di Barbara Gobbi. L’Italia che si è risvegliata il 5 marzo, profondamente spaccata in due – al Nord leghista e al Sud Cinquestelle, con appena qualche screziatura di rosso del Centrosinistra – dovrà nel prossimo mese fare i conti con la governabilità. E se al momento gli scenari sono decisamente aperti, il doppio dato di fondo di cui dovrà tenere conto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante le consultazioni è quello di un Centro-destra al 37,5% e di un trionfo dei Pentastellati, che come noto hanno “volato” da soli, fino a superare il 32%. In attesa che il quadro sia più chiaro, è utile passare in rassegna quelle che erano state le promesse e i programmi per la Sanità delle principali compagini.
MOVIMENTO 5 STELLE/ «Liberare risorse dalla piaga corruzione»
Salute a ambiente, liste d’attesa, farmaci, alimentazione, carenza di medici, Stato «biscazziere». Su questi grandi focus il M5S «vuole cambiare rotta, perché un Paese senza salute non è un Paese ricco». La premessa: lotta a corruzione e affarismo che drenano risorse preziose.
Salute e ambiente: serve una strategia per condividere i dati sanitari e ambientali tra le agenzie, prevedendo che le agenzie di protezione ambientale e i dipartimenti di prevenzione delle strutture sanitarie lavorino in modo coordinato e con obiettvi condivisi. Da avviare l’integrazione tra Salute e Ambiente.
Attività libero professionale: va consentita solo alle aziende con sistema informatizzato dell’Alpi (per i cui introiti va previsto il limite del 150% dello stipendio del professionista) e che garantiscano la parità di trattamento del paziente, anche in termini di tempi d’attesa.
Politiche del farmaco: eliminare i ticket attuando correzioni sulla politica dell’Aifa; introdurre l’obbligo di trasparenza e pubblicità nella contrattazione del prezzo dei farmaci tra Aifa e case farmaceutiche; rendere pubbliche, fruibili e quindi trasparenti le transazioni finanziarie, in denaro o in natura, e le relazioni di interesse tra gli attori della sanità e i produttori di farmaci o altri prodotti sanitari; prevedere che le farmaceutiche forniscano tutta la documentazione relativa alle fasi di R&S di un medicinale, comprese l’analisi dettagliata dei costi sostenuti per lo sviluppo del brevetto e la completezza dei dati sui trial clinici, così da consentire un equilibrio tra il margine per la casa farmaceutica e l’esigenza di tutela della salute dei cittadini; introdurre con legge la licenza obbligatoria quando per problemi di sanità pubblica la tutela della salute dei cittadini deve prevalere sulla tutela della proprietà intellettuale; ridurre la durata di quest’ultima.
Le priorità per la formazione lavoro medici specialisti: consentire che il medico neolaureato abbia accesso nella struttura sanitaria per conseguire le abilità necessarie, con la possibilità di continuare a svolgere la sua attività di specialista anche nella struttura in cui si è formato; realizzare l’“ospedale di insegnamento” integrato da un punto di vista didattico-formativo da parte degli Atenei, invertendo il paradigma della formazione, affidandola alle strutture sanitarie; creare un organismo indipendente che definisca il fabbisogno del Ssn sulla base di rilevazioni e metodologie cerificate, pubbliche e trasparenti.
Salute e alimentazione: sviluppare programmi di educazione alimentare che favoriscano una vera alimentazione mediterranea, incentivi alla produzione locale delle aziende, etichettatura trasparente dei prodotti alimentari; disincentivi alle aziende su grassi e zuccheri; maggiore regolamentazione della pubblicità degli alimenti a favore di quelli sani, disincentivi al consumo di bevande zuccherate.
LEGA NORD/ Efficienza, attenzione e rispetto per le persone
La priorità è tutelare il principio universalistico su cui si fonda la legge 833 che ha istituito il Ssn: senza un efficace universalismo, è la tesi della Lega Nord, non potranno essere garantiti sviluppo e opportunità di miglioramento a tutti i cittadini. Secondo il partito guidato da Matteo Salvini, occore procedere alla «formazione di una classe dirigenziale di “gestori” della sanità, in grado di dare convintamente vita ad un sistema sanitario capace di coniugare le esigenze di utilizzo attento di risorse sempre più ridotte con la qualità di prestazioni sanitarie». La sanità dovrà essere «universalistica, finanziata prevalentemente dal sistema fiscale e quindi non dai singoli, riducendo al minimo la loro compartecipazione, ugualitaria nell’accesso e nella erogazione delle prestazioni, trasparente nella gestione delle risorse attraverso i costi standard». Altolà, invece, a una sanità che «per comodità (o meglio incapacità) di chi sarà chiamato a gestire il Paese, introduca un modello privatistico prevalentemente assicurativo, ripercorrendo in chiave più moderna il sistema mutualistico introdotto negli anni ’30 del secolo scorso».
