«Non vogliamo avere meno degli altri. Il 3,48% di aumento c’è stato per tutte le categorie del pubblico impiego, attualmente ci viene proposto un incremento sotto il 3%. Per noi medici ospedalieri c’è un danno economico e c’è una beffa, siamo sottopagati e lavoriamo di più. C’è un problema di qualità e valore». Costantino Troise segretario Anaao Assomed conferma che è in atto una trattativa abbastanza serrata con la parte pubblica, su due tavoli, uno tecnico-normativo dove si va avanti e uno politico dove invece si attendono interlocutori e soprattutto si attende il nuovo governo. I medici ospedalieri sono rimasti l’ultima branca del pubblico impiego a non aver firmato il contratto. La dirigenza aspetta una massa salariale diversa rispetto a quella quantificata dall’Aran in base all’atto di indirizzo. Il comitato di settore delle regioni nell’atto di indirizzo non ha inserito l’indennità di esclusività nella massa salariale La Ragioneria Generale dello Stato ha bocciato proprio a fine marzo la richiesta dei sindacati di cambiare le cose. I sindacati ora vorrebbero che le Regioni assumessero iniziative per sbloccare la trattativa, «dopo che hanno colpevolmente sottodimensionato gli oneri economici, giocando sulla presunta ambiguità dei testi di precedenti contratti», recita l’ultimo comunicato di fine marzo dell’intersindacale medica – composta dai principali sindacati (Anaao, Cimo, Aaroi, Fvm, Fassid, Fesmed, Anpo-Ascoti-Fials più Cgil-Cisl-Uil).«L’inserimento dell’indennità di esclusività di rapporto nella massa salariale dei dirigenti medici, veterinari e sanitari, è indispensabile per rendere giustizia alla categoria, affinché essa ottenga gli stessi aumenti riconosciuti agli altri dipendenti della Pubblica Amministrazione». Rispetto a quel comunicato, conferma Troise, «non è cambiato nulla, la situazione è di stasi, procede la base tecnica in un contesto in cui il comitato di settore è da rifare, le regioni si sono date alla macchia e si attende l’insediamento di nuovi interlocutori anche se non mi risulta i ministri della Salute e della Funzione Pubblica si siano dimessi ufficialmente».
In sintonia il ragionamento del presidente Cimo Guido Quici: «Come intersindacale non abbandoniamo la trattativa ma se non ci sono certezze economiche che si sta a fare?» L’indennità di esclusività sul monte salari è pregiudiziale? «E’ chiaro che la chiediamo. Osservo che da 19 anni il valore economico è immutato, è una voce sempre più residuale. Mentre evidentemente nel ’99 si trattava di un’opzione epocale, oggi la scelta se svolgere la libera professione dentro o fuori ospedale è marginale; ci sono regole che costringono a fare libera professione nelle strutture. Insomma, l’approccio con la libera professione va ripensato. Ma intanto i 41 milioni complessivi dell’indennità, cifra ben contenuta – è pari a 30 euro a medico – vanno spostati nel monte salari per il calcolo degli aumenti. Con gli altri sindacati andiamo avanti sulla parte normativa ma nel contempo non ci nascondiamo che senza garanzie economiche il contratto non si chiude».
Doctor33 – 10 aprile 2018