Una delegazione dei veterinari pubblici, guidata dal dottor Roberto Poggiani e dal dottor Franco Cicco, rispettivamente segretario e vice di Fvm-Sivemp, è stata ricevuta oggi a Palazzo Ferro-Fini dal presidente del Consiglio, Clodovaldo Ruffato, dal presidente della commissione Agricoltura, Davide Bendinelli e dal vice Graziano Azzalin e dal consigliere Bruno Pigozzo, componente della commissione sanità. A questi la delegazione ha sottolineato le difficoltà del momento, esprimendo in particolare la contrarietà della categoria alla Dgr 975 con la quale la Giunta ha definito le linee guida per la predisposizione dell’Atto aziendale e per l’organizzazione del Dipartimento di prevenzione.
Nel documento consegnato al Presidente Ruffato e ai consiglieri i veterinari lamentano che la delibera non prevede alcun rappresentante della professione veterinaria nel consiglio dei sanitari, in difformità a quanto disposto dal decreto Balduzzi.
Inoltre, sottolineano che la Dgr 975 non ha alcun rispetto delle norme vigenti e nessun parametro oggettivo di riferimento, prevede tagli orizzontali, la realizzazione da parte dei direttori generali delle Ulss di 21 bozze di modelli organizzativi locali diversificate e senza alcuna progettualità globale. Lamentano inoltre lo smantellamento del Centro Regionale Epidemiologia Veterinaria (Crev) proprio in un momento in cui vi è l’esigenza di maggiore sorveglianza e controllo per la recrudescenza o l’insorgere di nuove malattie infettive. A questo si collega anche la carenza di personale nei servizi veterinari territoriali, che conta il peggior rapporto, a livello nazionale, tra numero di veterinari impiegati e volumi di attività da svolgere, dove siamo secondi solo alla Lombardia.
Una situazione che potrebbe avere costi consistenti per la comunità in termini indiretti di sicurezza, per le piccole produzioni locali, le esportazioni e il benessere animale. Infine si lamenta il progressivo depauperamento delle competenze dell’Istituto zooprofilattico di Legnaro, struttura di eccellenza del Veneto a livello internazionale.
Da qui nel documento i veterinari chiedono l’annullamento della Dgr 975 così come formulata per quanto riguarda i servizi veterinari e la predisposizione di una legge di riordino del quadro normativo ed organizzativo adeguato alla realtà del Veneto.
Il Presidente Ruffato, a nome anche degli altri consiglieri, ha ribadito l’attenzione del Consiglio per un settore vitale per l’economia regionale come quello alimentare e agroalimentare. “Facciamo tesoro delle vostre osservazioni e dei vostri suggerimenti – ha dichiarato – e assieme alle commissioni Agricoltura e Sanità rivedremo la 975 e cercheremo di modificare eventuali errori che sono stati fatti nella sua stesura. Sarà nostro interesse – ha aggiunto Ruffato – introdurre una norma che salvaguardi e valorizzi il vostro servizio, non solo perché tutela la salute dei cittadini, ma anche perché sostiene il nostro settore agroalimentare e di conseguenza la nostra economia”. Riferendosi infine all’Istituto Zooprofilattico il Presidente ha ribadito che è un’eccellenza del Veneto che va tutelata e valorizzata.
A margine, la delegazione Fvm-Sivemp ha incontrato anche il presidente della commissione sanità Leonado Padrin e il suo vice Claudio Sinigaglia
fonte: Consiglio regionale del Veneto
Una sintesi delle dichiarazioni del segretario regionale Roberto Poggiani
Una veterinaria pubblica organizzata sulla base di un modello unico e armonico – dai livelli regionali fino ai tre servizi veterinari come strutture complesse autonome per ogni Asl – che possa rappresentare una valida tutela per i cittadini e la sicurezza alimentare, oltre che un efficace supporto per l’agroalimentare veneto. Una catena di comando adeguata in cui vanno superati gli elementi di ‘precarietà’, a partire da una Sezione veterinaria regionale strutturata in modo definitivo e dotata di proprio personale, fino alle aziende sanitarie. Questa la proposta avanzata dal segretario regionale veneto Fvm-Sivemp, Roberto Poggiani, nell’incontro che si è tenuto a Palazzo Ferro Fini.
Poggiani ha illustrato le criticità e le difficoltà in cui i servizi veterinari, ormai cronicamente sottodimensionati rispetto ai compiti e al volume dell’agroalimentare della nostra Regione, oggi si trovano ad operare. “I veterinari pubblici del Veneto – ha spiegato – riferiti alla popolazione residente, sono circa il 30% in meno della media nazionale. Su 60 milioni di italiani i veterinari pubblici dipendenti sono poco meno di 6mila, i convenzionati 1.200. In Veneto su 4,8 milioni di abitanti ci sono 320 veterinari dipendenti e 70 convenzionati. Con la falcidia di apicalità e quadri intermedi (a capo di strutture complesse e strutture semplici) che la Regione intende ora introdurre verranno messe a rischio la funzionalità dei servizi, che in molti casi saranno decapitati”.
E ha continuato: “Per consistenza di organico abbiamo il peggior rapporto tra numero di veterinari impiegati e volumi di attività da svolgere: per il primo parametro occupiamo il settimo posto a livello nazionale mentre siamo la seconda regione, dopo la Lombardia, per l’attività da svolgere. Numeri che sono a dir poco vergognosi per una Regione con livelli di eccellenza e che si colloca, non solo al secondo posto per la filiera agroalimentare, ma addirittura al primo per presenze turistiche con 13 milioni di persone da ‘nutrire’ in sicurezza”.
Il risultato è che le Ulss sono in difficoltà nel far fronte a tutti i compiti istituzionali. E questo proprio nel momento in cui si ripresentano gravi emergenze, dall’aviaria alla West Nile. Ad aggravare il quadro la distorta applicazione dell’Acn sulla medicina specialistica, che relega agli ultimi posti della graduatorie i veterinari convenzionati del Veneto. Come conseguenza vengono messe a rischio una parte delle attività, a partire dalle profilassi di Stato che hanno già subito un drastico taglio dei finanziamenti regionali (gli stanziamenti per il contrasto alle malattie infettive si sono ridotti negli ultimi anni da 4 milioni a uno). “Inutile far notare – ha osservato il segretario Fvm-Sivemp – come il mantenimento della qualifica di territorio indenne da determinate malattie del bestiame rappresenti un valore aggiunto per la zootecnia veneta. E come mettendo a rischio le profilassi si creerebbe un danno incommensurabile agli operatori economici ma soprattutto un rischio per la salute dei cittadini”.
Poggiani ha lanciato l’allarme anche per il progressivo depauperamento delle competenze dell’Istituto zooprofilattico di Legnaro, struttura di eccellenza, con lo smembramento del Crev e la probabile esternalizzazione di attività.
Il segretario Fvm-Sivemp ha riservato alcuni passaggi del suo intervento alla Dgr 975 che contiene le linee guida per gli Atti aziendali delle Ulss lamentando il mancato rispetto della legge Balduzzi e dello stesso Pssr del Veneto. Con il rischio di trovarsi davanti a 21 bozze di modelli organizzativi locali diversificate, funzionali spesso a logiche di corridoio e senza alcuna progettualità armonica.
“Solo il senso di responsabilità per le emergenze che stiamo affrontando – ha affermato Poggiani – ci ha trattenuto sinora come sindacato dal proclamare lo stato di agitazione”. (testo a cura di C.Fo.)
5 settembre 2013 – riproduzione riservata