Formare «gestori» che dovranno farsi garanti del Ssn, è un compito che spetterà a una Scuola per l’alta dirigenza sanitaria pubblica.
Quanto alla riorganizzazione delle cure tra ospedale e territorio, la Lega propone il modello Veneto – con ospedali su rete “hub and spoke” e aziende ospedaliere universitarie integrate con il Ssr, indispensabili ai fini della ricerca e della formazione del personale sanitario – e l’adozione di un “triage territoriale” collocato nei distretti sanitari e visto come strumento indispensabile per una presa in carico socio-sanitaria del paziente.
Aumento del numero dei laureati, aumento delle borse di studio per gli specializzandi e attuazione dell’articolo 22 del Patto per la salute sono le ricette proposte per far fronte a carenze e inadeguatezze di personale. Vanno poi «sviluppate e riviste» le forme di associazione dei medici di medicina generale, a favore dei servizi territoriali, con la presenza di farmacie di servizi e farmacie rurali. Il territorio avrà bisogno anche di strutture a bassa intensità di cure, per far fronte all’invecchiamento della popolazione, mentre va completata la rete dedicata alle patologie oncologiche.
FORZA ITALIA/ «Una buona salute per tutti» aprendo al privato
Primo: eliminare i ticket per il Pronto soccorso e la specialistica. Poi, esenzione totale dalla compartecipazione sui farmaci per tutti gli “over 65”. Questo è solo il primo passo del programma di Forza Italia, che – prescindendo dall’esistente – lancia la sua proposta di un «Piano nazionale», concordato con le Regioni, su: Prevenzione, Innovazione tecnologica, Realizzazione di nuovi ospedali per acuti, Rsa e residenze socio-assistenziali, Istituzione della medicina scolastica e Potenziamento di quella territoriale.
Nel menu del partito di Silvio Berlusconi anche – nell’ambito di un «nuovo modello di erogazione di Lea uniformi per tutto il territorio nazionale – la riformulazione dell’attuale modello di governance delle Asl, «utilizzando nuovi sistemi di selezione, trasparenti e meritocratici, sia per la nomina delle direzioni generali, sia per la nomina di primari». Poi, va ripensato «il sistema della convenzione Ssn, oggi centrato su Mmg e pediatra di libera scelta, estendendolo ad altre figure professionali: infermieri, fisioterapisti, psicomotricisti, assistenti sociali».?Che dovrebbero operare non in case della salute ma «in uno studio professionale (come oggi il Mmg e il Pls), fruibile gratuitamente dal cittadino previa iscrizione. «Gli infermieri sono 400mila – affermano ancora da FI – e cercano nuovi spazi professionali». Quanto ai medici, la richiesta è per un aumento delle borse di studio per le scuole di specializzazione per le quali il fabbisogno non è soddisfatto.
Sulle liste d’attesa si propone un piano nazionale triennale tramite «Patto vincolante con le Regioni».
Al capitolo risorse – necessarie a finanziare innovazione tecnologica, nuovi ospedali per acuti, Rsa e Rssa – si punta, per il Sud, sui Fondi strutturali e, per le altre Regioni, su finanziamenti che sarebbero ottenuti attraverso la Bei (Banca europea degli investimenti). E ancora, oltre agli incentivi allo sviluppo delle varie forme di PPP (Partnership Pubblico Privato) previste dal Dpr 2017/2010, Forza Italia propone di attingere ad agevolazioni fiscali (Health Technology Bonus) per imprese non collegate alla sanità e a privati che adottino una parte del parco tecnologico di un’azienda sanitaria pubblica, sostenendone i costi di manutenzione e rinnovo. Incentivi che «potrebbero assumere la forma del credito d’imposta».
A chiudere le proposte, una serie di input di tono epidemiologico/preventivo: programmi di screening oncologico omogenei sul territorio nazionale, reti integrate per il trattamento delle patologie a sviluppo interregionale, potenziamento della rete costruita dalla Federazione dei centri per la diagnosi della trombosi e la sorveglianza delle terapie antitrombotiche.
