In due anni sono triplicati i casi di deficit di vitamina B12 in gravidanza con il rischio di danni neurologici permanenti per il neonato. L’allarme arriva dagli esperti degli ospedali Bambino Gesù di Roma e Meyer di Firenze che mettono sotto accusa la dieta vegana
di Valentina Calzavara. Due bambini di sei mesi ricoverati all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso con un grave deficit di vitamina B12. «Accusavano sintomi di stanchezza e gravi difficoltà motorie: faticavano a stare seduti, a sostenere bene la testa e a coordinare i movimenti».
Per il primario della Pediatria, Stefano Martelossi, non c’è alcun dubbio: a causare la patologia è stato un comportamento alimentare delle mamme durante la gravidanza. Una dieta vegana, in particolare, portata avanti con il “fai da te” nonostante la gestazione. Due storie differenti e in fondo molto simili.
Entrambe le donne sono rimaste fedeli al menù “vegan”, si sono alimentate come sempre: tanta frutta, verdura e legumi, senza assumere proteine animali o integratori per compensarle. Ad alcuni mesi dal parto, i loro figli hanno iniziato a manifestare un grave ritardo dello sviluppo psicomotorio. La diagnosi non ha lasciato spazio a interrogativi: deficit materno di vitamina B12. Immediato il ricovero dei neonati al Ca’ Foncello per scongiurare danni irreversibili al sistema nervoso.
«Queste mamme erano del tutto ignare della pesante carenza di vitamina B12 alla quale hanno esposto i loro piccoli ed anche se stesse durante la gestazione», racconta il dottor Martelossi.
La vitamina B12 si trova principalmente negli alimenti di origine animale (in primis carne, pesce, uova e latticini) e svolge una funzione essenziale per la salute del feto e per lo sviluppo dell’organismo nei primi anni di vita. La mancanza di questa sostanza può essere molto pericolosa, come documenta anche il film “Hungry Hearts”, che narra una storia di “estremismo alimentare” presentata nel 2014 al Festival del Cinema di Venezia. «La vitamina B12 è fondamentale per lo sviluppo del sistema nervoso centrale e il fabbisogno aumenta in gravidanza. Se la madre non ne assume abbastanza, o non ne assume proprio, può creare al neonato danni neurologici già in utero, che si acuiscono e peggiorano dopo la nascita, in fase di allattamento e svezzamento», aggiunge il dottor Martelossi. Il mancato apporto di B12, come conseguenza della dieta vegana, è molto subdolo e inizialmente non dà alcuna avvisaglia.
Per le due mamme trevigiane il parto è andato benissimo, i loro figli erano vispi e pesavano il giusto. Ma al sesto mese di vita sono cominciati i problemi. La difficoltà a stare seduti, a sorreggere il capo e ad articolare i movimenti, come dovrebbero fare i neonati a quell’età. Allo spavento sono seguiti i consulti con il pediatra e la ricerca di risposte. Inspiegabilmente, i piccoli erano sempre più deboli e stanchi. Le analisi del sangue hanno rilevato una forte anemia. Immediato il ricovero nel reparto di Pediatria di Treviso.
«I due piccoli pazienti sono stati ricoverati per ritardo dello sviluppo psicomotorio dovuto a carenza di B12», conferma il dottor Martelossi. Indagando le abitudini alimentari delle rispettive famiglie, i medici hanno individuato l’origine del problema: «Durante la gravidanza le mamme vegane non hanno assunto per niente la B12 e questo deficit si è aggravato durante l’allattamento, poiché anche il latte materno ne risultava privo. Più la situazione si protrae nel tempo, più i danni al sistema nervoso centrale diventano gravi, fino ad essere irreparabili», aggiunge il primario. Fortunatamente, il tempestivo intervento dei sanitari per integrare la B12 nei due baby pazienti ha scongiurato il peggio. «La diagnosi è arrivata in tempo e abbiamo potuto garantire a questi bambini un recupero delle funzionalità, ma queste vicende ci dicono che occorre sensibilizzare molto di più le mamme per evitare il ripetersi di casi simili che, ahimè, sono sempre più frequenti», sottolinea Martelossi.
Negli ultimi otto mesi al Ca’ Foncello sono stati registrati questi due casi, negli anni addietro accadeva molto più raramente e riguardava soprattutto i figli di immigrati, provenienti da paesi poverissimi in cui prevale la dieta vegetariana. «Nessuna demonizzazione del veganismo», spiega il primario, «ma è indubbio che i deficit da B12 legati a una dieta troppo rigida siano in costante aumento».
Bisogna allora puntare sulla prevenzione: per conoscere la quantità di vitamina presente nell’organismo basta fare le analisi del sangue. «Le donne che fanno la dieta vegana e che stanno pianificando una gravidanza devono preoccuparsi di misurare e integrare la B12, un po’ come già si fa con l’acido folico», conclude Martelossi. Un piccolo gesto utile a proteggere il proprio bambino.
La Tribuna di Treviso – 8 marzo 2018