Virus mai isolato – almeno fino ad oggi – né in Europa né negli Stati Uniti d’America
Era stato isolato solo nella Penisola Arabica e nel Nord dell’Africa. In tutto il mondo, questo temibile virus è stato isolato soltanto 24 volte e solamente nelle zone di cui si è detto.
A contrarlo, due turisti bergamaschi in vacanza in Egitto, quasi certamente «morsicati» dalla zecca che trasmette il virus al Mercato dei cammelli di El Shalatin, al confine tra Sudan ed Egitto. In tempi diversi, infatti, i due turisti – uno residente in città, l’altro in provincia – hanno visitato entrambi quella che sta diventando un’affermata meta turistica egiziana.
I due episodi risalgono uno al mese di maggio, l’altro a quello di giugno ed entrambi i bergamaschi sono stati ricoverati nel reparto di Malattie infettive degli Ospedali Riuniti. Dimessi dopo una decina di giorni, si sono completamente ripresi.
Ad intuire che i due potessero essere stati colpiti da un virus appartenente a quella particolare famiglia di agenti infettivi, il direttore dell’Unità di malattie infettive degli Ospedali Riuniti di Bergamo, Fredy Suter, e i suoi collaboratori.
La certezza si è però avuta solamente dopo il responso degli esami eseguiti sui campioni di sangue inviati all’Istituto Spallanzani di Roma, che ha individuato esattamente la presenza dell’Alkhurma nei prelievi ermatici dei due bergamaschi.
I due casi saranno al centro dell’intervento che lo stesso Suter farà venerdì al congreso nazionale della Società italiana malattie infettive e tropicali – la Simit – in corso di svolgimento a Roma. Inoltre la scoperta nel mondo occidentale di questo virus è anche al centro di uno studio pubblicato dai medici dei «Riuniti» e da quelli dello «Spallanzani» su una prestigiosa rivista internazionale di Medicina, l’«Emerging Infectious Diseases».
«Questo virus è trasmesso dalle zecche – spiega Giuseppe Ippolito, presidente del congresso della Simit e direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani – ed è un ottimo esempio di come si può riportare una malattia da Paesi con un diverso livello di sviluppo. Il rischio è che questi virus trovino un vettore adatto a trasportarli, come è successo ad esempio per la Chikungunya».
Il West Nile, che ha determinato la comparsa di casi umani di encefalite in Italia nel 2008 e nel 2009, è un altro virus di provenienza africana che si è mostrato capace di provocare casi di patologia umana nel Mediterraneo e in Europa Orientale. Anche altri flavivirus di origine africana, come ad esempio l’Usutu, stanno attualmente circolando nel nostro Paese.
L’Eco di Bergamo – 24 novembre 2010