PARTITO DEMOCRATICO/ «Prendersi cura delle persone»
Per rafforzare e difendere il modello sociale europeo, dobbiamo innanzitutto rendere più europeo e più universale lo stato sociale italiano». Questo è il presupposto del capitolo «Prendersi cura delle persone», contenuto nel programma elettorale del Partito democratico, all’insegna di un «universalismo selettivo». Le priorità: aumentare il Fondo sanitario al ritmo già seguito (5 miliardi in 5 anni) e aggiornare il Patto per la salute, puntando a superare le differenze regionali. Primo obiettivo del nuovo Patto sono prevenzione e medicina d’iniziativa, passando dal potenziamento e dalla riorganizzazione della medicina del territorio e avviando un sistema di premialità per le Regioni più attive. Secondo: un Piano nazionale per le liste d’attesa, che recepisca le best practice regionali. Terzo: nuova governance del farmaco e dei dispositivi medici, attraverso un ripensamento del sistema dei tetti di spesa. Quarto: informatizzazione e digitalizzazione della sanità, favorendo la personalizzazione delle cure attraverso l’uso ottimale della telemedicina, del Fse, delle cartelle cliniche informatizzate delle anagrafi vaccinali. Tutti da valorizzare i ricercatori del farmaco che combattono soprattutto le malattie rare, «anche attraverso strumenti di aiuto fiscale che facciano dell’Italia la capitale mondiale dell’innovazione in questo settore». E ancora: il Pd intende condurre «una battaglia civile e culturale contro gli apprendisti stregoni», così come è stato fatto con la difesa dell’obbligatorietà dei vaccini (si promette anche la piena attuazione del piano di prevenzione vaccinale.
Un occhio particolare al costante invecchiamento della popolazione: il Pd di Matteo Renzi punta sulla valorizzazione dello sport e dell’educazione motoria a tutti i livelli e sul sostegmo alla non autosufficienza. La promessa? «Aumenteremo l’indennità in base ai bisogni effettivi delle persone, dando libertà di scelta tra assegno e budget di cura». L’indennità, promettono dal Pd, aumenterà per tutti e arriverà a raddoppiare per i casi più gravi. I finanziamenti aggiuntivi saranno reperiti attraverso un contributo specifico di 0,5% della retribuzione lorda. La disabilità? Va aiutata fin dall’inizio: investendo in nuovi strumenti tecnologici che consentano l’inserimento e il potenziamento della partecipazione scolastica, creando una rete di servizi (con percorsi ad hoc di alternanza scuola-lavoro) e promuovendo l’inclusione universitaria (borse di studio ad hoc, sgravi fiscali e supporto all’assistenza, accesso a tecnologie appropriate.
Altra priorità è il sostegno al Terzo settore (700mila lavoratori, il 4,3% del Pil): sì alla piena attuazione del servizio civile universale, ma anche a un mese di servizio civile in sinergia tra scuola e Terzo settore, «favorendo assunzioni e stabilizzazioni con un nuovo sistema agevolativo».
LIBERI E UGUALI/ «Una sanità pubblica davvero, per tutti»
«L’insieme delle nostre proposte è in grado di produrre un effetto complessivo estremamente significativo non solo sul benessere della popolazione ma anche sull’occupazione in modo diffuso in tutto il Paese». Così la Lista Liberi e Uguali, capitanata dal presidente del Senato Pietro Grasso, presenta il suo programma tematico in sei punti, all’insegna dello slogan «La Sanità è per tutti – Una Sanità pubblica, davvero».
«Da 40 anni – è la premessa – il nostro Paese dispone di un sistema sanitario che garantisce a tutti la tutela della salute sulla base del principio che paga chi può (con la fiscalità generale) a favore di chiunque ne abbia bisogno. Eppure oggi il diritto alla salute è sempre meno rispettato: le procedure di accesso ai servizi sono sempre più complicate, i ticket sono più elevati del prezzo delle prestazioni, le liste d’attesa sono sempre più lunghe, le famiglie sono lasciate sole nell’assistenza alle persone con disabilità, le diseguaglianze sono sempre più ampie, le strutture e le tecnologie sono obsolete e persino l’ordinaria manutenzione è carente». Da qui la richiesta che «la salute torni ad essere una priorità», lavorando sulle tre dimensioni della crisi: i valori, il funzionamento e il finanziamento. Se i valori da rilanciare sono quelli sanciti dalla Costituzione e dalla legge 833 del 1978, sotto il profilo del finanziamento è necessario intanto «prevedere un graduale aumento del Fondo sanitario, aggiornare i criteri di riparto tra le Regioni e individuare una specifica strategia per il superamento del divario Nord-Sud. Altolà ai fondi sanitari integrativi – che la lista Leu indica come «in realtà sostitutivi rispetto al Ssn» – perché «costosi e discriminanti, prevedendo regole più precise e rivedendone le agevolazioni fiscali».
Quanto al funzionamento del sistema, per Leu serve un «rinnovamento strutturale del modello di cura, che superi quello centrato sull’attesa e sull’ospedale e punti, oltre che sulla lotta agli sprechi, sulla prevenzione primaria (inserendo la salute in tutte le politiche, ndr), sulla radicale riorganizzazione e sul potenziamento dei servizi territoriali basata sulla sanità d’iniziativa all’interno delle Case della salute e con il coinvolgimento delle comunità locali».
Il Sole 24 Ore sanità – 7 marzo 2018