Come già anticipato per risolvere la questione dei precari in sanità (più di 35.000) il Dl Pa approvato prevede l’emanazione di un Dpcm, da adottare entro tre mesi dall’entrata in vigore del decreto legge, su proposta del Ministro della salute. Il contenuto del decreto sarà condiviso con le Regioni e le Province Autonome, al fine di accelerare il percorso attuativo di competenza di queste ultime. Uno strumento idoneo, lo ha definito il ministro Beatrice Lorenzin, per affrontare il tema del precariato, che nel Ssn ha assunto dimensioni tali da mettere in crisi la qualità delle prestazioni erogate, specie nelle Regioni in piano di rientro. Il testo. Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il Decreto legge sulla Pa, approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 26 agosto, che contiene anche misure per la stabilizzazione dei precari.
Per quanto riguarda le disposizioni urgenti in tema di immissione in servizio di idonei e vincitori di concorsi, nonché di limitazioni a proroghe di contratti e all’uso del lavoro flessibile nel pubblico impiego previste dall’articolo 4 del Dl, per la sanità al comma 10 si precisa che “Per gli enti del Servizio sanitario nazionale, tenuto conto dei vincoli assunzionali previsti dalla normativa vigente, si procede all’attuazione dei commi 6, 7, 8 e 9, anche con riferimento alle professionalità mediche e del ruolo sanitario, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto-legge, su proposta del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro per la pubblica amministrazione, di intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano”.
Il provvedimento – approvato il 26 agosto dal Consiglio dei ministri – affronta la specificità del settore – che ha caratteristiche diverse dal resto della Pubblica amministrazione – affidando la procedura di intervento selettiva a un decreto del presidente del Consiglio dei ministri, da adottare entro tre mesi, su proposta del ministro della Salute, di concerto con il ministro dell’Economia e delle finanze e con il ministro per la Pubblica amministrazione, di intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano. Il tavolo Stato-Regioni per il Ssn dovrebbe essere avviato entro fine anno con l’obiettivo di chiudere il precorso entro il 2014.
Sui contenuti del decreto e sull’impegno espresso dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, per far ampliare agli operatori del settore sanitario le misure antiprecariato inizialmente destinate agli altri settori della Pubblica amministrazione hanno espresso il proprio apprezzamento tutti i sindacati di categoria. Per il segretario nazionale Anaao Assomed, Costantino Troise, il provvedimento rappresenta «una boccata di ossigeno in una partita che sembrava persa fin dall’inizio. «Ora – ha aggiunto – occorre che ministro e sindacati continuino ad impegnarsi a fondo per evitare il collasso totale del Servizio sanitario nazionale», sottolinea Troise.
Dello stesso avviso Riccardo Cassi, presidente Cimo-Asmd. «Finalmente un segnale positivo. Adesso però vanno create le condizioni perché non si riformi di nuovo un precariato e ci auguriamo che il Dpcm possa risolvere in maniera definitiva la questione senza creare ulteriori danni al Ssn: l’attuale sistema ha mostrato i suoi limiti, se vogliamo salvare il servizio sanitario nazionale e rimotivare chi ci lavora occorre cambiare».
Di una grande boccata di ossigeno per la sanità «che porterà, finalmente, tantissimi colleghi alla conquista, dopo tanti anni, di quel sospirato posto di lavoro», parla anche Biagio Papotto, segretario generale Cisl medici. Mentre resta tiepido il giudizio della Cgil. In una nota congiunta Cecilia Taranto, segretaria nazionale Fp-Cgil, e Massimo Cozza, segretario nazionale Fp-Cgil Medici hanno definito l’intervento previsto col decreto «un primo passo insufficiente». «Il provvedimento – hanno spiegato – rischia di essere difficilmente applicabile in presenza di vincoli di bilancio e di situazioni finanziarie che potrebbero vanificarne gli effetti. Nelle condizioni attuali il Dl non dà alcuna garanzia, ma offre semplicemente al sistema sanitario un’opportunità difficile da cogliere a seguito dei pesanti e persistenti tagli operati negli ultimi anni»
1 settembre 2013 – Quotidiano sanita e Sole 24 Ore sanità