Via libera di Camera e del Senato alla risoluzione di maggioranza sul Def. Alla Camera i voti a favore sono stati 351, 184 i contrari, un astenuto. Poco prima l’Aula aveva approvato, a maggioranza qualificata, la risoluzione di maggioranza che autorizza il rinvio al 2019 del pareggio di bilancio (353 sì e 175 i no). L’Aula del Senato del Senato ha approvato la risoluzione di maggioranza al Def con 175 sì, 108 no e 4 astenuti. E ha dato il via libera con 181 sì, 102 no e 6 astenuti la risoluzione che approva la relazione del governo del rinvio del pareggio di bilancio. Anche in questo caso, per il rinvio del pareggio di bilancio, per l’approvazione era prevista la maggioranza assoluta. La risoluzione della maggioranza sul Def 2016 (una vasta gamma di indicazioni, da recepire con la prossima «Stabilità») chiede a Palazzo Chigi di tornare sulla flessibilità in uscita per la pensione, anche con interventi mirati ad alcune categorie.
L’invito al governo è infatti quello di «adottare ogni iniziativa utile a promuovere, nel rispetto degli obiettivi di finanza pubblica, interventi in materia previdenziale volti a introdurre elementi di flessibilità» per la pensione.
LA SANITA’
Nei loro interventi, deputati e senatori hanno dedicato ampio spazio al tema della sanità. Condivisa la preoccupazione della futura sostenibilità del Sistema sanitario nazionale, così come la necessità di maggiori investimenti nel settore, a cominciare dalla prevenzione, dopo i dati allarmati riportati ieri nel rapporto Osservasalute.
CAMERA
Giulia Grillo (M5s): “Nel 2015 l’11 per cento dei cittadini non ha avuto accesso alle cure. Non avete sbloccato il turnover e continuate a non sbloccarlo nonostante che nella legge di stabilità aveste previsto dei concorsi straordinari di cui in questo DEF non c’è neanche l’ombra. La spesa per il personale in sanità in rapporto alla popolazione è diminuita del 4,4% negli ultimi anni e ricordo anche lo sforzo che hanno fatto i servizi sanitari regionali in termini di riduzione di posti letto. I cittadini hanno visto ridursi i servizi, specialmente dell’assistenza ospedaliera, mentre dell’assistenza territoriale non c’è neanche l’ombra. Non parliamo della prevenzione perché lì ci possiamo cominciare a mettere a ridere”.
Antonio Misiani (Pd): “Quanto alla sanità il DEF delinea degli obiettivi di contenimento della spesa ambiziosi. È importante ma bisogna evitare che questi obiettivi di contenimento della spesa producano un indebolimento dei servizi. Non c’è relazione diretta, a differenza di quanto hanno sostenuto altri colleghi, però l’aumento dalla mortalità e la riduzione della speranza di vita per la prima volta da più di cinquant’anni sono dei campanelli d’allarme di cui non possiamo non tenere conto”.
Marisa Nicchi (Si): “Una cosa questo DEF scrive molto chiaramente, che il diritto alla salute nel nostro Paese è messo in discussione. Questo attacco ad un diritto fondamentale avviene attraverso una politica di strangolamento del servizio sanitario pubblico. Siamo di fronte a tagli alle prestazioni sanitarie e sociali, ad un depauperamento del sistema di protezione sociale e in particolare siamo di fronte ad un impoverimento inaccettabile del sistema di prevenzione e questo fa sì che chi nel nostro Paese non ha i mezzi, trascura la sua salute e riceve le cure troppo in ritardo. Nel DEF non si parla di contratto del pubblico impiego, non si parla del contratto degli operatori sanitari e sottoposti ad uno sfruttamento inaccettabile, che ha delle conseguenze sul piano dei servizi”.
Pia Elda Locatelli (Misto): “Un altro fronte che ci allarma particolarmente è quello che riguarda l’azione di spending review in ambito sanitario. Noi socialisti siamo sempre stati – e continuiamo ad essere – convinti sostenitori del sistema sanitario pubblico, un sistema che, pur con le sue disfunzioni e i suoi sprechi – non li neghiamo – ha dato a tutti, a prescindere dal reddito, l’accesso alle cure e garantito il diritto alla salute. Un sistema che molti all’estero ci invidiano. Ecco, noi temiamo che, in seguito ai tagli previsti, questo potrebbe non essere più possibile e ci auguriamo davvero che se minore spesa deve esserci – è vero – questa venga raggiunta attraverso recuperi di efficienza e non attraverso la riduzione dei servizi.
