Allarme rientrato: il profugo che pare aver contratto il virus “Chikungunya” è stato dimesso martedì sera, poche ore dopo che era stata diffusa dall’Ulss 18 la notizia di un caso sospetto. Ora la stessa azienda sanitaria, per bocca del direttore generale Antonio Compostella, ci tiene a sottolineare che al momento non sussiste alcun pericolo di epidemia, anche se il livello di guardia è massimo.
Il richiedente asilo ricoverato giovedì scorso perché da alcuni giorni presentava i sintomi della malattia virale veicolata dalle zanzare tigre sta bene ed è tornato dove risiede, all’Ostello Canalbianco di Arquà Polesine. Il ragazzo è guarito e non ci sono pericoli di contagio, come spiega lo stesso Compostella: «Siamo ancora nella fase di sospetta infezione, perché stiamo aspettando la risposta definitiva da parte del laboratorio di virologia dell’Università di Padova. Il paziente inizialmente è stato sottoposto a un test preliminare di routine che viene fatto, in caso di sintomi particolari, per West Nile, Chikungunya e Dengue. Si tratta di un test rapido. In questo caso il responso è stato positivo e quindi l’ospedale di Rovigo ha richiesto subito le analisi di conferma al laboratorio di Padova, il cui risultato arriverà a giorni».
Il profugo africano è stato dimesso perché il ciclo febbrile e virale si è concluso. «Bisogna tenere conto che il virus rimane nel sangue solo per alcuni giorni e quindi in questo caso, viste le tempistiche, è sicuramente scomparso – assicura Compostella – dunque il ragazzo non è assolutamente contagioso, non tanto per le terapie a cui è stato sottoposto, ma proprio perché il virus nel suo organismo si è esaurito».
L’unico veicolo possibile per il Chikungunya è la zanzara tigre, non è possibile che il virus si trasmetta direttamente tra esseri umani, per questo motivo il protocollo regionale prevede che i luoghi in cui ha soggiornato il sospetto contagiato siano bonifcati.
«In parole povere gli operatori dell’Ulss hanno provveduto alla disinfestazione dell’area attigua all’ostello – spiega Compostella spruzzando insetticida e facendo particolare attenzione alle piccole raccolte d’acqua dove prolifera la zanzara tigre». In provincia di Rovigo non si sono mai verificati casi riconosciuti di “Chikungunya”, questo se confermato dalle analisi definitive sarebbe quindi il primo. «Il Polesine è una delle zone più a rischio – commenta Compostella – e per questo motivo l’attenzione è sempre massima, ma non ci sono al momento le condizioni per parlare di rischio di epidemia. Nel caso specifico è vero che la stessa zanzara che ha punto il richiedente asilo potrebbe aver infettato anche i suoi compagni di ostello, ma è vero che se altre persone avessero contratto il virus insieme a lui si sarebbero già manifestati i sintomi». Il virus ha infatti un periodo di incubazione non superiore ai 12 giorni. «Non sono previsti controlli su altri profughi presenti nella stessa struttura – conclude il direttore generale dell’Ulss 18 – La prevenzione messa immediatamente in atto ci rende abbastanza tranquilli».
Il Gazzettino – 28 luglio 2016