ha oggi circa 5mila posti stalla (tra vitelloni e vitelli) e l’obiettivo è di raddoppiarli a breve».
E per raggiungere gli obiettivi il gruppo alimentare ha colto l’occasione che si è presentata con Bonifiche Ferraresi, una delle poche aziende agricole quotate in Europa e controllata – fino a maggio scorso – da Banca d’Italia. Inalca, infatti, ha partecipato alla cordata italiana promossa dall’ex presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni, e ha così acquisito una quota pari al 3,6% ed è presente anche nella governance, con rappresentanti nel Cda. «È la prima azienda agricola italiana per dimensioni – aggiunge l’Ad Scordamaglia – Abbiamo scelto di partecipare alla cordata perchè parte fondamentale del business plan di Bonifiche Ferraresi prevede investimenti notevoli in zootecnica, che rappresenta il naturale completamento dell’attività agricola che in quell’azienda si svolge. Questo consentirà di ottimizzare e valorizzare la produzione di mais, aumentare la sostenibilità ed è prevista la realizzazione di allevamenti, con 8mila capi annui a breve. Il nostro obiettivo è di aumentare il livello di approvvigionamento di animali vivi facendolo dentro la filiera».
Inalca è un’azienda d’eccellenza a livello mondiale; presidia l’intera filiera produttiva delle carni bovine, dall’allevamento al prodotto finito. Oltre 500mila tonnellate di carne trasformate e commercializzate ogni anno, di cui 100.000 tonnellate di hamburger freschi e surgelati. Inalca è il primo produttore italiano e uno dei leader europei nelle carni in scatola, con capacità produttiva di 200 milioni di scatolette all’anno pari a 50mila tonnellate.
26 gennaio 2015