Passera: «Nessun settore escluso». Avvocati, due giorni di sciopero. Il testo in Senato. Province contro i pagamenti in titoli di Stato. La Lombardia ricorre alla Consulta
ROMA — Il decreto legge sulle liberalizzazioni comincia il suo iter al Senato, in commissione Industria, mentre le categorie colpite e gli enti locali fanno pressione sui partiti perché vengano approvate modifiche. A sostegno delle loro richieste gli avvocati annunciano due giorni di sciopero a febbraio, il 23 e 24. I farmacisti chiuderanno il primo febbraio. Restano in agitazione autotrasportatori e tassisti. Ieri, in un question time alla Camera, il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, ha difeso il provvedimento: «Il governo non ha voluto escludere alcun settore dal processo di modernizzazione del Paese. Il decreto non vuole colpire o marginalizzare alcun operatore economico, ma è volto a liberare l’energia e le potenzialità dell’Italia». Ed entro marzo, ha aggiunto il ministro per gli Affari regionali, Piero Gnudi, l’esecutivo varerà un decreto legislativo sui servizi pubblici locali che saranno «tendenzialmente chiamati a perseguire una gestione concorrenziale liberalizzata». Ma con Regioni ed enti locali è già aperto un fronte a causa degli ultimi provvedimenti. Il presidente dell’Unione province italiane, Giuseppe Castiglione, protesta contro le modalità di copertura dell’articolo 35 del decreto liberalizzazioni che prevede la possibilità, entro il tetto di due miliardi, di pagare le aziende fornitrici delle pubbliche amministrazioni anche in titoli di Stato: «Ecco come il governo vuole pagare i creditori, con i soldi di Regioni, Province e Comuni. Altro che federalismo e autonomia». Numerose Regioni, invece, si mobilitano contro la liberalizzazione degli orari dei negozi. La Lombardia farà ricorso alla Corte Costituzionale, ma questo non va inteso «come un gesto di ostilità o di guerra», ha detto il governatore Roberto
Formigoni, al termine del consiglio regionale che ha votato la mozione per impugnare la norma. «Questo aumento degli orari e dei giorni di apertura degli esercizi commerciali imposto da Roma, dà o darà più soldi alla gente? No», dice il presidente del Piemonte, Roberto Cota. Critico anche Enrico Rossi (Toscana). Intanto la Cgil protesta perché il decreto ha «soppresso la norma che prevedeva l’equo compenso per i giovani praticanti presso gli studi professionali o presso amministrazioni pubbliche: il decreto riduce la durata a 18 mesi ma contemporaneamente cancella l’equo compenso, che torna ad essere un optional». Durissimo il Wwf sulla «presunta liberalizzazione della gestione dei rifiuti da imballaggio: a tutti gli effetti un via libera all’anarchia e un toccasana per le ecomafie. Si consente di gestire questi rifiuti senza alcun coordinamento e possibilità di verificare il raggiungimento degli obiettivi comunitari di riciclaggio e recupero». Critiche al governo anche dalle associazioni delle imprese produttrici di impianti fotovoltaici perché il decreto, «con disposizioni retroattive», mette in discussione gli incentivi per gli impianti «prossimi a entrare in esercizio». Stefano Saglia (Pdl) sottolinea invece che il decreto «reintroduce una commissione bancaria per il pagamento con carta di credito e bancomat presso i self-service dei distributori di carburante, che il governo Ber-lusconi aveva eliminato». Vediamo infine alcune novità emerse dalla lettura del testo definitivo del decreto. Viene ridotta al 12,5% l’imposizione fiscale sui proventi ottenuti con operazioni di pronti contro termine. Manca la possibilità per i costruttori che non abbiano venduto gli immobili entro 5 anni di recuperare l’Iva. Viene attenuato l’obbligo per i professionisti di fornire il preventivo scritto: devono farlo solo se lo chiede il cliente.
Enrico Marro – corriere.it – 26 gennaio 2012