di Filippo Tosatto. Decretata la caccia libera alle nutrie, ora nel mirino finiscono i cormorani, rei di fare strage di pesci tra valli e delta del Po nonché nei bacini fluviali del Piave e del Livenza. La protesta corale degli itticoltori – che denunciano le continue razzie compiute dagli stormi che piombano in picchiata sulle prede, trote in primis – ha trovato eco nell’emendamento presentato all’assemblea regionale dal consigliere leghista Gianpiero Possamai che prevede il «contenimento», ovvero l’abbattimento selettivo dei volatili, già posti sotto tutela e «moltiplicatisi in modo esponenziale a danno delle attività di acquacoltura e degli stessi habitat naturali».
A sfoltirne il numero (in Europa se ne stimano 2 milioni di capi) provvederanno – previa autorizzazione – polizia provinciale e locale, agenti venatori volontari, guardie giurate e operatori della vigilanza idraulica, e anche proprietari o conduttori di aziende vallive e fondi agricoli.
In effetti la seduta consiliare è stata pressoché monopolizzata dal capitolo caccia. Sergio Berlato, capogruppo di Fratelli d’Italia e lobbista delle “doppiette”, ha presentato un progetto di «mobilità venatoria» che consente ai cacciatori di specie migratorie (tordi, allodole, cesene, beccacce) di sparare in tutte le zone consentite della regione, abolendo gli “steccati” territoriali attuali. «Negli ultimi 5 anni i cacciatori veneti sono scesi da 65 a 40 mila unità, qualcuno potrà gioire, io faccio presente che si tratta di persone che, oltre alle tasse, versano ogni anno un contributo di 84 euro destinati a servizi extravenatori utili alla comunità»,le sue parole «il Veneto è l’unica regione d’Italia a negare il diritto di mobilità, questo non è più accettabile».
Nel merito, però, l’arcipelago delle associazioni è diviso. Adesione al progetto da Confavi, Enalcaccia, Libera Caccia, Anuu, Italcaccia; netta contrarrietà della Federcaccia presieduta da Flavio Tosi – che denuncia il rischio di un’«invasione dei vicentini» (sono un quinto del totale) e delle doppiette dell’Arci. In aula il confronto è stato aspro, con gli ecologisti del Pd Andrea Zanoni e Graziano Azzalin tenaci nella battaglia ostruzionista
(«È una vergogna, siamo ostaggi di una lobby interessata solo a sparare a tutto ciò che si muove») d’intesa con i consiglieri tosiani e il gruppo 5 Stelle. Ore di discussione, scambi di accuse e segnali crescenti di stanchezza, con il voto finale slittato a notte fonda.
Sospeso a mezzanotte il Consiglio regionale: la seduta riprenderà sul progetto di legge n. 138 martedì prossimo
Il Consiglio regionale non ha votato la prosecuzione della seduta consiliare oltre la mezzanotte per cui è finita sospesa la seduta dell’assemblea impegnata nel dibattito sul Progetto di Legge n. 138 “Disposizioni di riordino esemplificazione normativa in materia di politiche economiche, del turismo, della cultura, del lavoro, dell’agricoltura, della pesca, della caccia e dello sport”. Dietro a questo titolo si cela un testo complesso, che tocca vari comparti e che ha visto in sede di discussione generale la presentazione di circa 115 tra emendamenti e sub-emendamenti su 59 articoli, andati in votazione attorno alle 20 dopo il dibattito generale. A mezzanotte, non essendo stato posta in votazione la prosecuzione ad oltranza, come richiesto dall’opposizione che si è rifatta alla norma regolamentare il Presidente ha dovuto sospendere e rimandare la seduta.
Il Mattino di Padova – 8 giugno2016