Primari e professori universitari ptranno essere rottamati, ma non prima dei 68 anni (che restano 65 per gli altri medici). Nel testo l’emendamento del relatore, Emanuela Fiano (Pd) in cui si prevede la possibilità di mandare a riposo i dirigenti medici e del ruolo sanitario del Ssn sempre a 65 anni, che diventano però 68 per i «responsabili di struttura complessa» e per i professori universitari del Senato accademico «senza pregiudizio per la continuità dei corsi di studio e comunque non prima del termine dell’anno accademico nel quale l’interessato ha compiuto il sessantottesimo anno di età». La fiducia al Governo sul decreto Pa è stata votata all’1.20 di stanotte in Aula a Montecitorio con 346 sì , 176 no e 10 astenuti. DL 90: ecco il testo
Dalle 9.30 di stamane l’assemblea avvia l’esame degli ordini del giorno per poi passare alle dichiarazioni di voto finali. E il via libera, salvo sorprese, dovrebbe arrivare in giornata. Il Dl, che scade il 24 agosto, dovrà poi passare all’esame del Senato
L’emendamento Fiano prescrive anche, sempre per i professori, che per ciscuno di loro a cui è applicata la nuova regola la relativa Università «procede prioritariamente all’assunzione di almeno un nuovo professore, con esclusione dei professori e dei ricercatori a tempo indeterminato già in servizio presso la stessa Università» o all’attivazione «di almeno un nuovo contratto per ricercatore a tempo determinato».
Nel testo ci sono anche le altre modifiche già votate dalla Affari costituzionali.
Assicurazioni obbligatorie nel privato, ma non c’è più la scadenza del 15 agosto
La modifica alla legge Balduzzi (legge 189/2012) votata in commissione Affari costituzionali prevede la specifica che l’assicurazione obbligatoria da parte delle aziende sanitarie vale anche per l’intramoneia e soprattutto sempre a questo proposito l’estensione non solo alle aziende Ssn, ma anche alle strutture o enti privati che lavorino in autonomia o in accreditamento con il Ssn e a chiunque assicuri prestazioni sanitarie a terzi , di dotarsi di «copertura assicurativa o di altre analoghe misure per responsabilità civile verso terzi (RCT) e per responsabilità civile verso prestatori d’opera (RCO), a tutela dei pazienti e del personale» (VEDI).
Naturalmente resta cancellato come già scritto nel testo originario) l’obbligo di polizza per i medici che sarebbe altrimenti scattato il 15 agosto prossimo, grazie a una modifica che all’articolo 27, comma c), del Dlsi legge: «Al comma 4, primo periodo (dell’articolo 3 del decreto Balduzzi, legge 189/2012, ndr) le parole “Per i contenuti” sono sostituite dalle seguenti: “Nel rispetto dell’ambito applicativo dell’articolo 3, coma 5, lettera e) del decreto legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito con modificazioni dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, per i contenuti”».
Così riformulata, la norma della legge Balduzzi suona così: «Nel rispetto dell’ambito applicativo dell’articolo 3, coma 5, lettera e) del decreto legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito con modificazioni dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, per i contenuti e le procedure inerenti ai contratti assicurativi per i rischi derivanti dall’esercizio dell’attività professionale resa nell’ambito del Servizio sanitario nazionale o in rapporto di convenzione, il decreto di cui al comma 2 (il Dpcm volto ad agevolare l’accesso alla copertura da parte dei sanitari, ndr) viene adottato sentita altresì la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano. Resta comunque esclusa a carico degli enti del Servizio sanitario nazionale ogni copertura assicurativa della responsabilità civile ulteriore rispetto a quella prevista, per il relativo personale, dalla normativa contrattuale vigente».
Stop alla “libertà di struttura”
Cancellazione dell’annullamento dell’obbligo di rilascio da parte della Regione della certificazione di compatibilità del progetto di realizzazione di nuove strutture sanitarie private, riferita al fabbisogno complessivo e alla localizzazione territoriale della struttura da realizzare, in funzione della presenza di attività analoghe sul territorio regionale. Il risultato sarebbe stato la libertà per i privati di costruire strutture sanitarie al di fuori di ogni programmazione regionale.
Rimborsi agli emotrasfusi
Aggiunto anche un articolo 27bis per riconoscere ai pazienti danneggiati da emotrasfusioni infette e da vaccinazioni obbligatorie una riparazione una tantum di 100 mila e 20 mila euro per ciascun danneggiato. Obiettivo, sbloccare l’iter dei ristori economici per circa 6.500 cittadini che hanno presentato domanda entro il 19 gennaio 2010, semplificando le procedure di liquidazione.
