L’Italia non è più il Paese degli statali. Germania, Spagna, e soprattutto, Regno Unito, sanno fare di meglio oggi quando si parla di percentuali di travet ogni 100 residenti Almeno così sembra a giudicare dai numeri emersi dall’ultima indagine presentata ieri al Forum della Pa. Colpa degli anni di spending review che hanno alleggerito gli uffici pubblici, evidentemente (oggi i dipendenti della Pa sono 3.257.014 dopo i tagli del 5% dal 2007). Ma con il rischio di un «esodo in massa» sottolineato dallo studio c’entra anche il plotone di impiegati pubblici che si sta avvicinando velocemente alla pensione, vista l’età media elevata: oggi solo il 27,7% dei dipendenti pubblici ha meno di 45 anni, mentre l’età media dei lavoratori è di 50,02 anni. Dunque la situazione «non è più sostenibile», dice l’indagine.
Se sia davvero così si vedrà. Ma una cosa è certa: non c’è più spazio per i cosiddetti furbetti del carrellino per Marianna Madia. Le regole sui licenziamenti lampo per chi bara sulla presenza stanno «funzionando, con già più o meno venti casi», fa sapere la ministra della Funzione Pubblica. Ma si sono fatti sentire anche gli effetti del meccanismo del whisteblowing, cioè lo strumento della soffiata interna per denunciare episodi di corruzione. Infatti, «sono state 223 le segnalazioni analizzate» all’Agenzia delle Entrate, che, ricorda il direttore generale Rossella Orlandi, è stata la prima ad adottare la pratica. I numeri dicono però che la macchina dell’amministrazione pubblica potrebbe non reggere a partire dal 2020. A meno che non si cambia marcia.
«In Italia ci sono 5,5 impiegati pubblici ogni 100 residenti, una cifra leggermente inferiore in Germania (5,7), ancora meno in Spagna (6,4) e molto più distante dal Regno Unito, dove ce ne sono 7,9 ogni 100 cittadini», rileva lo studio. Se le cose non cambiano, è l’avvertimento, nel 2020 «un terzo dei dipendenti sarà over60 (l’età media dei lavoratori pubblici sarà di 53,6 anni) e in uscita dal mercato del lavoro (232mila persone avranno tra i 65 e i 67 anni e oltre 603mila tra i 60 e i 64 anni)». Un effetto del blocco del turnover che ha impedito ai più giovani, e spesso anche ai più qualificati, di entrare, visto che solo il 40% degli statali ha una laurea.
La ministra della P.A è convinta che ci sia un altro passo da fare per voltare pagina. E così dopo le norme per colpire gli assenteisti, dello scorso anno, la riforma del pubblico impiego, della settimana precedente, è anche venuta l’ora dello smartworking. Domani, conferma la ministra, in Conferenza unificata sarà presentata la direttiva sul lavoro agile, per prestare servizio da casa, magari meglio di come si fa in ufficio.
Tutto ruota allora intorno alla «fiducia», sottolinea Orlandi, che alle Entrate ha alzato il grado di vigilanza, con il whistleblowing ma anche puntando sull’Audit interno, che «ha condotto 27 inchieste amministrative interne da cui sono venute fuori 10 denunce alla autorità giudiziarie e alcuni licenziamenti».
La prima delle tre giornate di del Forum è stata anche segnata dalla protesta dei lavoratori dell’Aci informatica, società controllata al 100% dell’Automobile club d’Italia. La ministra della Pa è stata contestata dai dipendenti preoccupati per l’imminente approvazione del decreto sul riordino del settore delle pratiche auto. Ma Madia ha dato le sue garanzie. La ministra ha incontrato una delegazione e insieme al ministro dei Trasporti Delrio ha detto a chiare lettere: «Nessun lavoratore subirà conseguenze dall’intervento».
Il Messaggero – 24 maggio 2017