Tre denunciati, per il reato di truffa aggravata, perché compiuta ai danni di un ente pubblico. E un sequestro preventivo di beni per 15 milioni 109mila 451 euro. Hanno spaccato il centesimo, nei loro calcoli, gli uomini della guardia di finanza di Verona, coordinati dal comandante provinciale colonnello Bruno Biagi e dal comandante della polizia tributaria colonnello Carlo Levanti.
Quei finanzieri che ieri mattina sono andati a Milano con il pubblico ministero Giulia Labia, in via Manzoni 5 nella sede italiana della Merrill Lynch International Bank e hanno messo virtualmente i «sigilli» su denaro liquido fino ad arrivare a «coprire» quanto, stando alle indagini, il colosso finanziario americano avrebbe sottratto in maniera illecita al Comune di Verona.
Perché quello di ieri non è altro che l’ultimo capitolo nella vicenda dei famosi «derivati», i cosiddetti «Swap» che altro non dovrebbero essere se non degli strumenti finanziari sottoscritti da due parti, il cui valore appunto «deriva» da quello delle attività che i due svolgono e che possono essere di natura finanziaria (per esempio tassi d’interesse o di cambio) o reale (come merci o materie prime). Era stato sottoscritto nel 2006, dall’allora amministrazione Zanotto, quel contratto. E lo scopo era duplice. Perché i «derivati» hanno due finalità: quella di copertura da un rischio finanziario (il cosiddetto «Hedging») o una finalità «speculativa», per proseguire un profitto. Era la seconda quella negli intenti del Comune di Verona. Una sorta di «investimento». E qui, stando alle indagini partite da un esposto dell’avvocato Giovanni Maccagnani per conto del Comune e dell’amministrazione Tosi, starebbe l’inghippo. Le Fiamme Gialle di Verona hanno analizzato la documentazione. E la truffa sarebbe stata nascosta in quelle che vengono definite «commissioni occulte». In sostanza oneri che il Comune di Verona pagava alla banca internazionale per delle clausole che nel contratto non erano evidenti. Oneri talmente pesanti che quella che doveva essere un’operazione vantaggiosa per le casse comunali in realtà si è rivelato un salasso.
Un salasso da 15 milioni di euro. Quanto ora è sotto sequestro alla Merrill Lynch per quell’ipotesi di truffa ai danni del Comune di Verona che vede indagati il direttore di Merril Lynch Financial Service Limited e di Merrill Lynch Group Holdings Limited, Barry Ryan, il dirigente di Merrill Lynch Corporate Service Ltd Nicolas Lowmass e il vice presidente pro tempore del Public sector strategic solution group di Merril Lynch, Marco Massucco. E ieri, quando i finanzieri si sono presentati in via Manzoni a Milano, pur di non dare titoli di credito in «pegno», tramite bonifico sono stati fatti arrivare dalla sede di Dublino quasi 16 milioni. I finanzieri scaligeri hanno analizzato due contratti. Quello del 27 novembre 2006 per il quale sono emerse commissioni occulte pari a 10 milioni, 40mila84 euro. E quello sottoscritto il 5 aprile 2007, con commissioni occulte per 5 milioni, 69mila 367 euro.
Il pubblico ministero Labia ha chiesto il sequestro preventivo per la stessa cifra. E il giudice per le indagini preliminari Rita Caccamo ha firmato, per un’inchiesta che qualcuno dava già verso l’archiviazione. «Si è trattato di un’iniziativa di questa amministrazione, lunga e complessa perché i contratti stipulati dalla precedente amministrazione comunale con Merrill Lynch erano regolati dal diritto inglese, quindi con procedure estremamente complicate. – ha commentato il sindaco Flavio Tosi -. Siamo ancora in una fase iniziale, però il fatto che si sia arrivati al sequestro di questa somma significa che l’iniziativa del Comune nei confronti di Merrill Lynch non è ritenuta infondata e fa sperare che ci possa essere una conclusione positiva della vicenda. Siamo aperti – ha aggiunto Tosi – anche ad una soluzione extra giudiziale. Se ci fosse l’ipotesi di una transazione positiva per la nostra amministrazione comunale, la valuteremo senz’altro. Noi vogliamo l’interesse della comunità e l’interesse della comunità è recuperare queste somme».
Ipotesi formulata anche dall’avvocato Maccagnani. «Se Merrill Lynch vorrà sedersi a un tavolo e trattare sulla vicenda noi siamo pronti».
Forse un preludio, al di là dei risarcimenti, per far uscire dalle sabbie mobili di quei «derivati» il Comune di Verona.
Angiola Petronio – Corriere del Veneto – 4 ottobre 2013