Un leggero calo del numero degli occupati, meno 14 mila persone, – 0,1% rispetto al trimestre precedente. E la sostanziale stabilità del tasso di disoccupazione, fermo all’11,6%. Fin qui il dato nudo e crudo fotografato dall’Istat nel terzo trimestre di quest’anno. Spacchettando i numeri della rilevazione, però, salta all’occhio la linea di frattura generazionale che attraversa il mercato del lavoro italiano e il Paese in generale. La disoccupazione giovanile sale al 37,5% dal 36,8% del trimestre precedente.
Considerando la fascia d’età tra i 25 e i 34 anni, ci sono 33 mila persone al lavoro in meno. Se invece guardiamo agli over 50, gli occupati sono cresciuti di 64 mila unità. La forbice si allarga. E se estendiamo il confronto a 20 anni fa, viene fuori che nella fascia d’eta 25/34 anni gli occupati sono diminuiti di due milioni, mentre tra gli over 50 sono cresciuti di quasi un milione e mezzo. L’effetto del progressivo aumento dell’età della pensione e di un’economia che non tira abbastanza per assorbire chi entra solo adesso nel mondo del lavoro.
I dati dell’Istat sono stati analizzati anche da Confindustria e sindacati che ieri si sono incontrati per il cosiddetto Patto di fabbrica, una strategia comune per evitare la deindustrializzazione dell’Italia e per rilanciare la produttività. «È necessario riportare al centro del Paese la questione industriale per una proposta di politica economica che arrivi ad attivare un circolo virtuoso», dice il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia. Il punto centrale è sempre quello: far salire la produttività dando più spazio alla contrattazione di secondo livello, cioè gli accordi aziendali o territoriali che consentono di spingere di più sui premi legati al risultato, rispetto al salario base uguale per tutti. L’idea è di arrivare a metà gennaio con un accordo che possa prevedere regole generali, al di là di quelle già previste nei contratti dei singoli settori. Molto dipenderà da qualche governo ci sarà a quel punto. Mentre dalla crisi politica non ci dovrebbero essere ripercussioni sull’assegno di ricollocazione, il bonus per le agenzie che trovano lavoro ai disoccupati, al debutto per il mese di gennaio: «Dal punto di vista tecnico – dice Maurizio del Conte, presidente dell’Agenzia per le politiche attive – non cambia nulla».
Lorenzo Salvia – Il Corriere della Sera – 8 dicembre 2016