Una voce ad hoc dello stipendio per compensare l’effetto negativo dell’aumento contrattuale su oltre seicentomila lavoratori pubblici che percepiscono il bonus 80 euro e se lo vedrebbero azzerare o ridurre, paradossalmente, proprio per effetto dell’incremento retributivo. É questa la soluzione tecnica indicata nell’atto di indirizzo sui rinnovi contrattuali che Marianna Madia invierà all’Aran. Un testo che dovrebbe essere il passaggio decisivo per riavviare davvero la discussione a quasi due anni dalla sentenza della Corte costituzionale che aveva dichiarato illegittimo il blocco introdotto per legge nel 2010: quando lo avrà materialmente ricevuto, l’Aran, l’agenzia pubblica che per conto del governo gestisce concretamente le trattative nei quattro nuovi super-comparti, potrà quindi convocare i sindacati. L’attesa è comprensibilmente molto elevata tra gli oltre tre milioni di dipendenti che per oltre sette anni hanno visto le proprie retribuzioni di fatto congelate, salvo le progressioni individuali di carriera che sono state sbloccate lo scorso anno.
LE ESIGENZE DEGLI UFFICI
All’interno delle 17 pagine della bozza di direttiva messa a punto dal ministero della Pubblica amministrazione vengono toccati diversi aspetti oltre a quello economico: ad esempio è delineata una diversa disciplina in materia di permessi che ha l’evidente obiettivo di evitare abusi. Una novità riguarda la possibilità di ricorrere a permessi orari per visite specialistiche o esami diagnostici, senza doversi assentare per l’intera giornata di lavoro. La soluzione indicata nella bozza consiste nell’introduzione di un pacchetto di ore, un tetto massimo, entro i cui limiti sono escluse penalizzazioni in busta paga. La possibilità di frazionare in ore vale anche per i permessi per motivi familiari e personali.
Alla stessa logica risponde la richiesta di prenotare con un «congruo anticipo» i permessi legati alla legge 104, ovvero quelli che consentono per alcuni giorni al mese di assistere parenti disabili, ed anche le giornate dedicate alla donazione del sangue. Si tratta, è specificato nella direttiva di «contemperare il legittimo diritto» dei dipendenti con «le esigenze di funzionalità degli uffici». Come richiesto dai sindacati, c’è un rinvio alla contrattazione anche per alcuni aspetti disciplinari più delicati: ad esempio in quella sede dovranno essere definite le «condotte» e le «corrispondenti sanzioni disciplinari» in caso di «ripetute e ingiustificate assenze dal servizio» a ridosso del weekend. Lo stesso vale per «assenze collettive» in date sensibili. Tutti punti toccati nel recente riassetto delle regole del pubblico impiego, che però ora dovranno essere delineati nei dettagli nella discussione con le sigle sindacali.
Indicazioni specifiche riguardano i lavoratori con contratto a termine, il cui ruolo è stato oggetto in passato di contenzioso a vai livelli. La buona notizia per gli interessati è che la direttiva stabilisce di riconoscere loro «istituti e benefici contrattuali» ed anche di calcolare, per le nuove posizioni, «l’anzianità di servizio maturata nell’ambito dei rapporto di lavoro a tempo determinato» ai fini dei riconoscimenti economici. Allo stesso tempo vengono fissati dei limiti quantitativi per l’utilizzo di questo personale (comunque con un tetto del 20 per cento) e viene ribadita la durata massima del contratto fissata a 36 mesi salvo specifiche deroghe.
GLI STANZIAMENTI
Sul piano economico il governo dovrà poi fare un ulteriore passo stanziando nella legge di bilancio altri 1,2 miliardi, mentre gli enti territoriali e la sanità sono chiamate a trovare le risorse nei propri bilanci. La filosofia enunciata dall’esecutivo, che si è impegnato a garantire un aumento lordo mensile pari in media a 85 euro, prevede di premiare in misura più intensa i redditi medio-bassi rispetto a quelli alti. E proprio questa scelta va coordinata con la necessità di neutralizzare gli effetti dell’aumento sul bonus 80 euro, per coloro che trovandosi tra i 24 mila e i 26 mila euro annui di imponibile Irpef subirebbero un brusco décalage di questa voce.
Il Messaggero – 8 giugno 2017