Specializzandi: riforma dal 2014-2015
E infine il ritocco per gli specializzandi, precisando che l’anno accademico 2014/2015 è il termine inderogabile per l’applicazione del riordino degli ordinamenti delle scuole di specializzazione medica e della loro durata
La rassegna stampa
Dl Pa, il Governo pone la fiducia. Sarà elevata a 68 anni l’età per pensionare primari. Spazio agli incarichi per gli ex vertici degli Ordini
Riprendono i lavori nel cantiere del decreto legge Pa alla Camera. Quando la sua approvazione in aula sembrava ormai questione di ore ecco il colpo di scena: l’arrivo di un nuovo pacchetto di emendamenti del relatore Emanuele Fiano (Pd). Incluso quello che sposta a 68 anni l’età per i pensionamenti d’ufficio dei primari e dei professori universitari e che è stato sottoposto ieri sera alla commissione Affari costituzionali insieme agli altri rilievi della Bilancio. Dopo il nuovo via libera il testo dovrebbe tornare all’esame dell’assemblea. Blindato dalla fiducia che l’esecutivo ha posto ieri nella tarda serata e che dovrebbe essere votata stasera dopo le 23. Anche se va registrato un nuovo scontro Mef-Parlamento sulle coperture. Nel caso di specie su quota 96.
Partiamo dalla pensionabilità a 62 anni dei dirigenti. Che resterà tale. Con una modifica per sanità e università. Viene elevata infatti a 68 anni l’asticella per “pensionare” i medici «responsabili di struttura complessa» e i professori universitari. Per questi ultimi, però, il licenziamento per sopraggiunti limiti di età potrà scattare solo alla fine dell’anno accademico in cui li hanno compiuti e su decisione del Senato accademico. Con un vincolo in più: per ogni docente che andrà via bisognerà assumerne un altro oppure un ricercatore a tempo indeterminato.
Il restyling di ieri ha investito in più punti anche la scuola. In primis «quota 96». La Bilancio, da un lato, ha chiesto di specificare meglio la decorrenza della liquidazione per i docenti intenzionati a sfruttare il ripristino
Voci d’impresa dei requisiti pensionistici pre-riforma Monti-Fornero (con una somma di età anagrafica e contributiva pari appunto a 96, ndr). Dall’altro, ha proposto di introdurre una copertura aggiuntiva di 600mila euro per le lavoratrici che prima della riforma citata avevano chiesto il passaggio al metodo di calcolo contributivo per l’assegno previdenziale e che oggi vogliono invece optare per uno misto contributivo-retributivo. Risorse che arriveranno da una corrispondente riduzione del Fondo per i comuni montani istituito dalla Finanziaria 2013. Modifiche che il presidente della commissione Bilancio, Francesco Boccia (Pd) ha commentato così: «Impegno rispettato sulla scuola. Via libera a quota 96 nonostante l’incomprensibile parere contrario del Mef». Ma proprio dal Mef in serata è filtrato un forte disappunto per la posizione assunta dal Parlamento che ha di fatto ignorato il parere negativo sul punto della Ragioneria generale dello Stato.
Degna di nota è infine un’altra modifica a firma Fiano. La regola per cui non si possono ricoprire incarichi una volta in pensione non riguarderà solo i membri delle giunte degli enti territoriali ma anche i componenti o i titolari degli organi elettivi di ordini e collegi professionali. (Il Sole 24 Ore – 30 luglio 2014)
Il pensionamento d’ufficio sale a 68 anni per i primari e professori universitari
Dopo i magistrati, ecco i primari e i professori universitari. Anche per loro la riforma della Pubblica amministrazione prevede una deroga riguardo all’abolizione del trattenimento in servizio, ovvero alla possibilità di restare al lavoro dopo il raggiungimento dei requisiti per accedere alla pensione. E’ la strada maestra — secondo il governo — per realizzare la staffetta generazionale e creare nuovi posti per i più giovani. Ed è uno anche dei punti fondamentali del decreto in scadenza al 24 agosto sul quale ieri l’esecutivo ha posto il voto di fiducia.
Se per i dipendenti pubblici il tetto resta fissato a 62 anni, per medici primari e professori universitari l’iniziale limite a 65 è stato innalzato a 68 anni. Il limite dei 65 resterà valido per i medici non primari e non sarà applicato ai ricercatori universitari, che resteranno sotto al tetto dei 62 anni come il resto dei dipendenti pubblici. Così prevede un emendamento di Emanuele Fiano (Pd) relatore in commissione affari costituzionali alla Camera. Una deroga, questa, che si aggiunge a quella già prevista per i magistrati, che potranno restare al lavoro fino a 70 anni (oggi 75) e che vedranno applicata la nuova regola solo da gennaio 2016 (per tutte le altre categorie la novità scatterà dal prossimo ottobre). La deroga però non sarà applicata agli avvocati di Stato.
