Il primo ad essere sdoganato dall’Unione Europea, pronto per arrivare sulle tavole degli italiani è stato il tenebrio molitor più noto come tarma della farina. Poi si è aggiunta la locusta migratoria, quindi i grilli domestici in polvere parzialmente sgrassata e ultima, in ordine di tempo la larva del verme della farina minore, che alla fine dello scorso gennaio ha avuto il lasciapassare per entrare a far parte della cucina tricolore (appena candidata come patrimonio dell’umanità Unesco). Sono i quattro insetti che, ad oggi, rientrano nel cosiddetto «novel food» il cibo nuovo che ha lanciato la sua sfida anche da noi, nella patria della dieta mediterranea. Sollevando non poche critiche fra alzate di scudi, e di piatti, di tanti oppositori che hanno fatto muro contro l’ingresso di questa fonte proteica alternativa che, piaccia o no, si prevede avrà una crescita inarrestabile. Secondo i dati dell’ultimo report di Nomisma per la IX Conferenza economica di Cia-Agricoltori Italiani dello scorso febbraio la produzione aumenterà in maniera esponenziale, con un impiego di insetti come ingredienti nei prodotti alimentari superiore di 180 volte. Si passerà dalle 500 tonnellate del 2019 alle 900 del 2025 per poi arrivare a 260 mila nel 2030 quando i consumatori di cibi insettivori, nei Paesi dell’Unione Europea, saranno quasi 400 milioni. Nei prossimi tre anni si stima un aumento del 5% della vendita di pane, sostituti della carne e nutraceutici a base di farina di insetti che già si trova in alcuni prodotti in vendita già da tempo. Per esempio nelle chips alla camola della farina proposte fin dalla primavera del 2021 in diversi supermercati del nord Italia da un’azienda vicentina, Fucibo, che lo scorso autunno ha aggiunto i biscotti sugli scaffali. «A breve – informa Leonardo Pezzato titolare e fondatore dell’azienda di novel food – lanceremo la pasta e i craker sempre a base di tenebrio molitor. E poi seguiranno i prodotti con la farina di grillo». Quest’ultima, molto più cara di quella comune (per un chilo si spende tra i 75 e gli 80 euro) ha esordito un mese fa nel «Grillo Cheeseburger», disponibile in un locale milanese, «Pane & Trita, in edizione limitata al costo di 13.90 euro. E sono stati in tanti a volerlo provare. A Torino invece Enrico Murdocco ha creato il primo pane con farina di grilli mescolata a grano tenero e grani siciliani.
Chi invece difficilmente si convertirà al novel food è il pizzaiolo napoletano Gino Sorbillo che pochi giorni fa dopo aver cotto una pizza a base di Acheta domesticus come provocazione l’ha definita «una porcheria».
Eppure non è da oggi che mangiamo gli insetti senza saperlo: si trovano in forma di colorante o in piccolissimi frammenti in alimenti o bevande insospettabili. Un esempio per tutti la cocciniglia, insetto parassita e infestante appartenente all’Ordine dei Rhynchota, usata per tinteggiare di rosso tanti prodotti, dai bitter agli yogurt, dai succhi d’arancia alle caramelle gommose colorate. Fino a qualche anno fa si ritrovava anche nell’Alchermes e nel Campari, poi è stata sostituita da coloranti vegetali.
È una sostanza autorizzata, certo. Ed è indicata con una sigla (E120) o con il termine carminio, ma quanti sanno a cosa corrisponde? Da qui l’importanza dell’informazione e delle etichette chiare perché ciascuno, che sia sensibile ad allergeni o abbia fatto una scelta vegana sia libero di ingerire cosa vuole, sapendo bene di cosa si tratta. Il dibattito fra favorevoli e contrari è destinato a continuare. —