di Mario Gerevini e Simona Ravizza. I fratelli Karfunkel si chiamano Michael, 71 anni, e George, 65. Sono ex poveri, ora miliardari. Sono praticamente sconosciuti. Eppure la malasanità italiana è assicurata con la compagnia AmTrust, controllata dai Karfunkel e quotata al Nasdaq.
In caso di errori medici in quasi duecento ospedali è proprio la società dei fratelli Karfunkel a dover garantire il risarcimento dei danni ai pazienti e alle loro famiglie. Lo stesso vale per gli eventuali sbagli di 40 mila medici, anche loro clienti di AmTrust. Nel 2013 la società ha sottoscritto polizze sanitarie in Italia per 225 milioni di euro e oggi copre il 60% degli enti ospedalieri.
Adesso è sorto un grosso problema. Il distributore esclusivo delle polizze AmTrust in Italia, il broker Trust Risk Group, li accusa di aver illecitamente rotto il contratto ed è pronto a chiedere un risarcimento di 550 milioni di euro, insinuando sospetti, tra l’altro, sulla solidità finanziaria della compagnia assicurativa.
L’avanzata in Italia dei fratelli Karfunkel è andata di pari passo con la fuga degli altri gruppi assicurativi dal mercato, che complessivamente vale oltre mezzo miliardo di euro. L’opinione diffusa è che assicurare la malasanità non sia più conveniente. Troppe le richieste di risarcimento danni, infinitamente lunghi i tempi delle cause in Tribunale che costringono a mettere a bilancio come possibili perdite i soldi da rimborsare. Nell’ultimo report dell’Ania (l’Associazione nazionale delle imprese assicuratrici), la stima delle denunce per errori medici ha superato quota 30 mila, un numero che si è triplicato negli ultimi venti anni. Il costo dei premi è lievitato: un ospedale spende per assicurarsi in un anno dai 500 mila ai 9 milioni di euro (la cifra dipende dall’attività svolta, la media è intorno ai 3 milioni). Alla fine del processo, in due casi su tre non c’è nessun risarcimento da versare. Ma poco importa: «Per molte compagnie quella di perdere soldi nella malasanità è diventata una certezza — è scritto nel dossier Ania “La Malpractice medica, il grande caos” —. Soltanto pochi operatori esteri sono rimasti in attività».
Su tutti, a farla da padrone è proprio l’AmTrust, ora alle prese con il turbolento divorzio dal suo agente generale in Italia, Trust Risk Group. I dubbi sulla tenuta finanziaria della società americana sono stati sollevati in questo contesto e hanno costretto l’altroieri l’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni (Ivass) a intervenire per tranquillizzare i consumatori.
Prima le indiscrezioni. Poi la rottura violenta, accompagnata da uno scambio di accuse. Sul proprio sito il broker Trust Risk Group annuncia di avere persino interpellato le autorità di mercato «in seguito alle recenti notizie pubblicate» negli Usa «sullo stato di salute finanziaria di Amtrust Financial Services», cioè il gruppo quotato al Nasdaq. Sospetti pesanti, anche se solo pochi mesi fa il broker italiano (95 milioni di fatturato con 24 di utile) parlava di «una collaborazione con Am Trust ulteriormente consolidata» e per di più ha acquistato azioni, investendo 1,5 milioni di dollari, in un’altra compagnia dei Karfunkel. Acqua passata. Il divorzio è finito il 4 novembre al centro dell’ultimo incontro di AmTrust con gli investitori. Il broker italiano viene accusato di aver trattenuto illegalmente da settembre 45 milioni di premi che andavano riversati a New York. «D’ora in poi li raccoglieremo da soli», afferma l’amministratore delegato Barry Zyskind, negando qualsiasi impatto negativo della vicenda visto che AmTrust «garantirà tutte le coperture in essere».
Zyskind ha sposato la figlia di Michael Karfunkel. L’azienda ha un’impronta familiare e dimensioni discrete: 4,1 miliardi di fatturato 2013 (esploso dai 2,7 del 2012), 3.200 dipedenti, 70 sedi in mezzo mondo, una specialità nelle polizze infortuni dei lavoratori. Tanti business di nicchia a basso margine, compensati con alti volumi.
Gli analisti accreditati confermano anche negli ultimi report il giudizio positivo e il titolo della società viaggia sui massimi dell’ultimo anno (50 dollari). Il rating sulla solidità finanziaria è A (excellent). Le polizze in Italia fanno capo alla controllata AmTrust Europe di Londra che ha un patrimonio netto di 202 milioni.
Ma la AmTrust non è un gigante e suona, dunque, un po’ strano che l’enorme responsabilità di coprire i rischi di gran parte della malasanità italiana ricada sulle spalle di un’azienda familiare. Garantiscono i Karfunkel?
Il Corriere della Sera – 9 novembre 2014