Il gelato in agricoltura, lo sviluppo di agriturismi dedicati ad una delle passioni più gustose degli italiani e le regole con cui mettere dei paletti ad un fenomeno sempre più in via di sviluppo. E che raccoglie consensi in maniera trasversale. Di tutto questo, ma non solo, si è parlato venerdì al Salone del Turismo Rurale, in fiera a Verona.
Al primo punto, l’inquadramento del gelato, come considerarlo anche sulla scorta delle trasformazioni che dalla materia prima (il latte), portano al prodotto finale. «Il gelato – si legge nella relazione finale dell’incontro, promosso dal Libero istituto dell’arte gelatiera (Liag) di Bolzano e La Dolza, fattoria didattica e agrigelateria di Follina (Tv) -, nonostante sia prodotto con materie prime di provenienza aziendale, per il momento non è considerato un prodotto agricolo. Non rientra cioè tra quelli previsti nel decreto del ministro dell’Economia relativo ai prodotti della trasformazione agricola e che possano rientrare nel reddito agrario».
Ciò che le agrigelaterie chiedono quindi sono regole: semplici, ma chiare. Nate qualche anno fa (la prima richiesta di registrazione di una denominazione di agrigelateria è del 2001, ndr ), ora sempre più in via di espansione, basano tutto sull’idea di trasformare il latte e la frutta della propria produzione in un gelato d’eccellenza e realmente a chilometro zero.
Per poi servirlo negli stessi luoghi che vedono l’intero ciclo produttivo, in pratica come succede in ogni agriturismo.
«Alla luce del sempre maggiore numero di attività di produzione e vendita di gelato nelle aziende agricole – ha spiegato Paolo Garna, già direttore della Mostra Internazionale del Gelato di Longarone – , e visto il crescente apprezzamento, abbiamo deciso di fare il punto della situazione. Sia per dare una corretta informazione a chi viene nelle nostre agrigelaterie, sia per valutare le possibili tutele dei produttori agricoli rispetto ad altre iniziative di business che nulla hanno a che vedere con l’impresa agricola».
«Partendo da una precisa esigenza che le aziende agricole hanno per valorizzare le loro produzioni spesso non adeguatamente remunerate dal mercato, come avviene per il latte – spiega Garna -, emerge come la produzione del gelato in azienda possa rappresentare un’occasione interessante». L’agrigelateria si è affacciata nel panorama economico nazionale solo negli ultimi anni «ma va ancora regolamentata – ha spiegato Paolo Garna -. Ad esempio, mentre lo yogurt ottenuto con il latte che è considerato prodotto agricolo non lo è il gelato ottenuto con lo stesso yogurt. Tutto ciò ha implicazioni soprattutto di carattere fiscale». Un problema da superare secondo il maestro gelatiere, Marco Gennuso: «la stragrande maggioranza degli elementi che compongono il gelato, sia esso a base latte e ancor più a base acqua possono essere espressione dell’azienda agricola».
Corriere Veneto – 8 novembre 2015