La pandemia ha messo a nudo i limiti di governi e istituzioni nel contrastare la disinformazione. Le fake news hanno proliferato anche a causa dell’impreparazione delle fonti ufficiali nel contrastarle. Il primo rapporto dell’Ocse sulla comunicazione pubblica, realizzato con un’indagine che ha coinvolto 46 Paesi, mette in evidenza come «solo il 38% dei governi e il 21% dei ministeri della Salute abbiano adottato schemi, politiche e strategie per contrastare questa problematica». Il ritardo non è stato indolore, visto che «la misinformazione sul Covid è costata delle vite, mentre un’efficace comunicazione pubblica ne ha salvate molte altre», si legge nel rapporto, presentato in collaborazione con il Dipartimento per l’Informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri. I due anni di Covid hanno fatto capire quanto la questione sia cruciale e, ad oggi, il 64% dei governi si avvale di strutture dedicate o di singoli professionisti che si occupano del contrasto alla disinformazione. Siamo di fronte a «una duplice crisi della fiducia, nei confronti dei governi e dell’informazione», è l’analisi degli esperti dell’Ocse, che riportano alcuni dati eloquenti: solo il 51% degli intervistati si fida del proprio governo, mentre in 34 Paesi il 52% si dichiara insoddisfatto della democrazia. Meno della metà del campione, poi, dice di fidarsi di giornali o tv, mentre il 35% si fida di ciò che legge sui social media. nic. car. —
La Stampa