Il Dna barcoding può essere utilizzato in diversi contesti come strumento universale per la tracciabilità alimentare. E’ quanto sostengono i ricercatori delle Università di Milano-Bicocca e di Trieste in un uno studio pubblicato sulla rivista Food Research International.
Il Dna barcoding è un metodo di studio biomolecolare che utilizza parti di Dna come se fossero codici a barre, per riconoscere e classificare in modo oggettivo le varie specie animali e vegetali. Gli autori hanno comparato i risultati di diversi studi precedenti riguardanti l’efficacia del Dna barcoding come strumento di tracciabilità alimentare. Inoltre sono state considerate anche altre applicazioni come il controllo qualità e il rilevamento di frodi commerciali. In particolare, si sono focalizzati sull’applicabilità di questo strumento per l’identificazione e la tracciabilità dei frutti di mare, carne, vegetali,prodotti lattiero caseari e prodotti alimentari trasformati.
Frutti di mare
Il sistema è risultato particolarmente efficace quando applicato ai frutti di mare, questo perché:
A) rispetto ad altre fonti animali come ad esempio bovini, pecore, capre, cavalli il numero di specie è molto più vasto permettendo così di migliorare l’efficacia della tecnica;
B) i metodi classici di identificazione non sono utili in molti casi, dato che in seguito ai processi di trasformazione le caratteristiche morfologiche possono andare perdute;
C) spesso consente l’identificazione di varietà locali e quindi l’origine del prodotto.
Tuttavia, secondo i ricercatori saranno necessari ulteriori studi su altre varietà di crostacei e frutti di mare finora non considerate (come ad esempio granchi e aragoste) prima di confermare l’utilizzo di questa tecnica come strumento di tracciabilità pienamente affidabile.
Carne
Discorso più complesso invece per quanto riguarda l’applicabilità del DNA barcoding sulla carne. Gli autori hanno infatti notato che ci sono diversi casi di specie o razze con lo stesso profilo DNA. In questo caso l’utilizzo del sistema non sarebbe in grado di stabilire una corretta identificazione, rendendo di fatto pressoché impossibile rintracciare alcuni prodotti a base di carne. Un esempio è quello del bestiame, dove molte razze sono ottenute mediante ibridazione.
Vegetali
Nessuna limitazione tecnica invece per quanto riguarda l’applicabilità del DNA barcoding per la tracciabilità delle materie prime vegetali. Tuttavia, la ridotta diversità genetica richiede spesso l’analisi di ampie porzioni del genoma. E questo oltre che ad incidere sui costi è in contrasto con la metodologia di base del DNA barcoding, che prevede solo l’analisi di regioni brevi o universali di DNA. Per quanto riguarda i prodotti lattiero-caseari gli autori sottolineano che anche se non esistono attualmente studi basati su un rigoroso approccio del DNA barcoding, l’utilizzo di strumenti molecolari per la caratterizzazione e la tracciabilità di questi prodotti viene valutato positivamente.
Alimenti trasformati
Per quanto riguarda infine gli alimenti trasformati il DNA barcoding è stato utilizzato per identificare le varietà di frutta negli yogurt, i residui di frutta nei succhi, puree, cioccolatini, biscotti, varietà di tè ecc. Durante il processo di lavorazione la struttura del DNA di molti ingredienti (come ad esempio sementi, frutta, piante e parti di animali) può venire modificata da fattori fisici (riscaldamento, ebollizione, radiazioni UV) o chimici (aggiunta di conservanti alimentari o dolcificanti artificiali). Per questo motivo l’applicazione del DNA barcoding sulle merci trasformate potrebbe risultare inefficace.
Bruni I, De Mattia F, Martellos S, Galimberti A, Savadori P, et al. (2012) DNA Barcoding as an Effective Tool in Improving a Digital Plant Identification System: A Case Study for the Area of Mt. Valerio, Trieste (NE Italy)
sicurezzaalimentare.it – 7 febbraio 2013