Roberto Turno. Ripartire dal federalismo fiscale. Nel segno di autonomia finanziaria, responsabilità e sussidiarietà. E dei costi e fabbisogni standard. Ripensando tutte le imposte e le deducibilità.
Il giorno dopo il varo del decreto sull’Imu, il ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Graziano Delrio, traccia la rotta della riforma che sarà della fiscalità immobiliare. Che il Governo potrebbe presentare alle Camere ben prima di fine agosto per decreto. E che non potrà non collegarsi alla revisione del Patto di stabilità per sindaci e governatori. Con un’avvertenza di fondo: «Dobbiamo inaugurare una stagione nuova. Lo diceva Luigi Einaudi con grande efficacia: la credibilità dello Stato si ricostruisce a partire da famiglia, Comune e Regione. Ecco – spiega Delrio – ripartiamo da lì».
Obiettivi da verificare alla luce della realtà, ministro.
Questa dev’essere l’ambizione del Governo, che nelle diversità ha però un punto in comune: la sussidiarietà, orizzontale e verticale. Le misure del decreto di venerdì vanno in questa direzione. Ma dobbiamo puntare moltissimo sulla responsabilità delle autonomie. Da lì può partire la nuova stagione che serve al Paese. Promuovendo decentramento e autonomia. Con lo Stato che verifica e valuta e il Governo che si occupa degli effetti a valle.
Nonostante il congelamento dell’Imu, la sensazione è che il problema sia solo rinviato. Come la stangata sui cittadini.
Col decreto abbiamo mantenuto quanto avevamo promesso. Nessun miracolo, lo aveva detto il presidente Letta. Ma già questo non è poco. Abbiamo fatto una prima scelta e ci siamo dati un tempo preciso per la revisione completa dell’imposizione fiscale sulla casa. Che adesso va inquadrata nella più ampia riforma da riprendere e da attuare del federalismo fiscale.
Seguendo quale percorso?
Qualsiasi ragionamento sull’Imu va collegato a due crocevia. Il primo è l’articolo 119 della Costituzione, dove si prevede che Comuni e Regioni abbiano autonomia di entrata e spesa, quindi risorse autonome. Il secondo è la legge sul federalismo, che prevedeva l’Imu propria e quella secondaria. Da lì dobbiamo ricominciare, come fa il decreto, per esempio, quando accenna all’imposta municipale propria. Con l’ambizione politica di far partire la riforma federale e della fiscalità in un’ottica di reale sussidiarietà e autonomia e responsabilità degli enti locali.
Ma nel concreto cosa accadrà? Senza dire che il Pdl insiste per la cancellazione totale dell’Imu sulla prima casa e la restituzione di quanto pagato l’anno scorso.
Io credo che l’ambizione di togliere l’Imu sulla prima casa sia seria e legittima. A patto che ci siano le necessarie compensazioni, e specialmente se vengono escluse alcune abitazioni di lusso e così via. Ma l’ambizione va accompagnata anche dal fatto che in uno Stato moderno deve valere il principio del “vedo, pago, voto”. E quindi che i servizi indivisibili dei Comuni, dall’illuminazione alla manutenzione e così via, tutti i residenti contribuiscano a pagarli.
Intanto le imprese restano a bocca asciutta.
Non del tutto. Ad esempio, per i beni di carattere strumentale c’è la strada della deducibilità, che certo merita grandi approfondimenti di sostenibilità e di gettito. Con la serietà che si impone a chi è abituato a fare i conti, e a farli bene.
Tutta l’Imu ai Comuni?
Ho fatto questa battaglia da presidente Anci, la farò da ministro: credo si debba andare verso l’attribuzione di tutto il gettito Imu ai Comuni e insieme ridurre progressivamente i trasferimenti statali. L’Imu sarebbe come era in origine, una tassa municipale. Questo Paese deve smettere di ragionare sui trasferimenti e deve promuovere autonomia e responsabilità ai territori. E lo si fa in primis applicando costi e fabbisogni standard.
Materia scottante che non piace a tutti i Comuni.
Il modello è un federalismo cooperativo, in cui c’è la perequazione e si partecipa ad aliquote statali, come in Germania. In questo senso costi e fabbisogni standard possono fornire efficienza alla spesa senza che succeda quello che è successo in questi anni. Con i tagli lineari che paradossalmente hanno penalizzato chi amministrava meglio. E che invece può dare una mano a chi ha meno capacità fiscali.
Come marcerà la riforma?
Sul metodo già abbiamo ragionato, a partire da un tavolo di lavoro molto aperto e condiviso. Io sono pronto da subito. Dobbiamo sfruttare al massimo questi giorni, per non lasciare famiglie, imprese ed enti locali nell’incertezza.
E il timing? Con un decreto per fine agosto?
Quella del decreto è una possibilità. Ma senza aggiustamenti frettolosi. Questo non vuol dire però che dovremo aspettare agosto. Lavorando intensamente si può anticipare una proposta alle Camere.
Senza revisione del Patto di stabilità, però, non si va da nessuna parte. Anche i governatori hanno appena detto che le Regioni stanno morendo stritolate dai tagli.
La revisione del Patto per il Governo è un obiettivo strategico. Pensando anche allo sblocco dei cofinanziamenti europei e agli investimenti prioritari. Come pensare di avere disponibilità finanziarie e non poterle utilizzare per la crescita e il lavoro?
ZAIA: “DEL RIO PROCEDA SENZA PIETA’ SUI COSTI STANDARD E SUL FEDERALISMO, CONTRO I PALAZZI ROMANi CHE DIVORANO TUTTO QUELLO CHE SA DI MODERNITA'”
“Ho letto con grande attenzione le parole del ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Graziano Delrio, che in alcune dichiarazioni ha sottolineato il valore dell’autonomia finanziaria degli enti locali e territoriali, della responsabilita’, del federalismo fiscale, della sussidiarieta’, dell’applicazione dei costi e fabbisogni standard.
Ho sempre considerato il ministro Delrio, con cui ci siamo sentiti nei giorni scorsi e con cui ho in animo di incontrarmi quanto prima, una persona coerente e un bravo amministratore.
Spero che Delrio, che e’ stato amministratore, sappia e riesca a portare nel Governo questa dote. A rappresentare cioe’ le vere istanze degli amministratori locali, problemi drammatici che richiedono soluzioni urgenti. Temi che non appartengono agli schieramenti politici ma sono concreto terreno di battaglia quotidiano per tanti di noi alla prese con un incomprensibile e stupido patto di stabilita, con un assurdo carico fiscale sui nostri amministrati il cui gettito non viene restituito in termini di servizi e di aiuto alle imprese e al lavoro.
A Delrio ribadisco che non se ne esce se all’intero sistema delle autonomie non si applicheranno i costi standard delle regioni piu’ virtuose (come il Veneto) e se non si lascera’ sui territori una quota di gettito fiscale. Non e’ pensabile, ripeto, che negli ospedali veneti una siringa costi 6 centesimi contro i 25 di altre regioni, un pasto in ospedale 6 euro contro addirittura i 50-60 di altre realta’, mentre un miliardo 300 milioni di euro di soldi dei veneti restano sequestrati in tesoreria per garantire gli equilibri finanziari di chi continua a sprecare e non ha nessuna intenzione di smettere.
Delrio conduca questa battaglia senza mediazioni, contro i palazzi romani abituati a divorare tutto cio’ che sa di modernita’. Se sara’ cosi’, mi avra’ al suo fianco”.
20 maggio 2013