La stagione dei contratti pubblici sta per ripartire. Il primo tavolo ad essere convocato per il rinnovo degli accordi del periodo 2022-2024 sarà quello della Sanità. Nei giorni scorsi il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo ha firmato la cosiddetta “direttiva madre”, l’atto comune a tutti i comparti della Pubblica amministrazione che indica la “rotta” che Antonio Naddeo, il presidente dell’Aran, l’Agenzia che tratta a nome del governo dovrà seguire nei negoziati con i sindacati.
Statali stipendi, aumenti legati ai risultati di ciascun dipendente. ?Stop agli scatti a pioggia
Una parte «cospicua» dei fondi stanziati dal governo per il rinnovo dei contratti dei pubblici dipendenti dovrà essere riservata agli «istituti collegati alla produttività». Detto in altri termini, i prossimi aumenti di stipendio degli statali dovranno tenere maggiormente conto dei risultati raggiunti da ciascun dipendente. Dunque le risorse stanziate dal governo non dovranno finire tutte sul cosiddetto “tabellare”, la parte della retribuzione erogata indistintamente a tutti i dipendenti. La novità emerge dalla cosiddetta «direttiva madre», l’atto firmato dal ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo e che costituisce il primo passo verso la convocazione dei tavoli tra l’Aran, l’Agenzia che tratta per il governo, e i sindacati.
Gli aumenti medi
La manovra di Bilancio ha stanziato circa 8 miliardi per i contratti dei dipendenti statali, mentre gli enti locali dovranno trovare le risorse nei loro bilanci. Il totale indicato nella direttiva madre è di 9,95 miliardi. Il prossimo passaggio sarà il riparto delle somme comparto per comparto, anche in modo da stabilire con esattezza quali saranno gli aumenti medi dei dipendenti. La manovra stabilisce un innalzamento delle retribuzioni del 5,8 per cento che, secondo le prime stime comporterebbe un aumento in busta paga di 180-190 euro medi.
Il merito
Nella direttiva madre sono contenute alcune novità di rilievo. I nuovi contratti dovranno essere centrati soprattutto sul merito. Viene stabilità che una parte «cospicua» dei fondi stanziati per gli aumenti, dovrà essere destinata al salario di produttività. Il “voto” individuale (ma anche quello collettivo che riguarda il funzionamento di tutto l’ufficio), avrà dunque un ruolo centrale sia nella distribuzione dei premi che nelle progressioni economiche, gli scatti di stipendio che fino ad oggi hanno dato un peso rilevante all’anzianità di servizio.
Il passaggio
Per compiere questa piccola rivoluzione, sarà necessario rivedere e modernizzare i sistemi di valutazioni. Fare in modo cioè, che non tutti i dipendenti ottengano la valutazione massima. Gli obiettivi da raggiungere diventeranno un altro snodo centrale di questo sistema. Nei giorni scorsi Zangrillo ha inviato una lettera a tutte le amministrazioni pubbliche per sollecitarle a fare in fretta nell’assegnare gli obiettivi ai propri dipendenti. Zangrillo nella missiva ha ricordato che «la realizzazione degli obiettivi, e quindi la corresponsione degli istituti retributivi a questi collegata, debba essere effettiva».
La formazione
Perché ciò si realizzi, tali obiettivi – che devono impegnare i dirigenti a promuovere una adeguata formazione per se stessi e il personale assegnato – devono essere «chiari, concreti, misurabili e assegnati tempestivamente», «finalizzati all’incremento dell’efficienza e dell’efficacia del lavoro pubblico», nonché «aderenti alla specificità dei destinatari e alle modalità di svolgimento della prestazione lavorativa». «La tempestività nella loro assegnazione – evidenzia ancora Zangrillo – è il presupposto necessario affinché il personale abbia modo e tempo di predisporre gli strumenti organizzativi che ritiene necessari per il loro conseguimento». Emanata lo scorso novembre, la direttiva in materia di misurazione e valutazione della performance dei dipendenti pubblici ha l’obiettivo di attuare una strategia di piena valorizzazione del merito, nel solco dei modelli adottati nello scenario europeo e Ocse.
Andrea Bassi – Il Messaggero