Il rinvio dell’obbligo del bancomat per commercianti e professionisti sarà solo fino a giugno 2014 e non più fino al giugno 2015. Lo prevede la versione definitiva dell’emendamento approvato ieri dalla commissione Affari Costituzionali del Senato al Dl milleproroghe. Il provvedimento è ora all’esame dell’Aula di Palazzo Madama.
Gli emendamenti ieri in commissione
Ieri in commissione affari costituzionali in Senato erano stati approvati due emendamenti identici a prima firma Hans Berger (Autonomie) e Andrea Augello (Ncd), che prevedevano lo slittamento dell’obbligo fino al giugno 2015 «al fine di consentire alla platea degli interessati di adeguarsi all’obbligo di dotarsi di Pos». Ma già in serata il sottosegretario ai rapporti con il Parlamento, Sabrina De Camillis, interpellata dal Sole 24 Ore, aveva annunciatio che il rinvio sarebbe stato di soli 6 mesi, quindi giugno 2014.
«Una norma iniqua, che ignora i problemi delle imprese e scarica su di esse tutto il peso – in primo luogo economico – del provvedimento, senza affrontare il vero ostacolo alla diffusione della moneta elettronica: il costo globale troppo alto dell’utilizzo di carte di credito e di debito in Italia, il 50% in più rispetto alla media europea». Così Confesercenti commenta l’entrata in vigore, prevista fra 60 giorni, del decreto ministeriale attuativo che renderà obbligatoria l’accettazione delle carte di debito e di credito per i pagamenti di importo superiore ai 30 euro, sia per le transazioni con le imprese per l’acquisto di beni e servizi sia per i professionisti.
«Gli esercizi caratterizzati da pagamenti di piccola entità – come i gestori carburanti, i tabaccai, gli edicolanti, i bar ed altri – vedranno il proprio margine dimezzarsi o azzerarsi, andando addirittura in rosso». «Un problema riconosciuto anche dallo Stato – evidenzia Confesercenti – non a caso il decreto liberalizzazioni, per i carburanti, proponeva la gratuità delle commissioni in caso di pagamenti fino a 100 euro, anche se al provvedimento non è stato dato seguito. È verosimile che alcune imprese escano dal mercato o smettano di offrire alcuni servizi: qualcuno deve spiegarci come questo possa tramutarsi in un vantaggio per i consumatori».
Il Sole 24 Ore – 29 gennaio 2014