Per quanto riguarda la scuola, la Commissione Bilancio alla Camera ha dato il via libera allo sblocco dei 4 mila pensionamenti, la cosiddetta «quota ‘96», nonostante il parere contrario del Mef che non avrebbe apprezzato la copertura proposta: un taglio lineare alle spese della amministrazione centrale. La soluzione, secondo il Tesoro, sposterebbe le limitate risorse a disposizione dalla crescita alla spesa pensionistica, con il rischio di alimentare le aspettative di altre categorie. (Repubblica – 30 luglio 2014)
Primari e docenti, pensione dopo i 68 anni. La Camera alza la soglia di età prevista per le uscite obbligatorie
Per professori universitari e medici primari il pensionamento d’ufficio potrà scattare dopo i 68 anni. È una delle novità del decreto legge di riforma della Pubblica amministrazione contenuta in un emendamento del relatore in commissione Affari costituzionali della Camera, Emanuele Fiano (Pd). Il provvedimento ora è in attesa del parere della commissione Bilancio, prima di tornare nell’aula di Montecitorio. Dopo la polemica di questi giorni per l’abbassamento obbligatorio a 65 anni del pensionamento di medici e professori, viene dunque rivista al rialzo la soglia minima. Per i medici ospedalieri il limite resta 65 anni, mentre per i ricercatori universitari scende a 62. Ma intanto è scontro aperto tra i rettori e il governo: a prendere le difese della categoria è il presidente della Crui (conferenza rettori), Stefano Paleari, che ha scritto al ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, per chiedere che ciò che riguarda l’università sia oggetto di un provvedimento apposito.
In realtà la vera deroga alla legge Fornero sulle pensioni è altrove: nella salvaguardia dei cosiddetti «quota 96», i 4 mila insegnanti e collaboratori scolastici che sono rimasti impigliati tra i vecchi e i nuovi criteri pensionistici e che, dopo 31 mesi di attesa, dovrebbero ora poter andare in pensione dal 1° settembre.
La commissione Bilancio della Camera ieri ha detto «sì» allo sblocco dei 4 mila pensionamenti nella scuola, «nonostante — spiega il presidente Francesco Boccia (Pd) — il parere contrario del ministero dell’Economia», motivato dalla contrarietà della Ragioneria ma superato dalla «spinta all’innovazione» della commissione. Parole che hanno lasciato l’amaro in bocca al Mef dove, sottolinea che le obiezioni della Ragioneria non erano assolute ma riguardavano la particolarità che le coperture venissero da tagli lineari ma anche il fatto che gli insegnanti «quota 96» un lavoro ce l’hanno, a differenza di altre categorie «salvaguardate», e che in questo modo si smonta pezzo pezzo la legge Fornero.
E infatti se la soluzione per i «quota 96» diventerà legge, salirà a sette il numero delle deroghe alla contestata riforma dell’ex ministro del Lavoro del governo Monti, Elsa Fornero, tutte relative a varie categorie di «esodati». La prima salvaguardia, prevista dal decreto Salva-Italia, ha riguardato 65 mila lavoratori e ha trovato attuazione con il decreto ministeriale 1° giugno 2012. La seconda è stata prevista dal decreto legge 95 del 2012 («spending review») per altri 55 mila lavoratori. La terza è stata inserita nella legge di Stabilità per il 2013 e ha riguardato 10.130 lavoratori. La quarta, che ha interessato 6.500 persone, è stata introdotta con il decreto legge 102 del 31 agosto 2013, convertito dalle legge 124/2013 (successivamente il decreto 101/2013 ha disposto un ulteriore contingente di 2.500 lavoratori, familiari di disabili che abbiano assistito il disabile nel 2011). La quinta salvaguardia è stata introdotta dalla legge di Stabilità 2014 e riguarda 23 mila pensionandi. La sesta è stata approvata alla Camera lo scorso mese, riguarda 32 mila persone e aspetta il via libera del Senato. «In totale le deroghe alla Fornero costano 11 miliardi e 600 milioni — sintetizza Cesare Damiano, presidente commissione Lavoro alla Camera —. Ma sono giuste perché mettono al riparo 170 mila persone che sarebbero diventate nuovi poveri» . (Valentina Santarpia – Il Corriere della Sera – 30 luglio 2014)
30 luglio 2014