SENATO
Sante Zuffada (Fi): “È fuori dubbio che il sistema sanitario nazionale, rispetto ad altri sistemi internazionali, si evidenza in modo particolare per il problema dell’universalità. In 12a Commissione è in atto un’indagine conoscitiva nel merito. Purtroppo si è evidenziato che, rispetto all’aumento delle patologie, all’invecchiamento della popolazione e alla riduzione delle risorse, la sostenibilità del sistema a breve potrebbe avere delle problematiche. Per non parlare, poi, del problema del personale: negli anni si è avuta una riduzione sistematica del turnover, per cui si è assistito ad un invecchiamento di tutto il personale, sia medico che infermieristico. E vogliamo parlare dei blocchi contrattuali che si sono avuti? Tutto ciò, anche a seguito delle indicazioni relative alla spesa contenuta nel DEF (una riduzione di 720 milioni nel 2017, di 1.530 nel 2018 e di 1.589 nel 2019) la dice lunga su quelli che sono i comportamenti di questo Governo relativamente alle premesse e alle conclusioni”.
Paolo Tosato (Ln): “Ricordo una spending review che non avviene. Il Governo è capace di applicare la spending review solo nei confronti degli enti locali, con l’attuazione di tagli lineari a grave danno soprattutto della nostra sanità, che è uno dei nostri patrimoni più importanti. Il Governo, quindi, impone agli altri ciò che non è in grado di fare e di imporre a se stesso. La riduzione dei costi dell’apparato statale non è stata attuata, né avviata e si gettano le responsabilità solo sulle spalle dei poveri amministratori locali che sono in grave difficoltà nel tenere insieme le necessità di non aumentare la pressione fiscale e di garantire i servizi essenziali alle persone, che ormai vengono negati”.
Paola De Pin (Gal): “Il tentativo di smantellare il sistema sanitario pubblico per il profitto dei privati, rimanendo in linea con le politiche di un Governo che ha portato al risultato che molti cittadini hanno rinunciato a curarsi per l’aumento del ticket e le interminabili liste d’attesa. Per il 2016 erano previsti 117,6 miliardi di euro dal DEF precedente del 2013, calati poi, invece, a 113,4 con il DEF 2015, per arrivare a un finanziamento reale di 111 miliardi, comprensivi di 800 milioni di euro per i nuovi LEA. Stiamo demolendo sistematicamente la più grande conquista sociale dei cittadini italiani: un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico, da difendere e garantire alle future generazioni”.
Giovanni Barozzino (Misto): “In questo DEF non c’è ombra del reddito minimo garantito, eppure le nostre famiglie si stanno impoverendo. Ormai 10 milioni di famiglie vivono nella povertà. L’ultimo dato che ci è stato consegnato è che ormai anche la prevenzione sanitaria è diventata un lusso per i nostri cittadini: il nostro Paese è ultimo in questo”.
Giovanna Mangili (M5s): “Nel DEF la spesa sanitaria nel 2019 scenderà al 6,5 per cento del PIL, cioè al di sotto del livello di rischio per la salute indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. A ciò si aggiungano gli interventi su previdenza e stato sociale”.
Nerina Dirindin (Pd): “Quello che ci preoccupa è il fatto che in questi ultimissimi anni sempre più ci siano segnali di difficoltà da parte dei cittadini ad accedere ai servizi. Non solo, ma sta emergendo dai dati ISTAT un timore denunciato dai cittadini che ormai credevamo superato, quello di non avere i soldi per curarsi di fronte a servizi sanitari che, sempre più, rendono difficile l’accesso ai cittadini per difficoltà organizzative. Ci sono tre elementi sui quali vogliamo segnalare al Governo motivi di preoccupazione. In primo luogo, la dotazione e la situazione del personale. Il secondo punto riguarda i farmaci innovativi. Quanto al terzo punto, spiace vedere la mancanza, per ancora un altro anno o per più anni, di una ripresa degli investimenti in edilizia e in tecnologie sanitarie”.
Luigi d’Ambrosio Lettieri (CoR): “Siamo di fronte ad un Documento Economico Finanziario irrilevante, aleatorio e ingannevole rispetto alla situazione economica e sociale del Paese, che non interviene sulla spesa pubblica improduttiva, che lascia irrisolte criticità fortissime sia sul piano della pressione fiscale che su quello della sostenibilità del ssn continuando a pregiudicare la qualità dei servizi e l’equità di accesso alle cure e delle risorse destinate allo sblocco del turn over del personale sanitario e ai rinnovi contrattuali, nonché ai farmaci innovativi e alla prevenzione. E proprio nel momento in cui il Rapporto Osservasalute ci dice che per la prima volta forse nella storia d’Italia l’aspettativa di vita degli italiani si abbassa, individuando la causa principale proprio nella riduzione della prevenzione. D’altronde, l’Italia è fanalino di coda nel mondo quanto a spesa per la prevenzione che si attesta sul 4,1% della spesa sanitaria totale. La dinamica della spesa sanitaria, in relazione al Pil, evidenzia una costante diminuzione delle risorse disponibili e lascia presagire una sorta di sgretolamento progressivo del sistema di welfare”.
Tratto da Sole 24 Ore e Quotidiano sanità – 28 aprile 2016