Nasce il marchio “Sistema di qualità nazionale di produzione integrata” che acquisisce i risultati di un decennio di ricerca scientifica: metodi biologici ed ecocompatibili con un uso attento degli agrofarmaci
Per seguire i progressi della ricerca scientifica in agricoltura, sia dal punto di vista delle tecniche di coltivazione che della distribuzione, la sicurezza alimentare dei prodotti agricoli sarà presto certificata da un marchio che rassicura i consumatori circa la qualità e la produzione ecocompatibile. È l’annuncio che uscirà dalle Giornate Fitopatologiche che si tengono oggi a Rimini con docenti, scienziati ed esperti in tecniche difensive dalle avversità naturali delle piante. Il workshop è intitolato I valori dell’ortofrutta italiana. La Produzione Integrata e la sicurezza alimentare. «La salubrità degli alimenti dipende dall’assenza di sostanze dannose per l’uomo e l’ambiente», spiega la direttrice del dipartimento di Farmacologia dell’Università di Bologna, Patrizia Hrelia. «La ricerca ha lavorato per più di dieci anni al fine di limitare l’utilizzo di agrofarmaci a quelli le cui molecole sono state analizzate e ritenute assolutamente sicure ai fini alimentari». Il metodo di coltivazione lanciato a Rimini si chiama Sqnpi, che sta per Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata. Spiega il presidente delle Cooperative Agricole Europee, Paolo Bruni: «È una metodologia produttiva rispettosa delle regole ambientali, economiche e dell’agricoltura sostenibile e che faccia un uso oculato e razionale di agrofarmaci e fertilizzanti. Nel nostro paese esistono aziende che operano secondo questi principi ma si tratta ancora di scelte autonome non armonizzate e spesso non visibili al pubblico. Il ruolo del marchio sarà di testimoniare in maniera chiara la sicurezza dei contenuti del prodotto e questo condizionerà in maniera positiva la scelta di consumo sia all’interno del nostro mercato, sia nelle esportazioni. Dei 30 milioni di tonnellate di produzione gran parte è destinata al mercato estero: è giusto concorrere sulle piazze internazionali rendendo conoscibile il valore aggiunto di un sano e sostenibile percorso produttivo». I dati Istat dello scorso anno stimano per il settore ortofrutticolo un saldo commerciale attivo nei rapporti con l’estero che ha superato i 772 milioni, un dato in crescita di quasi il 20% rispetto all’anno precedente e che si vorrebbe che cresca ancora grazie a questi sviluppi. L’Italia produce un quarto della frutta e verdura europea, e il 2% di quella mondiale. A fare i conti ci aiuta Roberto Della Casa, economista agrario presso l’Università di Bologna: «La produzione dell’ortofrutta – ha una rilevante incidenza sull’intero settore agricolo (circa 45 miliardi) fatturando 23 miliardi. La Produzione Integrata è un elemento distintivo rispetto agli altri paesi, e dobbiamo farlo valere come dato competitivo nelle esportazioni, che ad oggi contano 4 milioni di tonnellate per più di 4 miliardi». Aggiunge Agostino Brunelli, presidente delle Giornate Fitopatologiche: «In Italia più di un milione di aziende (soprattutto in Emilia Romana, Veneto, Trentino), opera spontaneamente secondo regole che l’Unione Europea sta per trasformare in direttive: dal primo gennaio 2014 sarà obbligatoria la Difesa Integrata, ovvero la prevenzione dagli agenti nocivi per le piante secondo tecniche ecosostenibili». L’obiettivo è di non caricare gli imprenditori con inutili burocrazie. La certificazione Sqnpi è il minimo comune denominatore, testimone del rispetto delle condizioni basilari e non si sovrapporrà ad altri marchi che già garantiscono la produzione sostenibile come Coop. Per il consumatore non cambierà nulla: i prezzi resteranno invariati, non si può far pagare un surplus per la salubrità del cibo».
Affari e Finanza Repubblica 21 febbraio 2011