Corruzione: è finito il tempo degli annunci, si passa ai fatti. Sembra questa la strada che il parlamento ha intenzione di intraprendere una volta per tutte. O per lo meno è quello che traspare dalla lunga serie di dichiarazioni e comunicati che i politici stanno inviando nelle ultime ore. La scintilla che ha scatenato l’indignazione generale e forse la forza di reagire è stata l’intervista rilasciata a Repubblica dal presidente della corte dei conti, Luigi Giampaolino, il quale, esprimendo un voto per la situazione italiana, ha inflitto un pesante «insufficiente». E il ministro per la Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi nomina una commissione di studio sulla corruzione e scoppia la polemica politica.
Ma l’allarme che più fa riflettete – e forse sperare in una risposta più celere – è la considerazione secondo cui sono le imprese e non la pubblica amministrazione ad «avere maggiore consapevolezza della portata disastrosa della corruzione per l’economia in generale, e di conseguenza per esse stesse». «Non va dimenticato», continua Giampaolino, «che la corruzione fa prevalere quelle peggiori, inquina la concorrenza, peggiora, se non distrugge, il mercato».
Insomma, tutta la giurisprudenza in tema di corruzione, concussione, falso in bilancio e reati connessi andrebbe rivista e modificata, partendo preferibilmente dai parametri costituzionali, sono le stesse imprese a chiederlo; è l’economia. L’Italia è risultata al 69esimo posto nella classifica mondiale della corruzione che ogni anno Transparency International, organizzazione indipendente con sede a Berlino, redige e divulga. Siamo posizionati subito dopo l’Arabia Saudita e undici postazioni prima della Grecia, il che sì, permette all’Italia di non essere l’ultimo Paese dell’eurozona nella classifica, ma deve farci riflettere su cosa sta succedendo alla nostra cugina europea, ancora più corrotta di noi.
Il ministro per la Pubblica amministrazione e la semplificazione, Filippo Patroni Griffi, non si è fatto attendere e ha già istituito una commissione di studio sulla trasparenza e la prevenzione della corruzione nella pubblica amministrazione composta da Raffaele Cantone, magistrato in servizio presso la corte di cassazione, Ermanno Granelli, consigliere della corte dei conti e dai professori universitari Bernardo Mattarella, Francesco Merloni e Giorgio Spangher. Commissione, a cui, come ha tenuto a precisare il ministro, tutti parteciperanno a titolo gratuito, avrà il compito di elaborare in tempi brevi proposte in tema di trasparenza e prevenzione della corruzione nella pubblica amministrazione.
Quest’iniziativa ministeriale ha però fatto storcere il naso a Raffaele Volpi, deputato della Lega Nord e componente della commissione Affari costituzionali della camera. Volpi, parlando di un ulteriore «schiaffo al Parlamento», è infatti stupito da una tale scelta che sembra una ridondanza «in quanto il Parlamento sta già votando una legge che riguarda proprio questo tema». E addirittura «va detto per chiarezza, che le votazioni sono ferme perché il governo, di cui Patroni Griffi è membro, è venuto in commissione dicendo di non essere pronto a dare il suo parere agli emendamenti».
Il ripristino del falso in bilancio, depenalizzato dal governo Berlusconi, è un altro degli impegni prioritari delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia in parlamento e il Pd assicura che «al ritorno dalle festività natalizie sarà tra i primi argomenti da trattare». «E ora di incidere sul serio sulla corruzione, una gramigna che infesta il tessuto economico e politico del Paese tendendolo inefficiente», dice Laura Garavini, capogruppo Pd in commissione Antimafia, «il go-verro Berlusconi, spalleggiato da una Lega intransigente solo a parole, dopo aver abolito il falso il bilancio, si è limitato a una lunga serie di annunci, il cui vero scopo era far sì che nulla cambiasse davvero.
Adesso, col governo Monti, bisogna affrontare finalmente il problema della coniazione». Infine, anche Massimo Donadi dell’Italia dei valori incalza: «Ora non ci sono più scuse: la corruzione è un male di sistema, che frena la crescita, impoverisce i cittadini, danneggia i servizi e fa aumentare la pressione fiscale. Servono misure strutturali per eliminare questo odioso e subdolo reato, che condanna l’Italia alla marginalità. La fase due annunciata dal governo deve partire proprio dalla lotta alla corruzione, che brucia decine di miliardi ogni anno».
Il Riformista – 28 dicembre 2011
Patroni Griffi: una commissione con il compito di studiare le modifiche alla legge. Lega critica: schiaffo al Parlamento
ROMA — Il ministro per la Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi nomina una commissione di studio sulla corruzione e scoppia la polemica politica. «Mi pare sia il solito sistema dei proclami e un ulteriore schiaffo al Parlamento» attacca infatti il leghista Raffaele Volpi. Il deputato ricorda infatti che la Camera sta votando in commissione gli emendamenti alla proposta di legge sulla lotta alla corruzione. «Anzi va detto per chiarezza che le votazioni sono ferme perché il governo, di cui Patroni Griffi è membro, è venuto in Commissione dicendo di non essere pronto a dare il suo parere agli emendamenti». Il presidente della commissione Affari costituzionali Donato Bruno conferma che l’esame riprenderà appena il governo farà conoscere il suo parere, ma spiega che il cammino della legge, già approvata dal Senato, e i lavori della commissione di studio viaggiano su binari paralleli. E il ministro Patroni Griffi risponde a Volpi che «l’istituzione della commissione non è assolutamente uno schiaffo al Parlamento». Il ministro tiene a precisare che gli esperti (Raffaele Cantone, Ermanno Granelli, Bernardo Matta-rella, Francesco Merloni e Giorgio Spangher) «lavoreranno a titolo gratuito» e dovranno «in tempi brevissimi farmi proposte per eventuali emendamenti da porre all’esame delle Camere». E Patroni Griffi assicura di ritenere «indispensabile l’approvazione della proposta di legge sull’anticorruzione in discussione in Parlamento». Un testo su cui si riaccende il dibattito. Grazie anche all’intervista di Repubblica al presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino, che chiede il ripristino del reato di falso in bilancio «in tutta la sua portata di tutela di beni fondamentali dell’economia». Il Pd sollecita l’approvazione rapida del provvedimento in discussione alla Camera. La finiana Angela Napoli, da parte sua, propone una riscrittura dell’articolo 9 che contiene le norme penali.
Repubblica – 28 dicembre 2011