Sbloccati i crediti alle imprese. Il sottosegretario Ceriani: «Adesso si può guardare a misure espansive». Allarme della Commissione speciale: «Aprire una nuova discussione»
Con voto per alzata di mano, all’unanimita’, anche l’Aula del Senato, come quella di Montecitorio, ha approvato la risoluzione unitaria che consente di sbloccare il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle aziende creditrici. Sono numerosi i punti sui quali i partiti, incluso il M5S, chiedono l’impegno del governo: si va dalla richiesta di allentare i vincoli del patto di stabilità almeno per i comuni a quella di adottare un decreto legge per sbloccare i pagamenti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese fino alla richiesta della «costruzione di un vero bilancio federale». La risoluzione, che porta la firma di Pd-M5S-Pdl-Sel- Lega-Scelta civica e Centro democratico, si occupa nel dettaglio in particolare delle misure legate ai pagamenti della pubblica amministrazione mettendo l’accento sulla necessità di dare priorità alle imprese rispetto alle banche (così come sollecitato da Pd e M5S), senza dimenticare il richiamo alla trasparenza. «Siamo ora in condizioni di guardare a dei provvedimenti che indubbiamente avranno effetti espansivi sull’economia, in un quadro generale di rispetto delle regole che presiedono al finanziamento e all’andamento della finanza pubblica nel quadro europeo, ma che utilizzano margini di flessibilità che fino a poco tempo fa erano preclusi» ha spiegato in Aula alla Camera il sottosegretario all’Economia, Vieri Ceriani, nel corso della discussione sul Def. «Siamo di fronte a un quadro congiunturale e tendenziale di finanza pubblica – prosegue Ceriani – che consente di guardare con una certa fiducia ai risultati di azioni di risanamento molto pesanti adottati nel corso degli ultimi due anni». Ma la Commissione speciale alla Camera lancia un allarme: «Si rischia il prefigurarsi di una manovra correttiva» spiega Pier Paolo Baretta (Pd) intervenendo in Aula nel corso dell’esame del Def. Senza l’apertura di una nuova discussione «o non fai più niente – spiega – o fai una manovra correttiva». «L’assoluta urgenza di pagare le imprese – dice il vicepresidente della commissione speciale della Camera Baretta – non deve farci ignorare» i riflessi «di questa manovra sul conto economico delle amministrazioni pubbliche. Le misure di cui stiamo parlando – sottolinea infatti – determinano un peggioramento dell’indebitamento netto di 0,5 punti di Pil nel solo 2013. Il saldo di bilancio passerebbe di conseguenza da -2,4 per cento del Pil del quadro tendenziale a legislazione vigente a -2,9 per cento. A ridosso di quel 3 per cento del Pil che rappresenta il livello massimo di indebitamento netto nominale previsto dal Patto di stabilità e crescita». Per Baretta ciò non toglie che «l’intervento sui pagamenti, vada assolutamente realizzato» ma vuol anche dire che così «si esaurisce di fatto, almeno per il 2013, il residuo spazio per interventi di politica economica a livello nazionale (ovviamente fatta esclusione per manovre finanziarie dotate di adeguate coperture, a parità di saldi). So bene – aggiunge – che ogni legge ed ogni intervento da realizzare ha bisogno di una copertura che va oltre questa discussione. Ma, resta il fatto che politicamente si tratta di una ipoteca sulla attività di questo e, soprattutto, del prossimo governo che non possiamo sottovalutare e che rende necessaria – conclude – una presa di coscienza politica».
La Stampa – 3 aprile 2013