Secondo il Panel Ismea-Nielsen, gli acquisti alimentari domestici delle famiglie italiane, a differenza dell’andamento stagnante del 2019 (+0,4%), continuano a crescere anche dopo la fine del lockdown. Il primo semestre del 2020 ha fatto registrare un incremento in valore degli acquisti di cibi e bevande del 9,2% su base annua, diventando la variazione più alta degli ultimi 10 anni. L’andamento positivo degli acquisti alimentari delle famiglie è una diretta conseguenza della chiusura del circuito Ho.re.ca nei mesi clou dell’emergenza sanitaria, e di una ripartenza ancora stentata del canale extra domestico, almeno fino al mese di giugno, legata alle restrizioni degli spostamenti e alle modalità di lavoro a distanza di molti italiani.
I dati del Panel Ismea Nielsen hanno evidenziato un importante aumento dei consumi delle famiglie: nel mese di marzo un +18% su base annua ha ridato slancio al primo trimestre, poi nei mesi di aprile e maggio le vendite sono proseguite con crescite a doppia cifra (+11% e +14%), in parte penalizzate da una Pasqua e un ponte del primo maggio senza possibilità di convivialità; nel mese di giugno, con il graduale ritorno alla normalità, il trend positivo si è leggermente affievolito attestandosi comunque a +7%, facendo sì che il secondo trimestre si chiudesse con un incremento di spesa medio dell’11%, dopo il +7% del primo trimestre.
I vari comparti, seppur tutti con risultati positivi rispetto al 2019, hanno avuto una crescita della spesa di diversa intensità: in particolare carni, formaggi, ortofrutta e oli hanno avuto incrementi superiori alla media (rispettivamente +10,5%, +12,5% , +12%, +13,5% ), mentre aumenti sotto la media sono stati registrati dalle acque e bevande analcoliche (+3,5%) e dai prodotti ittici (+4,4%).
In relazione alla scelta dei canali distributivi, prevale quello dei Supermercati, con uno share del 43% ed un trend positivo del 11,6%; e di pari entità è la crescita della spesa nei Discount (+11,7%), con uno share del 15%. Il quadro della situazione si è mostrato in questo arco temporale molto dinamico: nel mese di marzo dopo un iniziale orientamento quasi esclusivo verso la GDO si è registrato infatti un passaggio ai negozi “di vicinato” (anche frutterie e macellerie). Il trend del canale di vendita “negozi tradizionali” pur rappresentando solo l’8% dello share, ha registrato un incredibile incremento del 30,7%, ascrivibile anche alla sospensione temporanea delle attività del commercio ambulante (mercati rionali -15,6% nel semestre). Particolarmente penalizzati sono risultati gli ipermercati, soprattutto nella fase iniziale, che spesso sono localizzati all’interno dei centri commerciali dove la chiusura di tutti gli altri negozi ha disincentivato ulteriormente i consumatori a recarvisi (-1,3% le vendite complessive a fine semestre).
Approfondimento sui comparti di: carni bovine, prodotti lattiero-caseari e latte fresco
Le carni bovine in termini di spesa rappresentano il settore più rilevante fra le carni. Dopo i risultati deludenti di fine 2019 ed un inizio 2020 debole, grazie al recupero nei mesi di confinamento, registrano un incremento della spesa del 7,8% (+5,1% in volumi). I maggiori consumi domestici non hanno però compensato le perdite causate dalla chiusura dei canali Ho.re.ca; infatti secondo i dati di macellazione dell’Istat, nel mese di aprile sono stati macellati il 15% in meno di capi bovini e le importazioni di bovini vivi e carni bovine hanno registrato un -13% rispetto ai dati di aprile 2019.
Il comparto dei prodotti lattiero-caseari ha registrato migliori vendite nel primo semestre 2020 (+11,5%) rispetto a quelle del 2019. Trend positivi per i prodotti sfusi e per quelli confezionati che hanno avuto uno share del 57%. La spesa dei formaggi ha avuto un’ incremento del 12,5%, per il quale il prodotto confezionato ha contribuito con un +18,4%, contro il +5,5% dello sfuso. In termini di fatturato, hanno predominato i formaggi duri che rappresentano il 18% della spesa di questo comparto e per i quali le vendite del primo semestre sono aumentate del 10,6%. La miglior performance è stata quella dei formaggi freschi con +17,7%. Risultati positivi anche i formaggi industriali (+12,6%); leggermente meno marcati gli incrementi per i formaggi semiduri (+8,3%) e molli (+9,3%).
Per quanto riguarda il latte, la spesa è aumentata del 7,9% nel semestre, ma ha contribuito solo il latte Uht (+13%). ll latte fresco vede ancora una situazione negativa (-1,3% su base annua), nonostante la chiusura dei bar nel periodo più buio della pandemia (dopo il -2,5% registrato nel 2019 sul 2018). Lo yogurt invece ha visto la spesa aumentare del 7,4%, dopo il ridotto + 0,2% del 2019.
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Fonte: Ismea