Disoccupazione a livelli record, ad agosto, per i giovani. Secondo la stima preliminare dell’Istat, il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ad agosto, è schizzato al 44,2% in crescita di un punto percentuale rispetto al mese precedente e di 3,6 punti su base annua: si tratta del dato più alto da 37 anni, ossia dal 1977 (anno d’inizio delle serie storiche trimestrali) e dal gennaio 2004 se si considerano le serie mensili.
Intanto, sempre ad agosto, cala lievemente la disoccupazione in Italia. Secondo le stime provvisorie dell’Istat, il tasso di disoccupazione è sceso al 12,3%, in diminuzione di 0,3 punti percentuali su base mensile e di 0,1 punti nei dodici mesi. Dopo il rialzo di luglio (era al 12,6%) il tasso di disoccupazione si riporta sui livelli di giugno (12,3%).
Cnel: l’esercito degli scoraggiati supera i 3 milioni. E’ un esercito che ha superato i 3 milioni. Sono gli “scoraggiati”, le persone che hanno smesso di cercare lavoro. Dal rapporto realizzato dal Cnel e presentato questa mattina emerge che l’anno scorso gli scoraggiati hanno raggiunto quota 3,1 milioni, 457 mila in più rispetto al 2008. Solo nel 2013 il numero degli scoraggiati è aumentato di 115 mila unità. “Questo insieme di persone”, si legge nel rapporto del Cnel, “costituisce, insieme ai disoccupati, l’ampio bacino della ‘disoccupazione allargata’, che attesta il proseguire del deterioramento delle opportunità occupazionali, con la conseguente retrocessione di parte della popolazione alla condizione di inattività”. Nel 2013 è cresciuta in modo sostenuto sia la disoccupazione sia lo scoramento, “a differenza degli anni precedenti” in cui gli andamenti dei due aggregati tendevano a compensarsi.
Licenziamenti, Italia più flessibile della Germania. In Italia è più facile licenziare che in Germania, ma anche in Francia e Olanda il grado di protezione del lavoro è superiore alla Penisola. E’ quanto emerge dal rapporto del Cnel sul mercato del lavoro 2013-2014. Alla fine degli anni novanta l’economia italiana si caratterizzava per una regolamentazione più rigida dei rapporti di lavoro anche rispetto ai principali paesi europei. “Da allora però la situazione del mercato del lavoro italiano è cambiata”, scrive il Cnel, “e il nostro paese ha guadagnato un certo grado di flessibilità. Nei ranking dell’Ocse il grado di protezione dei rapporti di lavoro in Italia nel 2013 risultava inferiore a quello francese, e prossimo ai livelli riscontrati in Germania e Spagna. “Considerando congiuntamente il grado di protezione fornito nel caso dei licenziamenti individuali e collettivi, attualmente l’Italia risulta essere addirittura più flessibile della Germania, al cui modello la riforma Fornero si era all’epoca ispirata; anzi, il sistema tedesco risulta ora in cima alla classifica dell`Ocse seguito da Belgio, Olanda, Francia e poi dall’Italia”.
Il Cnel: impossibile tornare ai livelli pre-crisi. Prospettive preoccupanti per il mercato del lavoro in Italia nei prossimi anni. Lo scenario tratteggiato dal Cnel nel Rapporto sul mercato del lavoro 2013-2014 lascia poco spazio all’ottimismo. Ridurre quel 12,3% di tasso di disoccupazione sarà impresa ardua. “L’ipotesi di una discesa del tasso di disoccupazione ai livelli pre-crisi, intorno al 7%, sembra irrealizzabile perché richiederebbe la creazione da qui al 2020 di quasi 2 milioni di posti di lavoro”. In pratica l’occupazione dovrebbe aumentare dell’1,1% medio annuo. “Un simile incremento”, scrive il Cnel, “potrebbe essere conseguito soltanto se si manifestasse una forte discontinuità nella crescita dell’economia italiana”.
Più realistico un secondo scenario. Il Cnel stima che al 2020 un aumento dell’offerta di lavoro di circa 660 mila persone e anche se si tratta di un incremento “non eccessivo” è “necessaria” una sufficiente domanda affinché non si traduca “in un aumento ulteriore della disoccupazione”.
Nello scenario conservativo del Cnel si ipotizza di assorbire tutto l’incremento dell’offerta di lavoro” così da mantenere il tasso di disoccupazione al 12,3%. “Si tratta di un obiettivo minimo”, sarebbe sufficiente creare 582 mila posti di lavoro entro il 2020, un +0,4% in media all’anno, “un tasso di crescita che non appare eccessivamente elevato e dunque plausibile in uno scenario di interruzione della recessione”.
Uno scenario intermedio prevede un tasso di disoccupati al 10%, una tendenza in linea con il Def di aprile. Per il Cnel si tratta comunque di un obiettivo che richiede “uno sforzo notevole” in quanto comporterebbe la creazione di 1,2 milioni di posti di lavoro entro il 2020. “Date le tendenze in corso”, si legge nel rapporto, “tale esito sembra descrivere un’ipotesi ottimista”.
ItaliaOggi – 30 settembre 2014