L’allarme è circolato tra la maggioranza nella giornata di ieri. Dal Quirinale sarebbe arrivato un secco no ad un decreto omnibus dopo gli 83 emendamenti approvati dalle Commissioni riunite Affari Costituzionali e Lavoro. Da qui la proposta di concentrarsi solo su pochi temi. In particolare, per la sanità potrebbe salvarsi solo l’emendamento sul personale 9.0.41, oltre che la cancellazione del raddoppio dell’Ires sugli enti non commerciali previsto dalla manovra. Tutto il resto verrebbe dichiarato inammissibile dal Presidente del Senato e ripresentato in un ddl parlamentare con procedura d’urgenza.
Possibili problemi per il Governo sul Decreto semplificazioni oggi approdato nell’Aula del Senato. L’allarme è circolato tra i messaggi dei sentori di maggioranza per tutta la giornata di ieri. Dal Quirinale sarebbe arrivato un secco no ad un decreto omnibus dopo gli 83 emendamenti approvati dalle Commissioni riunite Affari Costituzionali e Lavoro. Da qui la proposta di concentrarsi solo su pochi temi.
In particolare, per la sanità, tra gli emendamenti già approvati dalle Commissioni potrebbe salvarsi solo il 9.0.41 contenente disposizioni per sostenere l’effettiva erogazione dei livelli essenziali di assistenza mediante ricognizione del fabbisogno dì personale del Servizio sanitario nazionale.
Nell’emendamento si spiega che il Ministero della Salute dovrà definire una metodologia per la determinazione del fabbisogno di personale degli enti del Servizio sanitario nazionale tenendo conto di quanto previsto in materia di definizione dei piani triennali dei fabbisogni di personale.
Sempre con decreto del Ministero della Salute viene prevista l’istituzione di un Comitato paritetico per la predisposizione di una proposta di revisione della normativa in materia di obiettivi per la gestione e il contenimento del costo del personale delle Aziende e degli Enti del Servizio sanitario nazionale. Del predetto Comitato, che si avvale anche del supporto tecnico dell’Agenzia per i servizi sanitari regionali, fanno altresì parte rappresentanti dei Dipartimenti per gli Affari regionali e le autonomie, della funzione pubblica, del Ministero dell’economia e delle finanze, nonché delle Regioni.
Le Regioni sottoposte a Piani di rientro dai deficit sanitari o ai Programmi operativi di prosecuzione di detti piani, aggiornano gli obiettivi di spesa del personale entro 40 giorni dalla data di adozione della normativa, nel rispetto del tetto complessivo stabilito da detti Piani o Programmi.
L’emendamento, infine, prevede il superamento del tetto di spesa per il personale previsto dalla finanziaria del 2010.
Dovrebbe inoltre passare il vaglio dell’Aula anche l’emendamento 1.34 (testo 3) che cancella la cosiddetta “tassa sulla bontà”, ossia il raddoppio dell’Ires sugli enti non commerciali previsto dalla legge di Bilancio.
Tutto il resto verrebbe dichiarato inammissibile dal Presidente del Senato. Per non gettar via il lavoro fatto, in ogni caso, gli altri emendamenti messi da parte verrebbero riproposti in un disegno di legge di iniziativa parlamentare da presentare con procedura d’urgenza.
Giovanni Rodriquez – Quotidiano sanità