Il ministro della Salute assicura che il governo è al lavoro per la riforma, ma il problema delle cause valanga è diventato molto serio per chi lavora negli ospedali
Nonostante nel 97% dei casi i procedimenti in tribunale contro i medici si concludano con un’archiviazione o con un’assoluzione, della Riforma per tutelare i medici da processi ingiusti non ci sono ancora tempistiche chiare. Il ministro della Salute Orazio Schillaci assicura che il governo sia a lavoro per la riforma, ma ora che nelle corsie il personale è ai minimi termini, il problema delle cause valanga è diventato molto serio per chi lavora negli ospedali. “La giurisprudenza deve oggi trovare quello strumento che consente ai medici di operare in serenità”, dichiara il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli. “Stiamo preparando una riforma strutturale”, ha ribadito il ministro della Salute in un’intervista al ‘Messaggero’. Il decreto applicativo della legge Gelli “dà maggiore certezza e garanzie agli operatori sanitari, definendo i requisiti massimali, obbligando le aziende ad assicurare anche coloro che esercitano attività intramoenia, garantendo l’operatore sanitario che potrà aderire a convenzioni o polizze collettive per il tramite delle strutture sanitarie, dei sindacati o delle rappresentanze istituzionali delle professioni sanitarie. Era un provvedimento atteso da oltre 6 anni, una lacuna che costringeva la legge Gelli ad uno stato di limbo”.
Al momento, è stato prorogato per tutto il 2024 lo scudo penale per i medici, “ci dà il tempo per lavorare a una riforma strutturale della normativa vigente per evitare di andare avanti a forza di proroghe”, spiega Schillaci. “Ai medici va restituita la possibilità di operare in serenità. Schillaci è un ministro e un medico e capisce bene i problemi che i medici hanno. Il tema della depenalizzazione dell’atto medico è molto sentito dalla categoria perché questa spada di Damocle è insopportabile e siamo uno dei pochi Paesi al mondo in cui c’è questo principio per cui i medici possono essere perseguiti anche penalmente anche per colpe non gravi. Quando un camice bianco riceve un avviso di garanzia” con queste caratteristiche “si sente ferito nel suo essere medico. L’errore in medicina ci può essere, tutti noi impariamo dagli errori, e un medico pensa di fare le cose per il bene del paziente, non per fargli un danno”, dichiara Anelli. Al tema sta lavorando la commissione istituita dal ministro della Giustizia Nordio che “ha il compito di rivedere la normativa sulla responsabilità colposa sanitaria e abbiamo prorogato lo scudo penale fino a tutto il 2024. Un provvedimento importante che ha trovato grande apprezzamento nella categoria medica. Ricordo anche le mozioni approvate a inizio anno in Parlamento e dirette ad una maggiore salvaguardia degli operatori sanitari contro azioni illegali ingiuste. Tutto ciò dimostra la ferma volontà di cambiare le regole. Sono fiducioso che la Commissione che fa capo al ministero della Giustizia consegnerà in tempi brevi i primi risultati che sono propedeutici alla revisione della cosiddetta legge Gelli. L’Italia deve avvicinarsi a quanto avviene negli altri Stati europei in materia di responsabilità sanitaria, portando avanti un cambiamento culturale. Bisogna superare l’idea che tutelare i medici contro cause ingiuste significhi penalizzare i pazienti ad avere diritto al risarcimento”, spiega Schillaci.
“Dobbiamo lavorare a una legge – ha concluso Schillaci – che porti equilibrio nel rapporto tra medico e paziente, non c’è contrapposizione, ma deve esserci un’alleanza. Riformando la legge Bianco-Gelli porteremo benefici per il personale sanitario che potrà lavorare con maggiore serenità, per i pazienti che si risparmieranno prestazioni invasive e spesso inutili e potranno accedere in tempi celeri alle prestazioni necessarie e anche per le casse del Servizio sanitario nazionale. Dovremmo riflettere più spesso su quanto la medicina difensiva, che è all’origine della maggior parte delle prescrizioni inappropriate, costituisca un ostacolo all’accesso alle cure di persone che ne hanno veramente bisogno”. “Non vogliamo essere considerati privilegiati – chiarisce Anelli – Noi vorremmo che questa nostra peculiarità professionale sia considerata da una legge dello Stato. Ma è sempre stato difficile legiferare in questo senso, è stato ostacolato. Io credo che si debba puntare proprio sulla specificità della professione medica. In sala operatoria non si va per fare un danno al paziente ma è chiaro che la peculiarità dell’esercizio professionale può portare a situazioni che determinano eventi avversi. Su questo non deve scattare necessariamente un procedimento penale – sottolinea – anche perché nel 97% dei casi abbiamo visto che si conclude con un’archiviazione in quanto non c’è colpa. Sarebbe dunque anche un alleggerimento per la giustizia evitare procedimenti inutili e un risparmio anche per lo Stato. I vantaggi sono molti”.
doctor33