I semi germogliati suscitano timori per la sicurezza alimentare: ci sono molti fattori di rischio per la contaminazione da parte di batteri quali l’Escherica Coli patogeni, tanto più che germogli e prodotti simili di solito vengono consumati crudi o con un minimo livello di trasformazione e possono dunque essere considerati come cibi pronti al consumo.
La contaminazione da eventuali batteri patogeni va dunque evitata con misure di sicurezza alimentare da seguire in tutte le fasi produttive. E i consumatori, compresi coloro che li coltivano in proprio, devono essere informati dei rischi per la sicurezza alimentare.
Sono le conclusioni cui è giunta l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) che ha valutato il rischio derivante dal batterio Escherichia coli produttore della tossina Shiga (STEC) e da altri batteri patogeni che potrebbero contaminare semi destinati alla germinazione e semi germogliati. La valutazione è stata richiesta dalla Commissione europea dopo i focolai infettivi che si sono sviluppati in Germania e in Francia nella primavera e nell’estate di quest’anno e che hanno creato non poco allarme in Europa – ci sono stati infatti un gran numero di pazienti con diarrea emorragica e una percentuale insolitamente alta di queste ha sviluppato la sindrome emolitica uremica.
Non è la prima volta che focolai infettivi si sono sviluppati a partire dal consumo di germogli contaminati. In genere, i responsabili sono Salmonella e E. coli patogeni, e anche la presenza di livelli molto bassi di batteri (minimo 4 batteri/kg) nei semi destinati alla germinazione è stata sufficiente a causare focolai infettivi.
Sono dei prodotti che possono avere dei rischi. Di solito vengono consumati crudi o minimamente trasformati. Di conseguenza, per gli esperti dell’Efsa “i semi germogliati suscitano specifici timori di sicurezza alimentare connessi alla contaminazione microbica e sussistono molti fattori di rischio per la contaminazione di tutta la catena produttiva dei semi germogliati. I batteri patogeni – spiegano – possono contaminare i semi destinati alla germinazione durante la produzione, lo stoccaggio e la distribuzione attraverso, ad esempio, l’acqua di irrigazione contaminata e particelle del terreno. L’elevata temperatura e umidità necessarie per la germinazione e il germoglio dei semi sono altresì condizioni favorevoli a un’ulteriore crescita e proliferazione di batteri patogeni. Inoltre il consumo di semi germogliati crudi o minimamente trasformati rappresenta anch’esso un motivo di preoccupazione per la sicurezza alimentare”.
Per questo, la sicurezza alimentare va tenuta presente lungo tutta la catena produttiva. Vengono raccomandate misure di sicurezza supplementari di gestione della sicurezza alimentare, dalla produzione dei semi fino al prodotto finale. Fra gli interventi per la riduzione del rischio suggeriti dall’Efsa ci sono ad esempio l’uso attento dei fertilizzanti e dell’acqua di irrigazione, la riduzione della contaminazione dei semi con il suolo durante la raccolta, la garanzia che i semi vengano trasportati e conservati in condizioni che rendano minimi i rischi di contaminazione, e la riduzione della commistione fra lotti di sementi.
Helpconsumatori.it – 17 novembre 2011